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Perché la Corte dei Conti sculaccia la Regione Toscana

Enrico Rossi

La Toscana ha un problema di conti, e sarà pur vero che non è l’unica Regione ad averlo, e che anzi altre stanno peggio di lei, ma la Corte dei Conti lancia l’allarme. Le preoccupazioni della magistratura contabile riguardano vari capitoli finanziari. Uno di essi è il disavanzo, che è pari a 3 miliardi di euro e, seppur in calo rispetto al 2015, per i giudici “richiede l’adozione di drastiche azioni di riduzione”. Peraltro secondo i dati della magistratura contabile, “l’anno scorso la Toscana, risultava essere la quarta regione, dopo Lazio, Piemonte e Sicilia, in termini di disavanzo sostanziale con il maggiore indebitamento a livello nazionale”.
I guai derivano anche dalla gestione stessa dell’ente. La Regione è indebitata per 1,9 miliardi, ed il debito è definito “di difficile sostenibilità”. E così nel mirino della Corte dei conti finiscono alcune operazioni finanziarie controverse, come i vari project financing avviati per la realizzazione di alcuni ospedali e del campus universitario di Pisa. E ancora il delicato capitolo delle partecipate, sulla cui riorganizzazione la Regione procede sì, ma a rilento.
Questo, in sintesi, il quadro che emerge dalle relazioni della magistratura allegate al rendiconto generale della Regione Toscana, pubblicate sul sito della Corte dei conti. Un quadro non tragico, ma tutt’altro che roseo.

I PROJECT FINANCING
Il dato di fondo, positivo, è che bilancio della Toscana è in pareggio. Ma il consigliere della Corte Paolo Peluffo nella sua relazione non manca di evidenziare le criticità. Per esempio rispetto ai costi connessi ad alcune opere pubbliche realizzare in project financing. Si tratta di un sistema di finanziamento misto pubblico-privato in cui il privato si accolla l’onere di parte dell’investimento in cambio di un tornaconto futuro, per esempio la gestione di un servizio per conto del partner pubblico. Con questa modalità la Regione ha pianificato la realizzazione di quattro ospedali, cioè Alpi Apuane, Lucca, Pistoia e Prato. Secondo la previsione iniziale di spesa le opere sarebbero dovute costare 312 milioni. Di questi, il 65% avrebbero dovuti essere a carico delle Asl, il resto dei privati. Il problema è che il costo finale si è impennato del 21%, e la differenza è stata coperta dal pubblico, che così si trova oggi a coprire l’80% dell’investimento. “In altre parole – scrive Peluffo – l’incremento dei costi è stato anticipato e pagato interamente dalla parte pubblica”. Peraltro, per coprire la spesa, le Asl hanno dovuto vendere immobili per quasi 73 milioni di euro. O quantomeno ci stanno provando, visto che le alienazioni non si sono ancora concluse. Nel complesso, sostiene Peluffo, l’operazione “presenta condizioni di spiccata convenienza per il concessionario, ricadendo molti rischi sul concedente”.
Un problema simile riguarda il campus universitario di Pisa, in località Praticelli. La ha sostenuto, nella sua requisitoria, il procuratore della Corte dei Conti Acheropita Mondera.

LA CENTRALE DEGLI ACQUISTI ESTAR
I travagli finanziari coinvolgono anche l’Estar, la nuova centrale degli acquisti, un ente che dovrebbe contribuire ad abbattere la spesa pubblica nell’approvvigionamento di servizi e forniture. Pur avendo l’Estar ha una struttura definita “imponente” , “i risparmi attesi sono al momento inferiori alle aspettative” evidenzia Peluffo. Non solo. “Emergono talune criticità che fanno ritenere che l’Estar si trovi al centro di tensioni finanziarie tra acquisto di fornitura e pagamento da parte delle Asl”. La complicata catena del debito coinvolge Regione, Asl e la stessa Estar. Facendo due conti quest’ultima è indebitata con i fornitori (per 664 milioni) e con le Asl (75 milioni). Per contro, vanta anche 611 milioni di credito nei confronti delle Asl. Un balletto di cifre che nella realtà si può tradurre in un concetto più semplice: alle Aziende sanitarie viene a mancare liquidità.

IL PROBLEMA DEL DEBITO E DELLE PARTECIPATE
La Toscana, inoltre, paga in ritardo i fornitori. Un dato, questo, che dopo il miglioramento registrato nel 2015, è tornato a crescere, attestandosi a 185 giorni. Il problema si ripercuote principalmente nell’ambito sanitario, la voce più consistente del bilancio regionale.
Altro nodo critico è quello delle società partecipate. La Regione detiene quote, direttamente o indirettamente, in 70 società, i cui bilanci pesano sugli equilibri finanziari della Toscana. Questo perché nel complesso le partecipate registrano, scrive la consigliera della Corte Laura D’ambrosio, “perdite contenute ma che si ripresentano di anno in anno”. Inoltre “il piano di dismissione procede con estrema lentezza”. Il procuratore Mondera nella sua requisitoria ha citato, in particolare, su Fidi Toscana spa, Arezzo Fiere e Congressi srl, Interporto Toscano A.Vespucci spa, Internazionale Marmi e Macchine – Carrara spa, Terme di Montecatini spa, Terme di Casciana spa, Terme di Chianciano Immobiliare spa.

In conclusione, la Corte dei Conti, pur approvando il bilancio della Regione Toscana, ha invitato l’ente a “adottare misure correttive di carattere strutturale per quanto concerne i ritardi nei pagamenti, in particolare nel settore sanitario, e le perdite di esercizio maturate dalle società partecipate”.


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