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Che cosa sta succedendo in Catalogna (fra proteste, sigilli e pigiama-party)

Scuole occupate, manifestazioni per strada. Non c’è bar dove non si parli del referendum del 1° ottobre per l’indipendenza della Catalogna. L’ambiente in Catalogna non è il più sereno. Ma, nonostante tutto, gli indipendentisti vogliono andare al voto. Le difficoltà saranno soprattutto logistiche. “Alla rivoluzione in pigiama”, titola un articolo El País. “In un clima politico-naif – si legge nel testo – il campo di visione si è stretto così tanto, che non sorprende più vedere come la polizia irrompe in una ‘chocolatada’ scolastica”. Molte delle persone che sostengono il referendum hanno deciso di occupare le scuole fino al giorno del voto. E saranno lì fino all’apertura dei seggi, con sacco a pelo, musica e cioccolata calda. Le autorità hanno comunque sigillato l’ingresso dei seggi.

INTERVENTI DIGITALI

Dopo che la polizia ha sequestrato il materiale elettorale, il presidente della Generalit, Carles Puigdemont, ha annunciato l’aperta di un’app chiamata #1Oct per capire dove e come votare. Sabato mattina, quattro agenti della Guardia Civile spagnola, vestiti in borghese, sono entrati nel Centro per le Telecomunicazioni della presidenza della Catalogna nel quartiere L’Hospitalet per disattivare tutte le applicazioni della Generalit (inclusa #1Oct) ed evitare qualsiasi diffusione di notizie sulla consultazione, in rispetto della decisione del Tribunale Costituzionale che vieta il referendum. Il voto, probabilmente, sarebbe stato via elettronica. Secondo il quotidiano El Mundo, tra i servizi sospesi ci sono anche il censimento dei disabili, l’applicazione per la consultazione dei funzionari eletti, i registri degli atti elettorali, il nuovo sistema di gestione delle elezioni sindacali e la registrazione dei catalani all’estero. Come faranno, allora, gli elettori per votare?

MANIFESTAZIONI IN PIAZZA

Intanto, le strade si sono scaldate già da sabato mattina. Una manifestazione di alcune centinaia di persone contrarie all’indipendenza della Catalogna si è svolta a Barcellona davanti alla sede della Generalitat. Tutti sostenitori dell’unità della Spagna, che si oppongono al referendum. Non ci sono stati scontri, ma alcuni indipendentisti hanno provato a rompere il fronte dei manifestanti. Si sono registrati spari contro uno dei centri che dovrebbe essere seggio elettorale la giornata di domenica. Per evitare situazioni di violenza, il governo di Madrid ha chiuso lo spazio aereo in Catalogna.

E IN ITALIA?

In Italia l’unica forza politica che fino adesso si è pronunciata a favore del referendum è la Lega Nord. Mara Bizzotto, europarlamentare per il partito guidato da Matteo Salvini, ha dichiarato: “La libertà e il diritto all’autodeterminazione non si fermano né con le minacce né con i carri armati: la libertà è un diritto naturale che il popolo Catalano giustamente rivendica e che niente e nessuno gli potrà negare. Non sono i catalani ad essere sovversivi: sono Madrid, il governo Rajoy e la sempre più insulsa Unione Europa i veri sovversivi e antidemocratici, dal momento che stanno calpestando con la violenza il più elementare diritto di espressione del popolo catalano”. “Noi stiamo e staremo sempre dalla parte del popolo catalano – ha aggiunto – che chiede legittimamente di votare, in modo libero e democratico, sul proprio futuro e sulla propria indipendenza” (qui l’articolo di Formiche.net sul perché il movimento indipendentista catalano non è come quello per la secessione della Lombardia).

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