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Industria 4.0, il bilancio a un anno dall’avvio del piano del governo

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Vi ricordate il Piano Industria 4.0 varato lo scorso anno dal governo? È arrivato il momento di fare un bilancio per comprendere le dimensione di quella che sta passando alla storia come la quarta rivoluzione industriale. Così, lunedì all’Unicredit Pavillion di Milano, nel corso del XVI Forum del Comitato Leonardo – organizzato in collaborazione con Agenzia Ice, Confindustria e UniCredit – è stata presentata la ricerca (di KPMG Advisory) “Industria 4.0 per un’impresa globale: la dimensione del fenomeno, le implicazioni per il Paese, le policy”.

LO SMART MANIFACTURING

Al centro della quarta rivoluzione industriale c’è lo “smart manifacturing” che tradotto vuol dire: inserimento della robotica, di device innovativi e della realtà aumentata all’interno dei processi produttivi per riuscire anche a ottimizzarli; scambio continuo delle informazioni lungo la catena del valore, gestione dei sistemi aperti per garantirne la sicurezza, gestione e analisi di un’ampia base di dati.

OBIETTIVI

Gli obiettivi proposti erano: incentivare investimenti da parte del settore industriale italiano in tecnologie abilitanti per l’Industria 4.0, aumentare la spesa privata nel segmento della ricerca finalizzata allo sviluppo di tecnologie innovative e abilitanti per Industria 4.0, incentivare i finanziamenti a supporto dell’Industria 4.0, soprattutto in fase di Start up e Venture Capital. Il governo ha scelto di intervenire sui fattori abilitanti del Piano a livello orizzontale (quindi cross-industry) senza focalizzarsi su settori specifici. Dunque, si è assistito a un coordinamento degli stakeholder senza posizioni “dirigiste”.

RISULTATI

Secondo la ricerca di KPMG, il 76% delle imprese conosce il Piano (ma la conoscenza è più diffusa è tra le grandi imprese e nel settore industriale); nel 48% dei casi Industria 4.0 ha ampliato l’ammontare degli investimenti, gli strumenti più apprezzati: superammortamento (utilizzato dal 51.4% delle imprese), iperammortamento (43.8%) e credito d’imposta in R&S (29.2%), per oltre il 73% degli imprenditori Industria 4.0 avrà un impatto importante sul proprio business. Porterà efficientamento produttivo (62.4%) e incremento del valore aggiunto di prodotti e servizi (48.4%). Emerge inoltre che, in assenza del Piano, il 47.9% delle imprese avrebbe effettuato investimenti minori e il 5.6% di queste non avrebbe proprio investito.

MUSTIER DI UNICREDIT

A inaugurare il Forum è stato Jean Pierre Mustier, amministratore delegato  di Unicredit. “L’Italia, grazie alle sue eccellenze, è la terza economia d’Europa e la settima nazione industriale del mondo, con export in crescita. Questo perché la sua manifattura è famosa in tutto il mondo, grazie ad una diffusa e radicata cultura imprenditoriale. Il tessuto economico composto prevalentemente dalle piccole e medie imprese assicura il proprio successo tramite la creatività e la flessibilità con cui queste aziende si adattano ai mercati in evoluzione”. Ha proseguito: “L’Italia ha quindi le caratteristiche per poter eccellere nell’innovazione 4.0, in un contesto dove l’Europa si è posta l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 un 20% del Pil dalla manifattura. La digitalizzazione a tal riguardo, è un importante fattore per permettere la trasformazione di idee in prodotti e servizi concreti. Per facilitarlo, serve investire sia nell’infrastruttura (una rete ad alta velocità) sia nella formazione, per costruire le nuove competenze quali big data e intelligenza artificiale, e creare le condizioni perché queste competenze professionali rimangano in Italia”.

