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Banca Carige, ecco obiettivi, tempi e insidie dell’aumento di capitale

Carige

Prima giornata di aumento di capitale particolarmente movimentata per Banca Carige, alle prese con una operazione da 560 milioni (500 milioni di azioni assegnate in opzione a tutti gli attuali soci più 60 a servizio della conversione di obbligazioni subordinate), che è contenuta all’interno di un rafforzamento patrimoniale da 1 miliardo (sono previsti anche la cessione di asset e si è già conclusa positivamente un’offerta di scambio su obbligazioni)

AZIONI E DIRITTI

Il 22 novembre, al termine del primo giorno dell’operazione, che offre agli azionisti l’opzione di sottoscrivere 60 nuovi titoli a 0,01 euro l’uno per ogni azione posseduta (per questo motivo la ricapitalizzazione viene definita “fortemente diluitiva”), i titoli della banca genovese hanno perso il 6,61%, mettendo a segno la peggiore performance di Piazza Affari. In profondo rosso anche i diritti collegati all’aumento, che hanno registrato un calo del 41,04%. Sostenuti gli scambi: sono passate di mano oltre 1,6 miliardi di azioni, pari al 59% del capitale dell’istituto di credito genovese. Dal momento che l’aumento di capitale è stato considerato iperdiluitivo, si applica il nuovo modello definito “rolling” e finalizzato a evitare che si verifichino anomalie di prezzo sui titoli azionari interessati. Nel dettaglio, ciò significa che sarà possibile esercitare in via “anticipata” i diritti di opzione in ciascun giorno dell’aumento a partire dal terzo, ricevendo immediatamente le azioni di nuova emissione.

INSIDIE DEL PROSPETTO

Insomma, quella di esordio dell’operazione è stata una giornata movimentata. E lo si intuiva fin dalla mattina, quando le agenzie di stampa hanno passato al radar il contenuto del prospetto informativo, pubblicato nella tarda serata del giorno prima. Si è scoperto così che sono tre le ispezioni della Vigilanza europea in corso in Banca Carige. Non solo. Alla data del documento di registrazione, “la banca non ha ancora ricevuto dalla Bce la decisione finale Srep 2017 (si tratta di un esame condotto dalla Vigilanza) che, sulla base del processo annuale di revisione e valutazione prudenziale al 31 dicembre 2016, stabilisce i requisiti prudenziali della banca per il 2018”. Quindi, spiega il documento, sussiste “il rischio che l’emittente possa essere costretto ad assumere ulteriori iniziative di rafforzamento patrimoniale al fine di rispettare i requisiti patrimoniali e i target fissati in termini di ammontare di crediti deteriorati dall’autorità di Vigilanza”. Da qui la possibilità che dopo questo aumento di capitale in corso, già il terzo in quattro anno, ne debba servire subito un altro. “Escludo la necessità di un aumento di capitale addizionale”, ha dichiarato l’ad Paolo Fiorentino, (in foto), parlando con la stampa nella tarda mattinata del 22 novembre. Fiorentino ha spiegato che lui stesso parteciperà all’operazione.

LE ADESIONI

Le possibili adesioni all’operazione meritano un discorso a parte. Il prospetto informativo rende noto che i principali soci di Carige si sono complessivamente impegnati a sottoscrivere 128,47 milioni dell’aumento. Per coprire i restanti 369,5 milioni dell’aumento in opzione, ha spiegato Fiorentino in conferenza stampa, ci sono in essere contratti ulteriori relativi a 234,4 milioni di euro. Di questi, 69,5 milioni verrebbero coperti dall’attuale primo socio Malacalza Investimenti, che ha preso un impegno a sottoscrivere una parte dell’eventuale inoptato. Altri 130 milioni arriverebbero dagli investitori che hanno sottoscritto accordi di garanzia di prima allocazione con Equita sim. Fiorentino in conferenza ha precisato che gli impegni già presi, in caso di inoptato, ammontano a 100 milioni da parte del Credito fondiario, Sga e dell’investitore che acquisirà Creditis, a cui vanno aggiunti i 20 milioni che investirà l’azionista Gabriele Volpi per salire dall’attuale 6% al 9,99% del capitale. Altri 35 milioni arriveranno eventualmente da Algebris (10 milioni) e banca Ifis. A questi 295 milioni complessivi si sommano i 65 milioni in arrivo dalla conversione dei bond: 35 da Intesa Vita, 20 da Unipolsai e 10 da Generali. Tali soggetti finanziari però non hanno ancora formalizzato il loro impegno.

I COSTI

Dal prospetto informativo, inoltre, è emerso che l’operazione avrà un costo di circa 51,7 milioni di euro, al lordo dell’effetto fiscale. L’importo è inclusivo delle commissioni da riconoscere ai membri del consorzio di garanzia, cioè Credit Suisse, Deutsche Bank e Barclays, e a Equita Sim. Una parte delle spese, pari a 14,7 milioni di euro, verrà sostenuta da Carige a prescindere dal perfezionamento dell’aumento.



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