Bookcity Milano non poteva essere più sul pezzo. Proprio nelle convulse ore in cui, dal quartier generale di Genova, Banca Carige annunciava l’atteso accordo tra soci e consorzio di garanzia sull’aumento di capitale da 560 milioni di euro, a Milano, nel Palazzo della Borsa, veniva presentato il libro “Banche in sofferenza – La vera storia della Carige di Genova”, coedizione goWare-Epoké (chi volesse leggerne un estratto in esclusiva per Formiche.net può cliccare qui), scritto dalla giornalista ligure Carlotta Scozzari, ora a Business Insider Italia.
FIDARSI O MENO DELLE BANCHE?
È una domanda ricorrente, visti i tempi e naturalmente il libro non ha la pretesa di trovare una risposta. Anzi, semmai vuole instillare nel lettore nuovi dubbi. Ma, come ha fatto notare Scozzari, bisognerebbe iniziare a interrogarsi su come la politica stia gestendo le crisi degli istituti di credito territoriali: “Ora – ha dichiarato la giornalista – in ballo ci sono circa 56 mila soci che hanno deciso di partecipare ai tre aumenti di capitale negli ultimi quattro anni perché si sono sentiti dire che sarebbe andato tutto bene. Anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, aveva detto che la ‘questione banche’ si sarebbe presto risolta. Adesso si va verso un ennesimo aumento di capitale: chi può prestare ancora credito a questi signori?”
IL RUOLO DELLA CRISI
Presente all’evento anche il conduttore tv e vicedirettore del Giornale Nicola Porro, il quale ha voluto puntare il faro anche su un altro aspetto: “Bisognerà capire il ruolo della Banca d’Italia. Inoltre bisognerà capire se le banche del territorio sono entrate in crisi perché hanno prestato solo i soldi ai loro amichetti, con una gestione criminale delle risorse a disposizione, oppure se è stata davvero la crisi a buttarle giù, facendo comparire sempre più casi di insolvenza. Perché non si può recitare il mantra che le banche non prestano denaro quando poi, se lo prestano, ecco che sbagliano: sarà fondamentale accertare le responsabilità. Quanto dipende da una gestione sbagliata e quanto è colpa invece della convergenza della recessione economica?”.
POCA TRASPARENZA ED ETICA DELLA CONTABILITA’
Non sembra avere dubbi il vice presidente di Assolombarda, Andrea Dell’Orto, tra i relatori: “In Italia c’è un problema di management che non si può tacere. Si assiste molto spesso a un accentramento di potere nelle mani di poche persone, molto spesso di un unico individuo, che limita la trasparenza e che fa sorgere dubbi sull’etica della contabilità. E il fenomeno è rintracciabile soprattutto nelle realtà più piccole, quelle cioè maggiormente ancorate al territorio”.
LA CONNIVENZA DELLA POLITICA
Un altro ruolo è poi quello giocato dalla politica. “Possibile che Beppe Grillo non abbia fatto per Carige, che è la banca della sua Genova, la stessa lotta che ha fatto con il Monte dei Paschi di Siena?”, si è chiesta polemicamente Scozzari. “Secondo i giudici – ha poi aggiunto – le malefatte sarebbero iniziate nel ’97. In tutto questo tempo sorprende l’assordante silenzio politico: evidentemente faceva comodo che l’ex presidente Giuseppe Berneschi (nella foto) desse i soldi agli amici degli amici. Poi di colpo è saltato il tappo, c’è stata la crisi e come si dice: quando si abbassa la marea si vede chi nuota nudo. Ora il sistema ha interesse a colpevolizzare la gestione di Berneschi, ma anche la politica potrebbe avere responsabilità molto importanti”.
IL PROBLEMA DEL POPULISMO
“Ci ritroviamo con le banche in crisi – ha proseguito Carlotta Scozzari – solo perché nessuno dei governi che si sono succeduti prima del 2013 ha voluto salvarle: si sarebbe trattato di scelte altamente impopolari con gravi ricadute sul proprio elettorato in quanto rappresentano la casta”. “La verità – ha aggiunto Porro – è che il Paese ormai ragiona con la pancia: è partita una caccia senza tregua a politici, banchieri e ai giornalisti che dovrebbe inquietarci. Rischia solo di destrutturare la società così come la conosciamo e di portarci a un punto in cui le decisioni non saranno più prese dal Parlamento ma dalla piazza, con i rischi che ne deriveranno”.
Concorde il numero 2 di Assolombarda, Dell’Orto: “Dopo la crisi economica si è scatenata una demonizzazione dello stipendio alto. Ma se uno ha studiato, ha un curriculum di tutto rispetto, è pronto a prendersi molte responsabilità, è giusto gratificarlo. Altrimenti si spalanca la porta a chi può avere bassi salari in quanto totalmente impreparato e inesperto. Si finisce insomma per votare uno come Luigi Di Maio che ha esperienza zero e se ne vanta pure”.