TODINI DEL COMITATO LEONARDO

A prendere poi la parola è Luisa Todini, Presidente del Comitato Leonardo che ha esordito ricordando Laura Biagiotti. Ha detto poi: “I risultati del primo anno del Piano Industria 4.0 sono molto incoraggianti: la “via italiana”, basata su sgravi diretti alle imprese, ha dato impulso alla produzione industriale e agli investimenti in tecnologie abilitanti. Abbiamo quindi accolto con favore la decisione del Governo di rifinanziare le principali misure previste dal Piano, destinando più di 10 miliardi al pacchetto “Impresa 4.0”, e l’introduzione del credito d’imposta per la formazione, fondamentale perché per gestire le sfide della digitalizzazione servono competenze adeguate”. Ha aggiunto ancora: “Affinché la rivoluzione digitale porti un vero valore aggiunto al Sistema Paese serve uno sforzo innanzitutto culturale, per coinvolgere nel processo anche le imprese di piccole e medie dimensioni. Occorre inoltre favorire una maggior integrazione tra mondo dell’università e della ricerca e tessuto produttivo e sviluppare le infrastrutture necessarie a garantire la connettività, a cominciare dalla banda larga, su cui siamo ancora indietro rispetto all’Europa”.

FIRPO DI POLITICA INDUSTRIALE E IL SOTTOSEGRETARIO SCALFAROTTO

Stefano Firpo, ad di Politica Industriale, ha spiegato ancora: “Questo piano non è nato in maniera improvvisata e credo che questo sia uno degli ingredienti fondamentali che ne ha determinato il successo. È nato dopo un momento di silenzio assoluto sull’industria, in particolare su quella manifatturiera. Due sono gli aspetti importanti di questo progetto: gli investimenti qualitativi e quindi produttivi e la misallocazione del capitale”. Gli fa eco Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo Sviluppo Economico, che ha precisato: “Il nostro governo, come quello precedente hanno voluto puntare sull’internazionalizzazione e modernizzazione delle imprese. I dati del pil dal 2010 al 2016 ha perso 2.5 punti e in questi anni la spesa delle famiglie si è abbassata come anche le importazioni. Cosa è cresciuto? L’export. Che ha fatto da traino al Paese. Abbiamo quintuplicato le risorse per promuovere le nostre imprese all’estero”.

SCANNAVINI DELL’ICE

Anche Michele Scannavini, presidente dell’Agenzia ICE ha detto la sua in merito all’attuazione di Industria 4.0, soffermandosi su come è cambiato il sistema industriale italiano nell’ultimo anno. “Il Piano ha dato un importante impulso al rilancio dell’industria italiana, per riaffermare la sua competitività sui mercati globali, sempre più interconnessi. A sostegno dei processi di ammodernamento che Industria 4.0 sostiene, l’Agenzia ICE ha avviato una serie di iniziative con l’obiettivo di promuovere i nostri vantaggi competitivi all’estero, e favorire l’inserimento delle nostre aziende nel circuito digitale e dell’innovazione dell’economia mondiale. Questi progetti, cui abbiamo destinato risorse crescenti, vanno dal supporto fornito alle aziende hi-tech ed alle start up innovative, ad operazioni tese ad aumentare la presenza delle nostre imprese, e soprattutto delle PMI, nell’economia digitale. In questo ambito una priorità è l’e-commerce, in cui esistono robusti margini di crescita, data la quota marginale dell’Italia rispetto ai competitors”.

BOCCIA DI CONFINDUSTRIA

Infine, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha spiegato: “L’industria italiana è passata dalla resistenza alla reazione prendendo a ricostruire il tessuto manifatturiero distrutto dalla crisi. Questo perché può contare su strumenti, come quelli di Industria 4.0, rivolti alla crescita. Si dimostra, pertanto, che esiste una stretta relazione tra cause ed effetti anche se le une e gli altri sono distanti nel tempo. Invitiamo quindi i governi a proseguire lungo il percorso imboccato senza incertezze o ripensamenti perché i risultati di domani dipenderanno dalle scelte di oggi. Industria 4.0 vuol dire realizzare prodotti artigianali in chiave industriale per conquistare quei mercati di nicchia che sono i mercati ideali per gli imprenditori italiani. Abbiamo di fronte una grande opportunità. Dobbiamo saperla coglierla in pieno”. Ha concluso: “In Italia dobbiamo superare la mentalità del ‘se non studi vai a lavorare, perché lavorare non è una punizione ma un’opportunità”.

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