Il presente momento storico, segnato da tante difficoltà economiche, culturali, sociali e politiche, costituisce per i cattolici un forte richiamo all’impegno per affrontare in modo saggio e incisivo le sfide emergenti, attingendo linfa dai valori umani e cristiani, alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Nell’attuale situazione in cui versa l’Italia, il discorso sulla presenza e sul modo di partecipazione dei cattolici nella vita pubblica è particolarmente vivo e importante.
Di fronte alle condizioni di crisi che tutti avvertiamo, i cattolici non possono restare spettatori passivi, ma devono sentire il dovere di dare il proprio contributo per migliorare la realtà in cui vivono e impegnarsi per restituire alla politica la necessità di una tensione ideale, rafforzandone il fondamento etico e culturale. Come nel passato l’operosa presenza nella vita sociale e politica di uomini animati da una profonda fede cristiana è stata utile e importante, per opporsi alle varie forme di totalitarismi e per promuovere la rinascita e il progresso dell’Italia, che è divenuta una delle principali nazioni industriali del mondo, così oggi i cattolici devono dare il loro contributo sul piano sociale e politico, al servizio del bene comune nelle nuove sfide e nei nuovi scenari.
I laici cristiani non possono sottrarsi alla responsabilità di testimoniare la dimensione morale, sociale e culturale della propria fede a servizio e nell’interesse della comunità nazionale, aperti a una leale collaborazione con tutte le forze sane della nazione e nel pieno rispetto della Costituzione. Il Concilio vaticano II ha ribadito in forma solenne la stima della Chiesa per la politica e per quanti vi si dedicano. E papa Francesco (piazza San Pietro,30 aprile 2017) ha esortato: “Mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la P maiuscola! Cercate senza timore il dialogo con chi vive accanto a voi, anche con chi la pensa diversamente, ma come voi desidera la pace, la giustizia, la fraternità. È nel dialogo che si può progettare un futuro condiviso”.
Oggi non esistono più le condizioni storiche che esigevano l’unità partitica dei cattolici dopo la Seconda guerra mondiale. Sarebbe utopia pensare che quella forma possa ritornare. Tuttavia, per il rinnovamento della nostra società e per la costruzione di un futuro di giustizia, di prosperità e di progresso in Italia c’è ancora bisogno dell’impegno politico dei cattolici e che questi diano prova di coraggio anche nello studiare forme e tecniche di aggregazione delle energie disponibili per un’influenza unitaria ispirata. dalla fede, in vista del bene del Paese. Impegno dei cristiani deve essere quello di restituire alla politica un’anima etica, avendo fortemente il senso dello Stato e la personale coerenza morale, e dando la precedenza al bene comune e agli interessi generali anche se comporta sacrifici.
L’impegno etico porterà ad agire in spirito di servizio, immettendo nella costruzione della città dell’uomo il cemento della solidarietà, la cultura della legalità, l’attenzione e l’amore a ogni persona umana. Il bene comune va promosso al di sopra di ogni interesse personale o di parte. L’appartenenza a uno schieramento politico non deve mai offuscare la tensione verso il bene di tutti. Quando infatti sono in gioco i valori basilari della nostra civiltà, tutti devono essere coerenti nel promuoverli e nel difenderli. Chi vuole guidare il Paese verso l’auspicata ripresa economica, deve prendere con serietà due impegni: porre fine con decisione a ogni forma di corruzione. Lo si deve dire con convinzione e chiarezza. Gli episodi di tangenti e di ruberie di questi ultimi decenni hanno disonorato l’Italia.
Il politico deve avere il senso dello Stato e guardare al futuro con gli occhi dello statista, che pensa al bene comune, e non di chi si preoccupa di guadagnarsi voti nelle prossime elezioni; semplificare le procedure amministrative e quel groviglio di pratiche e di norme che rendono difficile la realizzazione di ogni progetto. È un passo indispensabile se vogliamo che le imprese abbiano sviluppo. Senza di esse non c’è lavoro e cresce la povertà.
Al riguardo il filosofo Hugo Grotius, maestro di diritto internazionale, ha scritto: “Un uomo non può governare una nazione, se non sa governare una città. Non può governare una città, se non sa governare la propria casa. Non è in grado di governare la propria famiglia, se non sa governare se stesso”. Il politico deve inoltre essere animato da un vero spirito di servizio e sentirsi impegnato a fare crescere nel mondo lo spirito di solidarietà, contro l’egoismo delle persone o delle nazioni, in un mondo globalizzato, nel quale il mercato tende a svincolarsi da ogni considerazione morale e che cerca solo il massimo profitto, i cristiani impegnati in politica hanno fra i loro compiti anche quello di piegare le leggi del mercato “selvaggio” alle leggi della giustizia e della solidarietà, per costruire un futuro più giusto, più solidale e più umano.