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Banca Carige, ecco incognite e notizie sull’aumento di capitale

Carige

Dopo le forti turbolenze della fine della scorsa settimana, riparte l’operazione con cui Banca Carige conta di condurre in porto il rafforzamento patrimoniale complessivo da 1 miliardo di euro chiesto entro la fine dell’anno dalla vigilanza della Bce.

CHE COSA STA SUCCEDENDO IN BORSA

Banca Carige riesce a scambiare per un attimo in Borsa, dove è sospesa da stamattina, prima di essere nuovamente congelata. Sul mercato sono transitate 4,5 milioni di azioni a un prezzo di circa 0,095 euro ad azione. Il titolo è stato nuovamente sospeso dopo aver toccato un minimo di 0,0905 euro ad azione, in ribasso del teorico del 38,9%. A questi valori la capitalizzazione di Borsa è scesa a 75 milioni. Ma facciamo un passo indietro.

DETTAGLI DELL’OPERAZIONE

Dopo lo stop delle banche del consorzio di garanzia dell’aumento che era stato comunicato il 16 novembre, prima dell’apertura dei mercati, tra venerdì e sabato la banca guidata da Paolo Fiorentino (nella foto) ha fatto sapere che è stato raggiunto un accordo. L’aumento di capitale da 560 milioni (60 milioni a disposizione della conversione di parte delle obbligazioni subordinate), una volta giunto l’ok di Consob, partirà il 22 novembre al prezzo di 1 centesimo per ogni azione. A garantirlo saranno le tre banche estere che si erano già impegnate con una pre-garanzia, Credit Suisse, Deutsche Bank e Barclays, a cui si è appena affiancata Equita. I titoli emessi con l’operazione, fortemente diluitiva, saranno offerti in opzione agli attuali soci nel rapporto di 60 per ogni azione posseduta. Carige intende iniziare il periodo di esercizio dei diritti di opzione mercoledì 22 novembre e terminarlo il 6 dicembre 2017.

CHI HA DETTO DI SÌ

Nello stesso comunicato in cui ha fatto sapere di avere ottenuto, dopo le tribolazioni dei due giorni precedenti, l’ok del consorzio di garanzia, la banca con base a Genova ha comunicato di aver ricevuto “lettere irrevocabili di sottoscrizione per la parte in opzione dell’aumento di capitale (500 milioni, dati i 60 a servizio della conversione, ndr) da parte di Malacalza Investimenti e degli altri azionisti core, subordinate a talune condizioni sospensive e risolutive tipiche per operazioni di questo tipo: Malacalza Investimenti Srl per la propria quota pari a circa il 17,6%, Gabriele Volpi (attraverso la Compania Financiera Lonestar Sa) che, oltre ad aver confermato il proprio 6%, si è impegnato a salire al 9,9%, Aldo Spinelli (attraverso la Spininvest Srl) per la quota dello 0,45 % e Gruppo Cooperative Liguria per la quota dell’1,76%”. In questo modo, risulta essere ufficialmente “prenotato” circa il 30% dei 500 milioni.

L’OTTIMISMO DI FIORENTINO

Tuttavia, intervistato dal Sole 24 ore del 19 novembre, l’ad Fiorentino, (in foto), a chi gli domandava quale parte dell’operazione fosse “coperta”, ha risposto: “Quasi 300 milioni, tra i soci noti, qualcuno nuovo di natura istituzionale, e gli ex bondholder”. Nella risposta, è quindi compresa la parte di 60 milioni legata alla conversione degli ex obbligazionisti subordinati, i principali dei quali sono Generali, Intesa Sanpaolo e Unipol. Non si esclude quindi che le tre banche possano in qualche modo diventare anche socie della banca ligure. Tra l’altro, nei giorni precedenti si era parlato con insistenza di un interesse da parte di Unipol.

CHE INCOGNITE RESTANO

A ogni modo, l’operazione resta complicata, non foss’altro che per il fatto che si tratta del terzo aumento di capitale in quattro anni, dopo quelli del 2014 e del 2015 da un totale di 1,65 miliardi. A rappresentare una delle maggiori incognite sono i piccoli soci, una pattuglia di circa 55 mila persone, spesso anche dipendenti della banca, che dovranno decidere se accordare di nuovo fiducia o meno a Carige. “Ora c’è da vedere – ha detto a riguardo Fiorentino al Sole 24 ore – come reagirà il retail: io sono positivo, perché in Carige i piccoli soci valgono il 50%, e di questi il 73% sono liguri; il mio sogno è di trovarmi con una domanda superiore all’offerta, sarebbe un bel segnale per noi e per l’industria bancaria italiana”.

(articolo aggiornato alle ore 15,30)


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