Lo scrutinio è iniziato con un caffè. In Sicilia, dalle 8, è in corso lo spoglio delle elezioni regionali. I dati parziali sembrano confermare il trend degli exit poll notturni: le prime sezioni scrutinate, 572 su 5.300, vedono il candidato del centrodestra, Nello Musumeci, in vantaggio rispetto all’esponente del M5s, Giancarlo Cancelleri: 40,1% contro 34,6%. Il campione, però, è ancora troppo limitato per trarre conclusioni. Le proiezioni sui primi dati reali parlano invece di una forbice ridotta, che va dallo 0,9% per Emg al 2% dell’istituto Piepoli e Noto Sondaggi per la Rai. Musumeci sempre avanti, ma di poco. A sinistra, le proiezioni, al momento, confermano gli exit pool: il candidato di Pd e Ap, Fabrizio Micari, non arriverebbe al 20%. Se il risultato fosse confermato dai dati ufficiali, sarebbe lui il grande sconfitto delle regionali. Per quanto riguarda Mdp, Claudio Fava s’attesterebbe sotto il 10%. Il quinto candidato, l’autonomista Roberto La Rosa, sarebbe sul filo dell’1%.
GRASSO NON CI STA
Dallo staff di Musumeci filtra “un cauto ottimismo”. Già nella notte, invece, i vertici del Pd danno per scontata la débâcle di Micari. Al Nazareno accusano il presidente del Senato, Pietro Grasso, di aver rifiutato la candidatura e di non aver allargato la coalizione di centrosinistra. La seconda carica dello Stato, però, non ci sta. “Non si può certamente addebitare a Grasso il fatto che, al di là dell’ardita ipotesi di far dimettere la seconda carica dello Stato per competere all’elezione del governatore della Sicilia, per lunghe settimane non si sia delineato alcun piano alternativo”, si legge in una nota diffusa dal suo portavoce. Se i dati fossero confermati, accusare Grasso per gli scarsi risultati del Pd in Sicilia sarebbe “una patetica scusa, utile solo a impedire altre e più approfondite riflessioni. Sullo stile e l’eleganza dei commenti di alcuni importanti esponenti del Partito democratico”, prosegue la nota, “in merito al coraggio del presidente Grasso non resta che confermare ancor di più le motivazioni per le quali il presidente s’è dimesso dal gruppo del Pd: merito, metodi e contenuti dell’attuale classe dirigente del partito sono molto lontani da quelli dimostrati dal presidente in tutta la sua opera a servizio dello Stato e delle istituzioni”.
NIENTE CONFRONTO TV
In casa M5s, invece, fanno rumore le dichiarazioni del vicepresidente della Camera e candidato dei grillini alle prossime politiche, Luigi Di Maio, che cancella il confronto in tv col segretario del Pd, Matteo Renzi. “Avevo chiesto il confronto con Renzi qualche giorno fa, quando lui era il candidato premier di quella parte politica”, scrive Di Maio su Facebook. “Il terremoto del voto in Sicilia ha completamente cambiato questa prospettiva. Mi confronterò con la persona che sarà indicata come candidato premier da quel partito o quella coalizione. Il Pd è politicamente defunto. Il nostro competitor non è più Renzi. A breve ci sarà una direzione del Pd dove il suo ruolo sarà messo in discussione”. Per Renzi, quella del candidato del M5s a Palazzo Chigi è una ritirata. “Oggi Di Maio scappa”, replica, sempre sui social, l’ex presidente del Consiglio. “Mi spiace pensare che gli italiani rischino di essere guidati da un leader che è senza coraggio. Che ha paura di confrontarsi. Che inventa scuse ridicole. Se un leader che vuole governare l’Italia ha paura di uno studio televisivo, semplicemente non è un leader. A domani, alle 21,30, su La7: se Di Maio ha un sussulto di dignità, lo aspettiamo in studio. Altrimenti faremo coi giornalisti”. Il tutto mentre lo spoglio, in Sicilia, prosegue nella pausa pranzo.
(articolo aggiornato alle ore 13)