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La Corte costituzionale, la sentenza sulle pensioni e le contraddizioni

Paolo Grossi (presidente Corte Costituzionale)
  1. Non occorre leggere nel dettaglio le disposizioni della sentenza del 25/10/2017 della Corte costituzionale (bastando il Comunicato stampa relativo) per comprendere come il decreto legge 65 del 2015 abbia disatteso completamente la sentenza 70/2015 della stessa Corte (non la sentenza 30/2015, come erroneamente qualcuno sostiene).
  2. La sentenza anzidetta (70/2015), per chi l’abbia attentamente e doverosamente letta, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 24, c. 25, della legge Fornero (L.214/2011) in toto, e non in quota-parte.
  3. E chi l’ha detto che la Corte costituzionale debba essere più attenta alle esigenze del bilancio dello Stato, piuttosto che al rispetto del dettato della nostra Carta, nell’insieme dei suoi valori e principi fondamentali e vigenti?
  4. E come si può rinunciare a cuor leggero in una materia delicata come è quella previdenziale, a principi fondamentali ed intangibili come l’adeguatezza, la ragionevolezza, senza dimenticare la proporzionalità dei trattamenti? Ma anche in caso di malaugurate penalizzazioni, come può venir meno il criterio della progressività, anziché quello del “tutto e del nulla”? (naturalmente per i percettori di pensioni fino a 3 volte il minimo INPS, ovvero oltre le 6 volte, che hanno rispettivamente avuto il tutto ed il nulla in materia di perequazione).
  5. La sentenza 70/2015 è attenta ai principi ed ai valori della nostra Costituzione, mentre il decreto n.65 (Poletti-Renzi) li calpesta in modo plateale e temiamo che la sentenza del 25/10/2017 sia intervenuta ex post proprio per fornire una pietosa copertura alle malefatte del decreto 65/2015, sconfessando però sé stessa con una sentenza solo politica.
  6. Fra i molti sostenitori di questa sentenza, il Prof Giuliano Cazzola non vede le contraddizioni tra le due sentenze della Corte perché è stato contrario (come riconosce lui stesso) ai contenuti della sentenza 70/2015 (come lo sono stati i Prof.ri Augusto Antonio Barbera e Giulio Prosperetti), per i quali ritengo che la sentenza del 25/10 u.s. abbia avuto un significato catartico di “riparazione”.
  7. Noi rispettiamo le opinioni di tutti, ma a difesa degli oltre 6 milioni di pensionati defraudati, ribadiamo la nostra posizione che, fra l’altro, è suffragata da decine di sentenze di tribunali e sezioni regionali della Corte dei conti e da eminenti costituzionalisti e ci domandiamo.

 

 

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