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Il peso della canzoncina (cinese) di Arabella Kushner nei rapporti tra Pechino e Washington

Donald Trump con Ivanka Trump, il marito Jared Kushner e i figli - Instagram

Una piccola bambina occidentale, con un qipao, il tradizionale abito di seta manchù, i capelli raccolti sulla nuca, come li portavano le ragazze cinesi negli anni ’20, fa il gesto di detergersi il sudore dalla fronte mentre in cinese mandarino recita la poesia:

“La mia buona mamma è tornata a casa dal lavoro.
Devi esser stanca dopo aver lavorato tutto il giorno,
per piacere siediti e riposati,
bevi una tazza di tè.
Per piacere dammi un bacio,
mia buona mamma, mia buona mamma”.

E se, una volta tanto, lasciando da parte i grandi scenari geopolitici, provassimo a pensare che l’essenza della visita del presidente Donald Trump in Cina sta tutta nella vocina della piccola Arabella Kushner, che dal video che Trump ha donato a Xi Jinping ed alla moglie Peng, dice, sempre in cinese: “Hello Nonno Xi, Hello Nonna Peng permettetemi di cantare una canzone…”.

Per China Daily, il giornale di Stato in inglese con cui la Cina si presenta all’estero, è la notizia di apertura dell’articolo principale della prima pagina del giornale di oggi: “Trump arrived at the Palace Museum shortly after he disembarked from Air Force One, and he proudly showed Xi and his wife, Peng Liyuan, a video of his granddaughter Arabella Kushner singing in Mandarin and reciting classical Chinese poetry”. Arabella Kushner, la nipotina di Trump, che canta in mandarino e che recita in cinese una poesia classica, ha dato il segno del tipo di rapporto amichevole che esiste tra i due leader e le loro famiglie.

Il clip è stato trasmesso dai canali CCTV, e dai canali televisivi associati. Praticamente è Arabella – già vista dalla grande maggioranza dei cinesi – che, con il loro grande spirito patriottico, hanno sicuramente apprezzato l’omaggio e soprattutto ne hanno capito il significato. Dubito che lo dimenticheranno. Per inciso, non so chi abbia avuto l’idea del clip di Arabella, certo conosce la Cina e i cinesi come pochi!

Il secondo segnale importante dato da Trump è stato l’aver scelto l’anniversario della sua elezione per il primo incontro con Xi in Cina. Tutti ne parlano a Pechino e lo ritengono un segnale di amicizia speciale da parte di Trump. La conseguenza immediata è l’importanza ed il valore (record assoluto) degli accordi commerciali firmati, 250 miliardi di dollari di acquisti dalla Cina verso gli Stati Uniti. Xi ha assicurato a Trump che tutti i problemi tra Cina e Stati Uniti attualmente sul tappeto troveranno soluzione. I media sembrano non capire o non voler capire.

Oggi l’Associated Press inizia la sua cronaca della conferenza stampa congiunta Trump-Xi dicendo che il presidente americano ha criticato le relazioni commerciali tra Cina e Stati Uniti in quanto “very one-sided and unfair” (molto sbilanciate e sleali), però meravigliata aggiunge che Trump si è fermato lì.

Anzi: “But I don’t blame China, ha detto Trump, after all, who can blame a Country for being able to take advantage of another Country for the benefifit of its Citizens?” (Chi può rimproverare un Paese perché è capace di avvantaggiarsi su di un altro a beneficio dei propri cittadini). E ancora: “I give China great credit”.

I Democratici lamentano che Trump non abbia parlato di “democrazia” e delle riforme strutturali che i cinesi dovrebbero fare. Lo annoto per dovere di cronaca, a me sembra un inutile cliché, ma tant’è.

La Cina sa benissimo che il futuro è bipolare e, come stanno ripetendo tutti i media cinesi, si baserà sugli stretti rapporti personali tra i due leader. Chissà se non dovremo ricordare il video con la tenue voce di Arabella che canta in cinese come uno dei primi passi di una nuova egemonia a due non conflittuale.


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