Finché c’è ditta c’è Speranza? “Partiamo da un’agenda in discontinuità radicale con le politiche sbagliate di questi anni. Vogliamo rovesciare la piramide”. Parola di Roberto Speranza, 38 anni. Dalla ditta di Pier Luigi Bersani alla scissione col Pd, dalla nascita di Mdp alle regionali della Sicilia in programma domani. Se per i partiti maggiori il voto nell’isola rappresenta un test importante in vista delle prossime politiche, per i democratici e progressisti è il primo, grande impegno elettorale affrontato in solitudine, lontano da Matteo Renzi e dalla coalizione di centrosinistra. Quella di Claudio Fava, l’esponente di Mdp che alcuni sondaggi vedono vicinissimo al dem Fabrizio Micari, è una candidatura alternativa. Speranza ci conta. “Quello di Fava è un progetto apprezzato, forte, solido”, dice il deputato di Mdp a Formiche.net. “Si vota in una delle regioni più importanti d’Italia ed è chiaro che il risultato avrà anche una valenza nazionale. Chi sostiene il contrario dice una sciocchezza. Oggi è il giorno del silenzio elettorale”, prosegue Speranza prima dell’inaugurazione della sede di Mdp di Piacenza, “che arriva al termine di una lunga campagna che ci ha visto a sostegno di Fava. Pensiamo che larga parte dell’elettorato siciliano abbia capito la nostra proposta di cambiamento e di riscatto della Sicilia”.
LE FIGURINE E PISAPIA
Le spaccature hanno segnato il centrosinistra. Sino a creare partiti, movimenti e correnti diverse tra loro. Unire la sinistra in un unico contenitore, oggi, sembra impossibile. “La verità è che il pensiero di sinistra è stato tradito”, spiega Speranza. “Quando togli i diritti ai lavoratori, quando fai la riforma della scuola contro insegnanti e studenti, quando punti sulle trivelle e sul petrolio piuttosto che sulle energie rinnovabili, neghi le idee e i valori della sinistra. Occorre partire dal merito. Non ci sono altre strade. Quello di Mdp è un progetto in totale discontinuità con le politiche sbagliate portare avanti da Renzi e dal Pd”. L’ultimo strappo, a sinistra, s’è consumato proprio tra Mdp e il Campo progressista di Giuliano Pisapia. “Ripeto: voglio parlare di merito, non di persone”, prosegue il parlamentare a proposito dell’ex sindaco di Milano. “Il dibattito, altrimenti, diventa il gioco delle figurine. Che cosa fa Tizio, che cosa fa Caio. Noi, invece, vogliamo produrre un’alternativa al Paese. L’abbiamo fatto con coraggio in Sicilia con Fava e lo faremo anche a livello nazionale. Quel che conta è un progetto sulle grandi questioni che riguardano gli italiani. Esempio: dall’inizio del 2017, i contratti di lavoro a tempo indeterminato sono quasi 7 su 100. Significa che 93 sono precari. Il Jobs act avrebbe dovuto produrre più stabilità, invece ha avuto l’effetto contrario, creando più sfruttamento dei giovani. Lo vogliamo capire che quella strada è sbagliata?”.
LA GIACCHETTA DI GRASSO
La frattura tra il Pd, Mdp e le altre anime della sinistra potrebbe favorire il centrodestra e il M5s. E’ accaduto alle recenti amministrative e il rischio è forte anche in Sicilia, dove si profila un testa a testa tra il candidato di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia, Nello Musumeci, e il grillino Giancarlo Cancelleri. “La frattura non è nata a causa di divergenze tra politici, parlamentari o gruppi dirigenti”, sottolinea Speranza. “E’ scaturita dalle scelte e dagli errori commessi su temi come il lavoro, i mancati investimenti su scuola e sanità, sulle politiche ambientali. Chi ha rotto il centrosinistra l’ha fatto perché in questi anni ha compiuto scelte di merito errate. Per questo dico di riconoscere gli sbagli e di cambiare radicalmente l’agenda. Per quanto ci riguarda, costruiremo un’alternativa partendo da queste proposte. In Italia dieci milioni di persone non si curano come dovrebbero perché sono in difficoltà economiche, mentre un miliardario non paga la tassa sulla prima casa. La destra è forte per colpa delle politiche sbagliate attuate dal Pd”. Mdp, a differenza dei dem, ha votato contro il Rosatellum. Ennesimo esempio di frizione nel centrosinistra. In vista delle politiche, per essere competitivi, occorrerà un progetto forte. “Lo costruiremo”, dice ancora Speranza. “E lo faremo ripartendo dal fondo: le lotte contro le disuguaglianze, l’investimento sulla sanità e la scuola pubblica, la centralità del lavoro in un tempo in cui torna la precarietà”. Un’eventuale riconciliazione col Pd, però, per Speranza appare improbabile. “Se il Pd è il Jobs act, se il Pd è la Buona scuola, se il Pd è viva le trivelle, se il Pd è politiche fiscali che aiutano chi sta meglio e non chi sta peggio, è chiaro che non ci sono basi”. Alla festa di Mdp ha ricevuto una standing ovation. Bersani e Massimo D’Alema lo stimano. Il fatto che sia fuoriuscito dal Pd è significativo. Dopo aver rifiutato di correre coi dem alle regionali della Sicilia, potrebbe davvero essere il presidente del Senato, Pietro Grasso, il leader della sinistra alternativa. Speranza, a riguardo, non si sbilancia. “Ho apprezzato il suo gesto di coerenza e il suo buon esempio. Grasso ha la mia e tutta la nostra stima, ma è la seconda carica dello Stato: guai a tirarlo per la giacchetta e a trascinarlo in polemiche politiche”.