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Ecco il progetto di Luca Zaia per regionalizzare il Tfr. Parla Malvestio

“Si tratta del disegno di legge più breve della storia; ha infatti un solo articolo e chiede di inserire il Veneto nell’elenco delle Regioni a Statuto Speciale”. Questa la richiesta che farà la Regione Veneto dopo il grande successo del referendum sull’autonomia, ha dichiarato ieri il governatore Luca Zaia. Per capire le sue prossime mosse è utile chiedere lumi a uno dei suoi consiglieri più influenti, Massimo Malvestio, gestore del fondo Hermes Linder a Malta e autore del saggio “Mala Gestio”, in cui aveva profetizzato i disastri della finanza veneta.

In Veneto affluenza del 57% e 98,1% di sì. Soddisfatto del risultato?

Certamente, ma bisogna tenere conto che questo era un referendum consultivo e i residenti all’estero, a differenza delle politiche, potevano votare solo tornando in Veneto. Nelle liste elettorali c’è un 8-9% di residenti all’estero. Con loro si sarebbe potuto raggiungere il 66% di affluenza, i due terzi dell’elettorato.

E adesso che cosa succederà? Crede davvero che Zaia riuscirà a mantenere in Veneto i nove decimi del gettito fiscale?

La Regione dovrà dimostrare di sapere negoziare con il governo centrale. Vedremo chi manderà a Roma. A parte questo, abbiamo già pronti due disegni di legge.

Di che cosa si tratta?

Uno è sulla regionalizzazione del Tfr, l’altro sugli assegni familiari. Il Tfr serve a finanziare il debito dello Stato centrale e quindi non lo vogliamo più dare; deve rimanere qui in Veneto. Degli assegni familiari abbiamo bisogno perché la quasi totalità degli asili in Veneto è parrocchiale e quindi non riceve fondi dallo Stato. Di conseguenza molti stanno chiudendo. Ci vuole allora un aiuto per le madri che hanno figli da mandare all’asilo, così potranno pagarsi le rette e non ci saranno ulteriori chiusure.

Crede davvero che grazie al risultato del referendum si potrà reindustrializzare il Veneto? Che gli imprenditori riporteranno qui i siti produttivi spostati in Romania e in altri Paesi dell’Est Europa?

Se il Veneto abbassasse anche di poco la tassazione sulle imprese, i vantaggi sarebbero enormi. La testa di tutte le imprese rimarrebbe qui, si bloccherebbe l’esodo. Non è che gli imprenditori vanno all’estero perché sono contenti di stare là. La verità è che tutti loro vorrebbero rimanere in Veneto; amano le loro abitudini, le chiacchiere in piazza, lo spritz.

Secondo lei i problemi delle banche venete hanno contribuito al successo del referendum?

Semmai è avvenuto il contrario, perché hanno aumentato la sfiducia nei confronti della classe dirigente locale. Senza i disastri bancari sarebbe andata a votare ancora più gente.

Il voto ha consacrato Zaia leader del centrodestra?

Zaia ha subito detto che rimarrà in Veneto. Lui viene percepito come oltre la Lega. Attenzione: i Comuni dove si è registrato il maggiore afflusso non sono amministrati dalla Lega; metà degli elettori del Pd si è recata alle urne. E un grande contributo al successo del referendum lo ha dato l’onorevole del Pd Simonetta Rubinato. Questa è una vittoria dei veneti.

(Intervista pubblicata su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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