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Tim, ecco mosse e sbuffi di Gentiloni e Calenda su Telecom Italia Sparkle e Telsy

Di Bruno Guarini e Fernando Pineda

Commissariata la sicurezza del gruppo Tim, come dice il Sole 24 Ore? O solo misure soft, come dice invece Mf/Milano Finanza? Al di là delle opposte interpretazioni dei quotidiani economici e finanziari, nel provvedimento adottato ieri dal governo non si parla di ingresso dello Stato nelle società controllate dall’ex monopolista e ritenute strategiche da Palazzo Chigi, come pure si è ventilato ripetutamente nelle ultime settimane senza che il governo smentisse alcunché.

Vediamo ora in dettaglio le decisioni dell’esecutivo, ovvero il decreto della presidenza del Consiglio che include peraltro una critica indiretta al gruppo controllato dalla francese Vivendi in termini di investimenti effettuati nelle reti di Sparkle in particolare (vedere ultimo capitolo dell’articolo). Per questo c’è chi, come il quotidiano La Stampa, scrive che l’intervento di Gentiloni “è un segnale politico forte anche se, alla prova dei fatti, il porto d’armi che l’Italia si è concesso potrebbe avere meno sostanza di quanto appare. Eppure, come in ogni conflitto, la deterrenza ha sempre un ruolo speciale”.

LE PREMESSE

Da dove nasce, innanzitutto, l’intervento del governo che ha deciso di esercitare i poteri di golden power? Dalla “sussistenza – secondo Palazzo Chigi – di una minaccia di grave pregiudizio per gli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale, anche alla luce dell’influenza di Vivendi S.A. sulla società Tim spa in ragione della entità della partecipazione detenuta”. Ossia quel 23,9% del colosso francese di Vincent Bolloré che rende il gruppo transalpino controllante di fatto di Tim, la ex Telecom Italia.

NODO SPARKLE E TESLY

“Non si tratta di azioni che incidono sulla proprietà — che rimane in capo a Tim — dei settori più sensibili come la rete internazionale di Sparkle o il software di criptazione di Telsy, usato da forze armate e servizi segreti”, dice il Corriere della Sera. Il gruppo ora guidato da Amos Genish dovrà rispettare specifiche prescrizioni in ambito di governance e organizzazione, alcune delle quali — ha comunque precisato ieri sera Tim — “già implementate dalla società”. Il gruppo ha 90 giorni per adeguarsi e ogni sei mesi dovrà inviare una relazione al governo, come si legge anche nel comunicato stampa del gruppo che ha dato conto della notifica.

DOSSIER GOVERNANCE

Capitolo governance: il gruppo dovrà “garantire” l’inserimento nei board di Tim, Sparkle e Telsy di un componente “munito di legale rappresentanza” che sia di “esclusiva cittadinanza italiana”, che possegga il nulla osta di sicurezza personale («Nos») e abbia “delega alle funzioni relative alle attività aziendali rilevanti per la sicurezza nazionale”. Per la nomina del soggetto servirà “l’assenso” del governo.

CAPITOLO SICUREZZA

Le società dovranno dotarsi di una “organizzazione di sicurezza” con proprio personale, risorse umane e finanziarie e piena autonomia, con un direttore “scelto da una terna di nominativi proposti” dal Dis, l’organismo di coordinamento dei servizi segreti. Ci sarà anche un comitato di cinque funzionari ministeriali a Palazzo Chigi che monitorerà il rispetto delle prescrizioni, la cui violazione potrà portare anche a multe pari a non meno dell’1% del fatturato annuo.

LE ALTRE PRESCRIZIONI

Per ogni attività di cessione o di riduzione, anche temporanea, delle capacità tecnologiche o operative nelle attività strategiche (e a maggior ragione delle stesse Sparkle e Telsy) dovrà essere data informativa preventiva al governo che quindi potrà opporsi esercitando il veto. Non potranno essere portate all’estero le funzioni di gestione e sicurezza delle reti nonché i loro servizi, in particolare quelli usati dai corpi dello Stato, forze armate e polizia. I dirigenti di queste attività potranno avere la sola cittadinanza italiana ed essere nominati con l’assenso del governo. “In sostanza – chiosa il Corriere della Sera – sono tagliati fuori il presidente di Tim, il francese Arnaud de Puyfontaine (che è anche ceo di Vivendi), e il neo-amministratore delegato di Tim, l’israeliano Amos Genish. Il consigliere dovrebbe essere l’attuale vicepresidente di Tim, Giuseppe Recchi, che ha il Nos”.

L’APPROFONDIMENTO DEL SOLE

Tim dovrà poi approvare un piano di security che includa una ricognizione degli asset e delle attività di carattere strategico, la programmazione annuale sulle criticità “anche solo potenziali”, nonché gli obiettivi di sviluppo manutenzione e gestione delle attività strategiche e le risorse destinate. Telecom deve poi mantenere “stabilmente” nella penisola “le funzioni di gestione e sicurezza delle reti e dei servizi e delle forniture che supportano le attività strategiche e strategiche chiave”. La società – sottolinea anche il Sole 24 Ore – dovrà poi “fornire preventiva informazione” su tutte le decisioni che possano “ridurre, anche solo temporaneamente, o cedere capacità tecnologiche, operative, industriali nelle attività strategiche” e sarà altresì chiamata a garantire “la continuità e il mantenimento in Italia” di tutte le attività attinenti la difesa e la sicurezza nazionale forniti dalle società alle forze armate, alle forze di polizia e alle altre amministrazioni dello Stato, che dovranno essere “blindate” anche per quanto attiene i diritti di proprietà industriale e il know how. Per Sparkle, poi, arriva una reprimenda non da poco, con ricadute economiche e finanziarie tutte da decifrare anche se il messaggio politico è chiaro e tosto: c’è la richiesta di “un adeguato piano di investimento e sviluppo” per reti, sistemi, nonché per prodotti e soluzioni crittografiche, con l’ulteriore obbligo di comunicare quanto deciso al comitato di monitoraggio e al gruppo di coordinamento che dovranno essere investiti anche di qualsiasi ‘variazione e riorganizzazione degli assetti societari’, come pure di ‘qualsiasi piano di cessione o alienazione’, al fine di valutarne l’impatto sulla sicurezza nazionale”. Mentre Telsy dovrà proteggere ancora di più le informazioni sensibili detenute, rimarca il Sole.


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