Quasi diciotto anni fa entrò in vigore la legge 62/2000 sulla parità scolastica che, decretando l’esistenza di un unico Sistema scolastico nazionale, ha sancito che a questo possono partecipare tanto le scuole gestite dallo Stato quanto quelle degli enti locali o del privato sociale, ovvero anche le scuole paritarie, detentrici degli stessi doveri e diritti. Ma di fatto questa parità è sempre rimasta essenzialmente sulla carta, e solamente da un paio di anni il ministero dell’Istruzione si è impegnato ad evitare tagli e recuperi di fondi puntualmente presenti invece in passato.
IL RAPPORTO
Il XIX Rapporto annuale del Centro Studi per la Scuola Cattolica, edito da ELS Editrice Morcelliana e intitolato “Il valore della parità”, analizza il tema della parità scolastica dal punto di vista del suo valore sia ideale che materiale. Dalla libertà di scelta, e dalla competitività per un’istruzione plurale e sempre maggiore qualità, fino al confronto dei costi delle diverse opzioni, sia per i singoli che per lo Stato. Nella prima parte del testo si ripercorre infatti la storia degli ultimi vent’anni del sistema scolastico italiano e nella seconda sono esposti gli strumenti per rimediarne le storture.
Il rapporto rimarca così le criticità, proponendo però strumenti per superarle: definizione di costi standard ottimali, convenzioni con gli istituti, buoni scuola per i bambini, detrazioni fiscali per le spese a carico delle famiglie, agevolazioni alle scuole per gli alunni disabili, misure varie per garantire il diritto allo studio o partecipazioni a progetti europei e nazionali. E il punto, ribadito a più voci, non è il risparmio dello Stato, per quanto importante, ma la libertà per una famiglia di scegliere l’educazione da dare ai propri figli, senza trovarsi gravati di spese extra.
I NUMERI
Nell’anno scolastico 2016/2017 il totale delle scuole cattoliche operative è stato di 8.322, con 611.628 iscritti complessivi, il 60 per cento dei quali nelle materne, il 5,2 senza cittadinanza italiana e l’1,2 portatori di handicap. Il 57,9 per cento di queste sono al nord, il 16 per cento al centro e il 26,1 al sud e nelle isole. Nella Lombardia la presenza maggiore, con 1963 istituti. Sono inoltre 54.092 i docenti complessivamente impiegati nelle stesse, due terzi dei quali con un contratto a tempo indeterminato, assieme a 3.445 docenti di sostegno e 9.483 addetti ai servizi (qui le tabelle con tutte le cifre).
Un altro dato registrato è che, sempre nell’ultimo anno scolastico, sono state 204 le scuole paritarie costrette a chiudere: 159 materne, 26 primarie, 12 medie e 7 istituti superiori. Queste poi, dal 2012, ammontano a 580. E ciò che emerge è che la scuola cattolica rappresenta circa i due terzi dell’intero numero delle paritarie nel sistema scolastico nazionale. L’Italia è poi l’unico Paese in Europa, assieme alla Grecia, a non avere, nella realtà dei fatti, una vera parità scolastica. Così è di nuovo il mondo cattolico a farsi carico del problema, come indicato anche nel documento diffuso dal Consiglio nazionale della scuola cattolica alcuni mesi fa (disponibile qui con un sunto qui).
LA PRESENTAZIONE
Il volume (disponibile presso il Centro Studi Scuola Cattolica) è stato presentato il 24 ottobre a Roma, presso la Camera dei Deputati, in presenza del segretario generale della Cei Nunzio Galantino (nella foto) e del ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli. “Il significato ideale del pluralismo educativo non è la convenienza” ma “la responsabilità educativa dei genitori e la libertà che deve essere loro assicurata di poter scegliere la scuola dei figli senza condizionamenti di sorta: economici, pratici, giuridici”, ha affermato Galantino (qui il suo intervento). “Sono in gioco valori molto più importanti e fondamentali”, ha chiosato: “La libertà deve essere effettiva o non è libertà”.
Il rapporto poi, ha proseguito, “ci mostra come i documenti internazionali condannino ogni forma di monopolio educativo statale”, anche se tuttavia in questo “la scuola statale non è certo un avversario, anzi le va riconosciuto il merito”. Ma la riforma è dell’autonomia scolastica è “incompiuta”, ha concluso Galantino, e con essa anche “la parità”, e quindi la “libertà di scelta educativa”, “un enunciato teorico non accompagnato da strumenti concreti che rendano effettivo questo diritto”. Valore della parità che per il ministro Fedeli “è particolarmente importante”, sulla scia di “un lavoro comune sulla stessa qualità di percorso formativo e riconoscimento titoli all’interno di contenitori differenti”, ha affermato, aggiungendo che “il pluralismo va inteso in questo modo”.