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Anna Frank? Fate ‘sta sceneggiata. Ma fatela bene

“Famo ‘sta sceneggiata. Ma almeno un rabbino, un vice-rabbino ci sarà?”, urlava Lotito al telefono, incurante di essere ascoltato dai tanti presenti. Capisco l’esigenza mediatica di correre ai ripari dopo gli adesivi su Anna Frank ma attenzione: a forza di correre è facile scivolare. E infatti tutta la gestione del caso Lazio/Anna Frank evidenzia una miserevole costellazione di gaffes imbarazzanti.

Claudio Lotito che va a deporre tre corone di fiori davanti al Tempio Maggiore di Roma, gridando a squarciagola in mezzo alla sgrammaticata caciara provocata, si muove come un elefante in una cristalleria. Dire che stona è poco: stravolge, equivoca e confonde praticamente tutto ciò che tocca. A partire da lei, Anna Frank.

Vuoi fingere di occuparti proprio di lei? Era askenazita, se fosse venuta a Roma non sarebbe andata al Tempio Maggiore dove si è precipitato Lotito. Il Tempio askenazita a Roma si trova in via Balbo, vicino Santa Maria Maggiore. Ma non è solo un problema di indirizzo.

Il punto è che non è mai esistita, nella consuetudine della memoria, la deposizione di corone di fiori (tantomeno vivacemente biancazzurri) fuori dalla Sinagoga. Non si fa: il Tempio è Bet Knesset, casa dell’Assemblea e luogo di vita. Vi si celebrano matrimoni e feste, mai i funerali. È un rudimento piuttosto basilare dell’ebraismo. Sotto alla lapide che ricorda la Shoah degli ebrei romani si possono lasciare corone di alloro. Solo di alloro. Niente colori sgargianti. Se vogliamo recitare a soggetto, poi, entriamo nella parte: nell’ebraismo non si ricordano i defunti con omaggi floreali. Si deve invece accendere una candela. Possibilmente la candela che dura 24 ore, come prevede la legge ebraica. Ma va bene anche una candelina.

Il Tempio Maggiore, peraltro, non è il punto esatto dove si ricorda la Shoah nella capitale. E dire che a Roma i luoghi della memoria non mancano: il rastrellamento del 16 ottobre 1943 si ricorda lì dietro, in piazza Gerusalemme (dove fu girata Roma Città Aperta), quindi sul primo binario della Stazione Tiburtina. Lì si trova una lapide sotto la quale si portano le corone di fiori in memoria della deportazione degli ebrei romani.

C’è poi via Tasso, luogo di detenzione di prigionieri ebrei da parte delle SS, un museo dove mandare qualche scuola in una mezza mattinata, prima di impegnarsi solennemente a spedire tutti gli ultras ad Auschwitz. E ci sono le Fosse Ardeatine, dove 335 persone, tra cui molti ebrei, vennero trucidati dalla barbarie nazista. Lì andrebbe reso omaggio a chi venne ucciso dalle stesse mani che uccisero Anna Frank. Anche se nella tradizione ebraica, a dirla tutta, si deposita un sassolino sulla tomba di chi si vuole ricordare.

La contemplazione, il silenzio. Una candelina, un sassolino.  Sobrietà e raccoglimento. Tutti elementi che a quella “sceneggiata” sono mancati. E se di cultura ebraica non capisci un acca, non recupererai aggiungendola a caso al testo del tuo bigliettino. “Hai fratelli ebrei”. Capirei se fosse una domanda: “Hai fratelli ebrei? Fammi spiegare qualcosa in più da loro”.

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