Il governo dell’Algeria ha approvato la firma di contratti per l’esplorazione e lo sfruttamento dei pozzi, due dei quali con nostra la compagnia. In entrambi i casi si estende di cinque anni lo sfruttamento di un giacimento e di tre depositi a Zemoul el Kbar. Questo permetterà un ulteriore investimento di 400 milioni di dollari per l’equivalente di altri 78 milioni di barili di produzione petrolifera.
E’ stato uno dei temi affrontati e approfonditi ieri nel corso del primo Italian Arab Business Forum, organizzato dalla Camera arabo-italiana, in collaborazione con le omologhe di Milano, Monza Brianza e Lodi (Promos), Unioncamere Arabe e Confindustria.
Il vertice ha avuto lo scopo di rinsaldare l’amicizia tra i Paesi arabi e il nostro, avvicinando i lembi settentrionali e meridionali del Mediterraneo. Sul piatto, una cooperazione industriale e commerciale che vale 10 miliardi l’anno e che si vuole ora intensificare.
Ecco tutti i dettagli.
LE RAPPRESENTANZE POLITICHE
All’incontro di Palazzo Turati hanno partecipato sia il ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, sia il ministro del Commercio e dell’industria del Bahrein Zayed R. Alzayani. Entrambi hanno parlato del meeting milanese come “occasione importante per riaffermare l’importanza strategica che l’Italia attribuisce ai Paesi arabi e per rafforzare i legami economici con l’Europa”, sottolineando la necessità di intensificare lo “sviluppo del commercio tra Roma e Manama”.
L’IMPORTANZA DEI PAESI ARABI PER LO SVILUPPO DEL MERCATO
Secondo uno studio condotto da Promos e presentato all’Italian Arab Business Forum, su un campione di circa duecento operatori che intrattengono relazioni di business con i Paesi arabi, è emerso che oltre l’80% punta soprattutto verso questi mercati per il proprio export.
Il 34% ha rapporti commerciali con l’altra sponda del Mediterraneo da oltre 10 anni, una percentuale analoga delle aziende interpellate ha invece iniziato solo nell’ultimo periodo.
Per quasi la metà costituisce un business in crescita. A intrattenerer apporti commerciali con i Paesi arabi sono in maggioranza le aziende del settore manifatturiero-industria (32%), seguite da quelle di design e legno (14,6%) e moda e cosmetici (12%).
PREMIATO ANCORA UNA VOLTA IL “MADE IN ITALY”
Insomma, tutte le aziende dell’Interland milanese sembrano risultare molto appetibili anche in un mercato molto diverso dal nostro. Soprattutto, come si è visto, sono apprezzati i mobili e gli oggetti di design italiani, considerati non solo di qualità, ma anche sinonimo di lusso e di prestigio. Non a caso, le vendite (+5,5%) stanno beneficiando della costruzione di nuove strutture alberghiere e di zone residenziali. Negli Emirati Arabi Uniti, in particolare a Dubai, si fa incetta anche di abbigliamento italiano, soprattutto per quanto riguarda le grandi firme che hanno ormai acquisito un posizionamento di primo piano (l’export di tessile e abbigliamento ha segnato un incremento del +5,8%).
IL RUOLO CENTRALE DELLA LOMBARDIA
“Il 34% delle nostre imprese è in affari col mondo arabo da più di dieci anni, un altro 33% ha appena iniziato. Noi e il mondo arabo abbiamo quindi una relazione molto molto stretta e importante, che ha prodotto scambi per 5 miliardi nei primi sei mesi del 2017, sui 25 nazionali, con un export che solo su Milano tocca 1,7 miliardi di Euro, 400 milioni per Bergamo, 373 milioni per Brescia e 354 per Monza e la Brianza”. Ha dichiarato il vicepresidente di Regione Lombardia e assessore alla Casa, Fabrizio Sala intervenendo all’Italian Arab Business Forum.
L’IMPELLENZA DEL MOMENTO
Durante l’incontro è stato fatto notare come, diversi elementi (per esempio, il deprezzamento dell’euro e la ripresa del commercio internazionale), stiano creando una congiunzione positiva per l’export italiano. Le esportazioni italiane verso il Nord Africa hanno ormai superato i 12 miliardi di euro, mentre nei mercati mediorientali hanno raggiunto gli 11 miliardi di euro. In generale, l’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa) rappresenta oggi oltre il 6% delle nostre esportazioni totali, in uno scenario previsionale che indica una crescita media dell’export italiano nel periodo 2016- 2018 rispettivamente del +5,3% per il Medio Oriente e del +4,4% per l’area nordafricana.
