C’eravamo tanto odiati. L’ultimo scontro tra il M5s e la Lega Nord s’è consumato sul Rosatellum bis. I pezzi grossi del movimento hanno attaccato Matteo Salvini per aver votato a favore della nuova legge elettorale insieme con Pd, Forza Italia e Ap. Beppe Grillo, sul suo blog, ha dato del “traditore politico” al leader del Carroccio. Il quale, a sua volta, ha accusato i grillini di essere “alleati col Pd a favore dell’immigrazione”. Se queste sono le basi, è naturale escludere ogni possibile alleanza tra grillini e leghisti alle prossime politiche. Eppure, se invece di litigare si fermassero a fare due conti, il M5s e la Lega scoprirebbero che, in un’eventuale coalizione con Fratelli d’Italia, in caso di entrata in vigore della nuova legge elettorale sarebbero gli unici in grado di avvicinarsi alla maggioranza. Una prospettiva curiosa, dato che sia il M5s, sia il partito di Giorgia Meloni sono contrari al Rosatellum e hanno polemizzato con Salvini per la sua approvazione. In attesa dell’esame del Senato, da un sondaggio di Ipsos pubblicato dal Corriere della Sera si evince che né il centrodestra, né il centrosinistra raggiungerebbero la soglia minima di 316 seggi per dare la fiducia a un governo. M5s, Lega e Fdi, invece, ci andrebbero molto vicini: 310 seggi. Alla luce degli ultimi screzi, l’ipotesi di un asse formato da Grillo, Salvini e Meloni appare piuttosto remota. I punti in comune, però, non mancano. Tra Lega e Fdi per ovvie collocazioni politiche. Ma anche tra grillini e leghisti.
PROVE DI DIALOGO
Il Movimento 5 stelle e la Lega si sono trovati dalla stessa parte per la prima volta in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Insieme con la sinistra radicale, Grillo e Salvini si erano schierati compatti contro la riforma dell’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ancor prima, nel giugno del 2016, Salvini aveva ammesso che il dialogo coi grillini esisteva. Soprattutto a livello locale. “So che localmente esiste un dialogo”, aveva spiegato il leader del Carroccio prima di precisare che sul ddl Boschi “esiste una convergenza che sta in un obiettivo comune, ma non c’è nulla di concordato”. Referendum bocciato. Renzi a casa. Prima vittoria dell’accoppiata Lega-M5s, anche se condivisa con altri partiti. Lo scorso luglio, Salvini era tornato a parlare di una possibile intesa coi pentastellati. Stavolta in maniera più convinta. “A differenza di Silvio Berlusconi, io non penso che i cinquestelle siano un’accozzaglia di disoccupati, disperati, depravati, che siano il male assoluto. Sono interlocutori coi quali si può discutere. Un dialogo su alcuni punti e su certi temi importanti è possibile: l’onestà in politica, l’immigrazione, una certa visione dell’Europa, la sicurezza, il taglio dei vitalizi e delle pensioni d’oro. E non è poca cosa”. Le parole di Salvini erano arrivate dopo che i vertici della Lega, tra cui Giancarlo Giorgetti e Lorenzo Fontana, avevano condiviso lo stesso palco col candidato dei grillini a Palazzo Chigi, Luigi Di Maio. Anche se in momenti diversi. Alla fine di giugno, a Garda, in provincia di Verona, i fedelissimi di Salvini e Di Maio hanno partecipato alla prima edizione di “Garda d’autore”, quattro giorni di dibattiti su politica e cultura. “Su certi temi, per esempio lo ius soli, i grillini stanno venendo sulle nostre posizioni”, aveva sottolineato Giorgetti. “Noi siamo disponibili ad accordi trasparenti, responsabili ed efficaci. I grillini, per ora, no”. Tesi confermata da Di Maio: “Non è in cantiere alcun accordo con alcuna forza politica”. Le similitudini tra il M5s e la Lega, però, restano. Pochi giorni fa, il Corriere le ha analizzate una per una: dal reato di clandestinità allo ius soli, dall’obbligo dei vaccini alla questione sicurezza, dall’Europa all’importanza del dialogo con la Russia di Vladimir Putin. Tutti punti su cui M5s e Lega convergono.
LE ULTIME BORDATE
L’approvazione del Rosatellum, però, ha riallontanato i due schieramenti. Forse in maniera definitiva. Da piazza Montecitorio, dove il popolo grillino s’è radunato per protestare contro la legge elettorale, il deputato del M5s, Alessandro Di Battista, ha attaccato i leghisti con toni duri: “Si sono venduti per qualche poltrona in più. Chi fa una figura pessima da venduto politico è Salvini, che s’è comportato come un renziano qualsiasi”. Anche Grillo, sul suo blog, non è stato leggero nei confronti del leader del Carroccio: “Salvini è un traditore politico. Ha perso definitivamente qualsiasi tipo di credibilità. Ha gettato definitivamente la maschera. S’è alleato con Berlusconi, Renzi, Alfano, Verdini, Casini, vendendosi completamente a quel sistema che per anni ha fatto finta di contrastare, ingannando i cittadini. Parla contro l’Europa, ma favorirà proprio il sistema delle banche e delle lobby. E tutto questo solo per avere qualche parlamentare in più al Nord, visto che al Sud la sua patetica ricerca dei voti condurrà la Lega al massacro. La conclusione è che Salvini fa più schifo di Renzi e Berlusconi messi insieme”. Pronta replica del segretario leghista, che ha accusato i grillini di essere incapaci “persino di ripulire le strade di Roma” ma pronti, in compenso, “a dare le case ai rom”. L’altro scontro è tutto interno al centrodestra. Secondo Meloni, Salvini è a favore di “una legge in cui le scelte degli elettori non conteranno nulla”. Il leader della Lega, invece, s’è detto sorpreso di “vedere Giorgia insieme con Grillo e D’Alema”. I tre litiganti, uniti, sarebbero gli unici in grado di avvicinarsi alla maggioranza col Rosatellum. Tra polemiche e screzi, però, al momento non gode nessuno.