Le ultime indiscrezioni insistono: il rientro in Borsa del Monte dei Paschi di Siena, già previsto all’inizio del mese di ottobre, dovrebbe concretizzarsi per lunedì 23 di questo mese. Sarà la volta buona? In attesa di capirlo, la recente mozione del Pd contro il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, fa riemergere, come fantasmi del passato, i tanti errori, anche di Bankitalia, che hanno condotto l’istituto di credito senese all’ennesima ricapitalizzazione, che in ultima istanza ha visto scendere in campo il Tesoro. Da ricordare che quest’ultimo per salvare il Monte ha staccato un assegno iniziale da quasi 4 miliardi, destinato a salire ben oltre i 5 con i ristori ai risparmiatori frodati.
LO SPETTRO ANTONVENETA
Su Repubblica del 20 ottobre, Andrea Greco, in un articolo sugli errori di via Nazionale, ripercorre la controversa acquisizione di Antonveneta, che tanti guai, finanziari ma anche giudiziari, ha portato all’istituto di Rocca Salimbeni. “Grave fu puntare su Giuseppe Mussari, astro emergente di Mps che fu autorizzato nel marzo 2008 dal Governatore (allora Mario Draghi) a comprarsi senza fare perizie Banca Antonveneta per 9 miliardi in contanti; un errore da cui sono discese molte sventure, e la successiva prolungata svista della vigilanza – anche Consob – delle manovre sui derivati della banca senese spacciati per titoli di Stato, fatte per coprire perdite contabili”, scrive Greco. Mps, in altre parole, strapagò la banca padovana in un momento in cui era già alle porte una crisi economica e finanziaria senza precedenti. E su questa vicenda ieri sera si è anche avventato il segretario del Pd, Matteo Renzi, per criticare indirettamente Mario Draghi, all’epoca dei fatti governatore della Banca d’Italia, come ricorda oggi Antonio Satta su Mf/Milano Finanza.
IL SALVATAGGIO DEL 2016
Ma c’è stato un evidente problema di tempistica anche nel salvataggio del Monte dei Paschi del 2016, che Formiche.net ha raccontato nei dettagli. In pratica, la necessità per l’istituto di credito guidato da Marco Morelli (in foto) di un ulteriore aumento di capitale, con l’annessa richiesta della Bce (che ha da poco raccolto il testimone della Vigilanza dalle mani della Banca d’Italia), emerge con evidenza già dall’estate del 2016. Eppure, il piano di salvataggio “di mercato” della banca senese parte soltanto alla fine dell’autunno. C’è chi sostiene che dietro questo ritardo ci sia la longa manus di Matteo Renzi, intenzionato ad attendere l’esito del referendum costituzionale prima di risolvere il nodo Monte Paschi. Un’attesa che non deve avere fatto bene a Mps, lasciata così in una sorta di Limbo. Per Renzi il referendum andrà male, così come il piano di mercato di Mps, che parte a ridosso della consultazione popolare. Sarà necessario un intervento pubblico, a valle del decreto del governo di Paolo Gentiloni (che sostituisce Renzi) che stanzia 20 miliardi per mettere in sicurezza le banche italiane.
IL RIENTRO IN BORSA
Per questo motivo, a dicembre, poco prima delle vacanze di Natale 2016, le azioni Mps vengono sospese dalla Borsa. Potrebbero ritornarvi, se tutto va come da attese, lunedì 23 ottobre. In mezzo, c’è stato un burden sharing (condivisione degli oneri come impone la ricapitalizzazione precauzionale che ha consentito la salita del Tesoro al controllo con oltre il 50% del capitale) che ha convertito i titoli degli obbligazionisti subordinati in azioni e che è destinato a creare parecchie turbolenza nel momento di ripartenza delle negoziazioni.