QUALCOSA SI MUOVE ANCHE DALL’ALTRA PARTE DEL MEDITERRANEO
Il governo algerino ha predisposto un programma quinquennale di investimenti (2015-2019) da 262 miliardi di dollari, che favorirà le imprese impegnate nelle grandi opere e nel settore edile, dando particolare slancio (+6,5%, in media nel 2015-2018) all’importazione dall’Italia di macchinari nei comparti acciaio e ceramica. In Egitto si prospettano interventi per oltre 100 miliardi di dollari in favore dell’edilizia popolare e delle infrastrutture.
DALL’AGROALIMENTARE AI GIOIELLI
Secondo la ricerca presentata all’Italian Arab Business Forum, nuove opportunità per la filiera agroalimentare, in particolare macchinari, emergono in Tunisia, dove il clima favorevole e la vicinanza al mercato europeo stanno attirando importanti investimenti nel settore agricolo (10% del Pil nazionale). La crescita demografica saudita (+3% annuo) favorirà le vendite di alimentari e bevande (+9,3%), con interessanti prospettive anche per i macchinari per la trasformazione alimentare. Il Qatar, grazie al Pil pro capite più elevato al mondo, rappresenta il mercato con le prospettive più allettanti per il comparto del lusso (+9,4% nelle esportazioni italiane di gioielli). Degli interessi nel Paese di Fincantieri e Finmeccanica si è già parlato dettagliatamente qui.
LE BUONE NOTIZIE PER ENI
Del resto, questo primo Italian Arab Business Forum si è aperto all’insegna delle buone notizie per Eni.
Il Consiglio dei ministri algerino, che si è riunito il 4 ottobre sotto la presidenza del capo dello stato Abdelaziz Bouteflika, ha adottato – ha scritto l’agenzia Nova – tre decreti presidenziali che autorizzano la firma di contratti per l’esplorazione e lo sfruttamento degli idrocarburi, due dei quali con la compagnia italiana Eni. Il primo contratto è un addendum a un accordo tra Sonatrach ed Eni Algeria per estendere di cinque anni lo sfruttamento di un giacimento nel perimetro chiamato “Zemoul el Kbar”. Il secondo riguarda anch’esso una modifica a un contratto tra Sonatrach ed Eni Algeria per estendere la durata operativa di tre depositi situati nel perimetro di Zemoul el Kbar, blocco 403. Questo permetterà un ulteriore investimento di 400 milioni di dollari per ulteriori 78 milioni di barili di produzione petrolifera. Il terzo contratto è stato firmato tra Sonatrach e l’Agenzia nazionale per lo sfruttamento delle risorse di idrocarburi (Alnaft), e consentirà all’azienda nazionale di gestire un nuovo giacimento con una produzione di 35.000 barili al giorno nel perimetro “El Gassi, El Agreb e Zotti”.
LA RETE DEL COMMERCIO, IN NUMERI
I paesi arabi maggiormente coinvolti in attività commerciali con le nostre imprese sono: Emirati Arabi (60%), Arabia Saudita (46%), Egitto (34%), Marocco (33%), Qatar (29%), Tunisia e Libano (28%). La maggioranza di queste aziende ha rapporti anche con 3 Paesi dell’area (46%) mentre il 7% intrattiene relazioni commerciali con più di 10 nazioni arabe. Ma si tratta di un mercato ancora tutto “da scoprire”. Non a caso, della necessità di incrementare lo “scambio tra Italia e Paesi mediterranei” ha parlato a più riprese il padrone di casa dell’Italian Arab Business Forum: Cesare Trevisani, presidente della Joint Italian Chamber, sottolineando come ciò possa essere la premessa per “realizzare uno sviluppo reciproco, creare posti di lavoro e partnership durature”. Intervenendo al meeting, il ministro degli Esteri, Alfano, ha dichiarato che “ogni buon affare tra due Paesi è un contributo alla pace e alla relazione” facendo tornare a essere il “Mediterraneo non un confine ma un luogo di scambio”.