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Chi sono e (che cosa fanno) gli attivisti di Generazione identitaria

Sul computer c’è un adesivo con la scritta “Fuck Isis”. Lo stesso slogan che i tifosi della Lazio, secondo il Sun inneggianti al fascismo, hanno sfoggiato per la prima volta sulle tribune dello stadio di Nizza in occasione della partita di Europa League del 19 ottobre. La politica è ben presente anche nell’azione di Generazione identitaria, il movimento che, dal ponte della nave C-Star, tenta di bloccare il traffico di migranti. L’equipaggio porta magliette blu col logo della missione “Defend Europe” e passa le giornate tra operazioni di monitoraggio e docce con l’acqua salata. Gli attivisti a bordo della C-Star, rientrata da poco dalla missione nel mar Mediterraneo, sono nove. L’unico italiano è il milanese Lorenzo Fiato, 23 anni e molti adesivi sul pc, tra cui quello contro lo Stato islamico. Giovedì sera, il fondatore della costola italiana di Generazione identitaria ha partecipato a un convegno organizzato a Piacenza dalla sezione locale della Lega Nord, partito che, in seguito alle amministrative dello scorso giugno, è in maggioranza nel Consiglio comunale della città emiliana. Dopo le proteste del Pd e delle sigle sindacali, Fiato ha parlato sotto lo sguardo severo delle forze dell’ordine, impegnate a sorvegliare la zona. Nessun problema. I militanti di “Defend Europe” sono abituati alle polemiche suscitate dalla loro presenza nelle varie città italiane. Fiato, capelli corti e barba ben curata, è uno di quei giovani italiani che ai programmi di Maria De Filippi preferiscono varcare i confini per sposare cause all’apparenza più grandi di loro. Come il 30enne bergamasco Claudio Locatelli, appena rientrato dalla Siria dopo aver contribuito alla caduta di Raqqa con la divisa dell’Ypg, l’esercito di liberazione curdo. Fiato, invece, non aveva con sé né armi, né anfibi. Quella di Generazione identitaria, sottolinea, è stata una missione pacifica. “Ci hanno accusato di voler ostacolare i soccorsi in mare”, dice Fiato a Formiche.net. “Noi, però, l’abbiamo sempre detto: nel caso ci fossimo imbattuti in una situazione di pericolo avremmo aiutato i migranti in difficoltà, accompagnandoli al porto più vicino. Una dichiarazione che abbiamo ripetuto in occasione di ogni intervista. Chi sostiene il contrario è perché non vuole ammettere la realtà”.

STESSA MISSIONE DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA

Nave fantasma, nave antimigranti, nave antiong: la stampa italiana e internazionale ha definito la C-Star in vari modi. Fiato ne ha parlato anche col New York Times, che lo scorso luglio ha intervistato l’attivista italiano davanti all’ultima birra prima di salpare sulla C-Star, la nave in cui il 23enne milanese ha passato gli ultimi mesi tra attività di monitoraggio e radio sempre sintonizzate. “A bordo si passa da momenti di calma piatta ad altri di estrema frenesia, nei quali bisogna correre su e giù per la nave per esporre striscioni, trascrivere e registrare conversazioni alla radio. Non sono un marinaio”, prosegue Fiato, “quindi, per me, è stata un’esperienza indimenticabile”. La missione di Generazione identitaria, racconta Fiato, è complessa e dettagliata. “C’è la campagna Defend Europe, che è articolata in più attività. L’ultima è quella di monitorare le Ong. Il nostro compito era recarci nella Sar zone, l’area di soccorso di fronte alla Libia, per seguire e riportare i comportamenti delle Ong e le loro trasmissioni radio, condividendo le informazioni raccolte con la guardia costiera libica e con quella italiana nel caso in cui avessimo riscontrato illeciti. Durante i giorni passati in mare, quel che ci ha maggiormente sorpreso è stato l’atteggiamento delle forze dell’ordine marittime. L’unica che davvero cerca di contrastare questa tratta è la guardia costiera libica. La notizia della nostra missione si era già sparsa a livello internazionale e, quando ci siamo avvicinati alla Libia, le guardie costiere ci hanno subito riconosciuto: sappiamo chi siete, abbiamo lo stesso obiettivo, quello di fermare il traffico di clandestini”.

L’INDIFFERENZA VERSO IL CODICE MINNITI

Secondo Fiato, le Ong non hanno preso in grande considerazione il codice sottoscritto dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, con cui il Viminale ha fissato 13 punti di condotta per le Organizzazioni non governative. “Le Ong”, continua l’attivista italiano, “non rispettano il codice Minniti, neppure quelle che l’hanno firmato. Proprio nel periodo in cui mi trovavo a bordo della C-Star, Minniti aveva mandato la marina militare a contrastare gli scafisti, ma la marina era troppo distante dalla zona di soccorso per poter effettuare gli adeguti controlli. Il provvedimento di Minniti indica che l’establishment sta cambiando direzione, ma non è abbastanza”. Fiato conferma che la politica, nell’azione di Generazione identitaria, ha un ruolo centrale. “Noi facciamo attivismo politico. I temi che trattiamo sono politici. Poi c’è chi dà alla nostra attività una connotazione offensiva e chi, invece, non lo fa. Lascio ai commentatori decidere se una missione di monitoraggio sia lecita o meno. Per me, lo è”. Fiato s’è avvicinato al movimento identitario nel 2012, in seguito alla dichiarazione d’occupazione della moschea di Poitiers da parte degli attivisti francesi. “All’epoca vidi quel video e capii che il movimento identitario faceva per me. Mandai un paio di e-mail e da lì partì tutto”. Alla fine della missione, a bordo della C-Star c’erano “io, unico italiano, diversi tedeschi, un austriaco e due francesi, oltre al personale che lavorava sulla nave ma che non c’entrava nulla con la nostra missione”, dice ancora Fiato mentre sul suo computer pieno di adesivi scorrono le rare immagini della C-Star, la nave fantasma che esiste davvero.

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