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Buffett, Alwaleed e Belfort, chi sono i big della finanza contro il Bitcoin

L’”oracolo di Omaha” Warren Buffett, il principe saudita Alwaleed bin Talal e il lupo di Wall Street Jordan Belfort, i nomi d’oro della finanza mondiale, si schierano contro bitcoin e criptovalute. I rally della valuta, la sua non regolamentazione e virtualità lasciano perplessi i tre big, nonostante il bitcoin abbia già superato il valore di Goldman Sachs, con i suoi 100 miliardi di dollari di capitalizzazione.

Warren Edward Buffett è un imprenditore ed economista statunitense, soprannominato l’oracolo di Omahadal nome della sua città natale, per la sua sorprendente abilità negli investimenti finanziari che lo ha fatto divenire il più grande value investor di sempre e uomo più ricco del mondo nel 2008 secondo la rivista Forbes. Ma lo storico fiuto finanziario di Buffet non approva la moneta virtuale. “Non si può valutare il bitcoin perché è un asset che non produce valore, è una vera bolla in questo senso”, ha dichiarato Buffet a Forbes.

Il punto critico per Buffett è quello della regolamentazione. “Il bitcoin non è regolato, non è sotto controllo. Non c’è la supervisione di una Federal Reserve o di una qualsiasi altra banca centrale, credo imploderà.

Altre due voci si aggiungono a quelle già numerose a Wall Street nel criticare i Bitcoin. Si tratta di quella del principe saudita Alwaleed bin Talal e di Jordan Belfort. Alwaleed bin Talal, arrestato negli ultimi giorni nell’ambito dell’operazione anti-corruzione voluta dal re Mohammed Salman, vanta un patrimonio stimato attorno ai 20 miliardi di dollari. Il principe Alwaleed é uno degli uomini più ricchi e influenti al mondo e i suoi investimenti spaziano dal social network Twitter alla Apple, dalla News Corporation di Rupert Murdoch al colosso bancario Citigroup, dalla catena di hotel Four Seasons al servizio di taxi Lyft. Inoltre, il principe è azionista di maggioranza dei canali in lingua araba che fanno capo al gruppo Rotana. Alwaleed ha spiegato di non credere nella criptovaluta: “Credo che un giorno imploderà e che sia una Enron”, la società energetica collassata nel 2001 e diventata simbolo di uno dei peggiori scandali contabili degli Usa. In una intervista a Cnbc, il principe miliardario ha detto che “Bitcoin non ha senso. Non è regolato, non è sotto controllo né sotto supervisione” da parte di alcuna banca centrale. Bin Talal è dunque d’accordo con Jamie Dimon, Ceo di JP Morgan di cui il principe è azionista, e con Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates ossia del più grande hedge fund al mondo.

In linea con il principe saudita si schiera Jordan Belfort che, come spiegato a Cnbc, è convinto che il bitcoin sia “la più grande truffa di sempre…che esploderà in faccia alla gente”.

Belfort, il personaggio che ha ispirato il film “The Wolf of Wall Street” con protagonista Leonardo DiCaprio, consiglia di stare alla larga dalle offerte iniziali di moneta virtuale (initial coin offering, Ico), diventate la principale fonte di raccolta fondi per progetti costruiti sulla tecnologia blockchain. Uscito di prigione nel 2005 (dopo 22 mesi) Belfort ha detto al Financial Times che “i promotori di Ico stanno perpetuando una frode immensa di massimo grado su tutti. Probabilmente l’85% della gente non ha cattive intenzioni ma il problema e’…se il 5% o il 10% prova a truffarti, è un fottuto disastro”. Belfort – che si dichiarò colpevole di frodi finanziarie e di riciclaggio di denaro – ha precisato: “Non sto dicendo che c’è qualcosa di sbagliato nell’idea delle criptovalute. Il punto è chi viene coinvolto e ne corrompe l’idea”.



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