Da tre giorni alcuni investitori cercano di schiacciare la quotazione del bitcoin sotto quota 7.000 dollari senza riuscirci. Ieri la criptovaluta è scesa fino a un minimo di 6.958 dollari ma si è presto ripresa fino a salire in serata a 7.087 dollari. Il rimbalzo è stato innescato dalle dichiarazioni di Leo Melamed, presidente onorario del Cme Group, il più grande mercato mondiale dei derivati, che la scorsa settimana ha annunciato il lancio di un future sul bitcoin entro la fine dell’anno, una mossa destinata ad aprire il mercato della criptovaluta agli investitori istituzionali.
Melamed, 86 anni, è l’uomo che, in qualità di presidente della Borsa di Chicago, lanciò nel lontano 1972 il primo mercato dei future sulle valute. “Il mondo negli anni 70 non guardava al trading valutario come a un valido strumento finanziario”, ha detto Melamed. “E anch’io all’inizio non credevo al bitcoin, ma poi ho voluto saperne di più”. Il vecchio guru ha cambiato idea perché “tutta la mia vita è stata costruita intorno alle nuove teconologie. Non ho mai detto no alla tecnologia. Le persone che le dicono di no muoiono in fretta. Sono ancora oggi la stessa persona che crede alla tecnologia, perlomeno voglio analizzare i cambiamenti che porta. E il bitcoin rappresenta proprio questo”. Così il Cme ha deciso di lanciare il future sulla primogenita delle criptovalute.
“È un passo molto importante per la storia del bitcoin. Noi lo regoleremo e lo addomesticheremo dentro un tipo di strumento finanziario con delle regole”. I future permetteranno agli investitori di shortare i bitcoin, rendendo possibili le scommesse in due direzioni (al rialzo e al ribasso), uno sviluppo che secondo Melamed, attirerà non solo gli speculatori ma anche i grandi investitori istituzionali. In qesto modo, è la conclusione del vecchio guru, il bitcoin diventerà una nuova asset class, collocandosi sullo stesso terreno dell’oro e delle azioni.
I tempi del selvaggio west stanno per finire, quindi. I puristi inorridiscono, ma sul bitcoin (che ieri capitalizzava 118,6 miliardi di dollari) dovrebbero riversarsi enormi quantità di denaro che, almeno all’inizio, faranno salire ulteriormente le sue quotazioni. Il lancio del future è solo l’inizio del cammino del bitcoin nella finanza mainstream: sempre ieri Christopher Concannon, ceo di Cboe Global markets, la Borsa di Chicago specializzata nelle opzioni, ha dichiarato che il lancio del future sul bitcoin porterà anche alla nascita dell’Etf sulla criptovaluta. Recentemente, il Cboe ha firmato un accordo con Gemini, una piccola borsa delle criptovaluta, che gli fornirà i dati sul bitcoin indispensabili per lanciare dei derivati.
Intanto la Banca centrale dell’Uruguay ha presentato il progetto pilota per il lancio della versione digitale del peso, sottolineando che «non si tratta di una criptovaluta come il bitcoin, bensì di una valuta che resta sotto la responsabilità della Bcu». Più o meno è quello che voleva fare l’Estonia, poi bloccata dalle dure parole del presidente della Bce, Mario Draghi: «Nella zona euro c’è una sola valuta ed è l’euro». La Bcu, che non fa parte di un’unione monetaria, può invece fare quello che vuole e così presto i cittadini dell’Uruguay potranno usare la moneta digitale per le loro compravendite.
(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)