Dopo le numerose invocazioni contro i muri continuamente lanciate da Papa Francesco, vedere erigere proprio un muro, per di più composto da fedeli che pregano, deve essere stato quantomeno causa di disorientamento. Dopo il rosario in Polonia infatti, l’imponente manifestazione che ha avuto luogo in Polonia il 7 ottobre e che ha coinvolto un milione di persone lungo 3500 chilometri di confini, partite da 319 chiese di 22 diocesi, molti commentatori hanno vociferato della presenza, se non altro, di una certa aria di incomprensione tra la conferenza episcopale polacca e il Vaticano.
LE DICHIARAZIONI SULLA VICENDA POLACCA
Il sito del quotidiano La Repubblica oggi riporta le parole dell’arcivescovo metropolita di Gniezno, monsignor Wojciech Polak, in cui dichiara che “sospenderà qualunque prete che parteciperà a iniziative contro i migranti”. In realtà più volte la conferenza episcopale polacca, che ha sostenuto l’incontro, promosso tuttavia da un’associazione laica, ha spiegato che l’iniziativa era rivolta alla pace e all’Europa, perché ritorni alle sue radici cristiane. Lo stesso arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski, guidando il rosario, ha spiegato di “pregare perché l’Europa ha bisogno di restare cristiana per salvare la sua cultura”. Il presidente della Conferenza episcopale polacca Stanislaw Gadecki l’ha descritta come la “più grande iniziativa di preghiera in Europa”, e il portavoce Pawel Rytel-Andrianik in seguito, intervistato da La Stampa, ha parlato di “evento da non strumentalizzare“. Sull’Osservatore Romano, ad ogni modo, nemmeno una riga, né per dare conto della notizia né tantomeno per uno spunto di riflessione.
LA CONTROVERSIA SULL’INTERPRETAZIONE
Il punto di controversia è tuttavia rappresentato dalla data, legata all’anniversario della Battaglia di Lepanto promossa da Pio X nel 1571, nell’ambito delle forze della Lega Santa (assieme cioè a Spagna, Venezia, Roma e altri Stati) contro quelle dell’Impero Ottomano, che segnò l’inizio della decadenza marittima di quest’ultimo, fino ad allora considerato imbattibile. Gli stessi promotori dell’evento facevano in realtà riferimento a quella data, e alla volontà di “salvare l’Europa dall’islamizzazione”. Ma pochi giorni dopo cadeva anche il centenario delle rivelazioni della Madonna di Fatima, e la Chiesa polacca ha una spiritualità particolarmente mariana, con molti vescovi devoti della madonna di Medjugorje, a differenza invece di Bergoglio dichiaratosi, personalmente ma in maniera pubblica, abbastanza scettico a riguardo. Così lo stesso Papa Francesco in quella giornata ha chiesto ai fedeli di “recitare il rosario come chiede Maria”.
I COMMENTI DELLA STAMPA CATTOLICA
Pochi giorni dopo è stato il settimanale Famiglia Cristiana a mettere nero su bianco il fatto che la preghiera “è stato un muro spirituale” che “non piace al Papa”. Anche se, sempre sulla rivista dei Paolini, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi ha scritto che l’evento “rivela la vitalità di un cattolicesimo di popolo”, e che lui stesso “non condivide la posizione di chi” lo “guarda in modo altezzoso”. “Bisogna sviluppare una visione del futuro in cui i nostri valori e le nostre identità siano rilanciate, accettando i cambiamenti”, ha affermato Riccardi: “Stiamo attenti al discorso di papa Francesco e recepiamolo nella realtà europea”. Ma l’ex segretario della Cep, monsignor Tadeusz Pieronek, lo ha affermato in modo netto: “Tutti i polacchi che hanno partecipato al Rosario sono contro il pensiero e l’insegnamento di papa Francesco”, e la “Chiesa polacca è su una strada pericolosa”. Il quotidiano della Cei Avvenire da parte sua ha scritto, esordendo in tono sommesso con un “secondo noi”, che si tratta “non di una preghiera contro ma ‘per’, a favore”.
L’INDISCREZIONE SUL DOCUMENTO PRO-DUBIA
Ma pochi giorni fa, oltre a tutto ciò, è spuntata l’indiscrezione, riportata da Il Giornale e dal sito La Nuova Bussola Quotidiana, di un documento di 19 pagine redatto dai vescovi polacchi al termine dell’assemblea plenaria del 13 ed il 14 di ottobre di Lublino, per sostenere gli oppositori dell’esortazione Amoris Laetitia, ovvero i firmatari dei Dubia e della correzione al Papa. I due quotidiani riferiscono che al momento di questa ne esisterebbe soltanto una bozza, e che quindi non si sa quando uscirà il testo finale, ma che in ogni caso la volontà è quella di sostenere che esiste “un’unica interpretazione possibile della dottrina” centrata su tre testi – la Familiaris consortio, il decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1994 e il Catechismo della Chiesa Cattolica – tutti di Giovanni Paolo II. E in particolare viene contrastata la possibilità che “che le coppie conviventi more uxorio possano accedere al sacramento della comunione”, ovvero contro le posizioni di Papa Francesco giudicate come “aperturiste”.
LA POLONIA E LE ANALISI DEI QUOTIDIANI
La Polonia è territorialmente uno degli Stati più estesi dell’Europa. La Chiesa polacca ha ovviamente un forte legame con Giovanni Paolo II e altresì con la sua stessa visione del cattolicesimo, nella sua concezione della teologia della nazione, in quanto baluardo anti-comunista negli anni ’80, e più del 90 per cento dei cittadini polacchi sono cattolici. Una della poche grandi testate internazionali a dare conto del massiccio evento è stato il New York Times, mentre Repubblica nel dare la notizia l’ha descritta come un “esorcismo di massa contro i migranti islamici”, al che qualcuno ha fatto notare che c’è differenza tra una preghiera e un rito esorcista. Tuttavia, il quotidiano cattolico americano Crux ha meglio spiegato che l’evento “mette in evidenza le preoccupazioni dei polacchi nei confronti dell’immigrazione”. Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera invece ha ricordato che questi “fingono di ignorare che il ‘loro’ Papa non mollò mai su certi principi”. “Primo” su tutti, “il dovere cristiano dell’accoglienza”, scrive Stella. E che, “fermo restando il sacrosanto diritto di ogni Paese a cercare di proteggere la propria identità, a partire ovviamente da quella cristiana, c’è modo e modo di farlo”.