“Come ha fatto un ricco signore senza appoggi dal mondo della finanza e della politica, almeno all’inizio della candidatura, a diventare presidente degli Stati Uniti, riuscendo laddove altri hanno fallito? Per rispondere ho interrogato la Storia”. Così Massimo Teodori ha introdotto il suo nuovo libro, “Ossessioni americane. Storia del lato oscuro degli Stati Uniti” (Marsilio), durante la presentazione di ieri al Centro studi americani, moderata dal direttore di Rainews24 Antonio Di Bella, con la partecipazione del giudice costituzionale Giuliano Amato. Un libro storico con un forte gancio all’attualità, dunque, che spiega come il successo di Donald Trump, seppur prodotto di fenomeni sociali tipici della contemporaneità, abbia per altri versi radici antichissime legate profondamente alla cultura d’oltreoceano.
“Ho scoperto che alcune costanti erano presenti nella storia americana dall’inizio, ad esempio l’idea del muro: perchè è un simbolo così forte? Perché l’immigrazione di oggi difficilmente verrà integrata”, ha detto Teodori. “I latinos in territorio Usa non abbandonano la loro cultura, ma vanno a vivere in una terra che faceva parte del Messico fino al 1850 e mantengono rapporti con il loro territorio, che peraltro è contiguo agli Usa. Questo, soprattutto nel sud ovest, crea una sorta di minaccia alla supremazia dei bianchi. Ecco una delle ragioni storiche che ha favorito l’elezione di Trump”.
La storia degli Stati Uniti non è solo la brillante vicenda di una democrazia aperta, di una società ricca e all’avanguardia del mondo contemporaneo. Accanto all’America come luogo della libertà, c’è un lato differente, dove le paure e le ossessioni hanno dato corpo negli ultimi due secoli a movimenti politici e sociali capaci di segnare un risvolto dell’identità nazionale. “La missione che gli Stati Uniti dovevano perseguire secondo i fondatori”, ha spiegato Giuliano Amato, “non era solo la libertà. All’origine c’erano anche gli evangelici, la cui intolleranza, che è molto competitiva, assegnava agli Usa la supremazia dell’uomo bianco nel nuovo continente. E questa missione viene perseguita anche contro irlandesi, italiani ed ebrei”. Queste intolleranze hanno sempre trovato nei ceti meno abbienti terreno fertile, continua il presidente onorario del Csa, ma i grandi partiti del Novecento hanno contribuito in maniera formidabile ad “assorbire i sentimenti di rivolta e ostilità delle classi deboli verso il diverso, li hanno filtrati e proiettati in una visione più generale. Oggi queste paure sono allo stato brado e favoriscono la nascita dei movimenti populisti”.
Massimo Teodori descrive come nel tempo gli americani tradizionalisti abbiano trasformato a volte il patriottismo in nazionalismo e l’amore per la propria comunità in razzismo, senza riuscire mai a portare un loro uomo alla Casa Bianca fino alla vittoria di Trump nel 2016. Il libro conclude che, quali che siano i tentativi autoritari, l’America resta una società aperta che rispetta la democrazia e i diritti civili perché il suo sistema politico e costituzionale possiede gli antidoti per reagire a ogni abuso di potere presidenziale. “Lavorando a contatto con l’informazione è difficilissimo superare gli stereotipi: Obama giovane e bello e Trump la rovina degli Stati Uniti. Il libro invece”, dice Di Bella, “da un lato rivela come le ossessioni americane siano antiche e dall’altro è un libro per i giovani, perché aiuta proprio a superare gli stereotipi. Da quando Trump è presidente il New York Times e il Washington Post vendono di più, quindi anche la stampa continua a essere uno dei grandi anticorpi del sistema americano contro le divisioni e contro ogni abuso di potere”.