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Ecco come Giorgio Gori cercherà di sfidare Roberto Maroni in Lombardia

Cristina Parodi, Giorgio Gori

La Lombardia come “una nave che va”, ma che con Maroni e il centro destra alla guida, “non sa in che direzione sta andando”. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, ha presentato il suo programma da candidato presidente della regione Lombardia all’auditorium La Verdi di Milano. Gori ha parlato davanti al centro sinistra unito, ad eccezione di Mdp: c’erano Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano e leader di Campo progressista, l’attuale sindaco Giuseppe Sala, il ministro dell’Agricoltura e vice segretario del Pd, Maurizio Martina, e l’ex sindaco di Torino Piero Fassino, arrivato dopo l’inizio degli interventi e a seguito dell’incontro con Pisapia sulla coalizione allargata, accolto da un lunghissimo applauso. In platea c’erano anche il deputato del Pd Emanuele Fiano, il sindaco di Brescia Del Bono, intervenuto prima di Gori, l’ex presidente della regione Piero Bassetti, grande assente il segretario del Pd, Matteo Renzi. Lo slogan della giornata era “Andiamo a cominciare”.

Gori ha toccato nel suo lungo discorso, di oltre un’ora, tutti i temi centrali per il governo della regione, dalla sicurezza all’immigrazione, dalla legalità al lavoro, passando per autonomia, sanità, ambiente. “È importante lavorare per smontare le promesse, non si smontano da sole le balle, dobbiamo puntualmente nei prossimi mesi riportare al vero quello che che raccontato in modo artefatto, lo sport preferito dagli avversari è dare colpe a qualcun altro” ha detto attaccando Maroni. “La Lombardia assiste a fenomeni di cambiamento di territorio senza avere la capacità di guida e coordinamento. La regione centralizza e bypassa i comuni, non riconosce autonomia e identità dei territori, noi faremo il contrario” ha detto Gori, che na parlato della necessità di confrontarsi con le altre regioni e città metropolitane europee.

Addio alla “sinfonia di promesse roboanti che poi vengono dimenticate, non si vedrà neanche un decimo del residuo fiscale promesso dal referendum per l’autonomia” ha detto Gori. È la Pedemontana “il simbolo del fallimento di una stagione politica” ha detto parlando di infrastrutture e della necessità di collegare i territori. “Innovazione, formazione, ricerca, infrastrutture, green economy, lavoro sono al centro del progetto che condividiamo, la priorità va ai posti di lavoro, l’obiettivo è creare piena e buona occupazione, vi garantisco che è possibile non solo a Milano e Bergamo” ha detto Gori dal palco.

La sfida a Maroni passa per la sanità: “È uno scandalo quello delle liste di attesa negli ospedali pubblici, non può andare bene,  non è libertà di scelta ma una capitolazione della sanità pubblica, noi manterremo promesse che lui non ha mantenuto – ha detto Gori – oltre a queste si può anche abolire il super ticket”.

La legalità? Sarà “il metodo di ogni comportamento” del governo della regione da lui guidato “non servono enti, commissari e ispettori se non vengono fatti lavorare, sarà faro e guida per affrontare tutte le questioni, non è così scontato ripeterlo. La mafia in Lombardia è un cancro lo diciamo senza paura” ha detto. Sulla questione immigrazione per il sindaco “la regione ha dato il peggio di sé”, “non è una partita che voglio giocare in difesa ma all’attacco, perché ci intestiamo la battaglia per legalità, sicurezza e dignità, non chi specula sulla paura. Vogliamo governare i fenomeni, trovare soluzioni, gli altri fanno solo propaganda”.

Un richiamo è andato poi alle istituzioni regionali che devono essere laiche aperte a tutti, per cui “non vedrete più scritte sul palazzo della regione nei prossimi cinque anni, né negati i diritti sanciti dalla Costituzione nelle strutture regionali, sono tutti uguali e tutti hanno diritto al rispetto indipendentemente dagli orientamenti” ha detto Gori.

Il richiamo finale, sulla scia del lavoro di Fassino e Pisapia per unire il centro sinistra, è stato all’unità della coalizione che “spero di allarghi” perché “ci restituisce ricchezza progettuale, forza e credibilità verso i cittadini, una unione che lavora per stare insieme e per costruire punti di incontro e non divisioni, per trovare il modo di entusiasmare al cambiamento chi è distante o ha perso fiducia nella politica e ha smesso di votare. Ricostruire la fiducia verso la buona politica fatta di persone perbene e appassionate con competenza può cambiare davvero la vita delle persone” ha concluso Gori dal palco.



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