Già sofferenti, o insofferenti, come preferite, per il filorenzismo di Eugenio Scalfari, sia pure interrotto ogni tanto da scappellotti e altri richiami al giovane segretario del Pd che non si attiene sempre ai consigli del decano del giornalismo politico italiano, al Fatto Quotidiano diretto da Marco Travaglio hanno perso la testa per la preferenza di voto a Silvio Berlusconi espressa in televisione dal fondatore di la Repubblica rispetto al candidato grillino a Palazzo Chigi, o ad altri portavoce del comico genovese.
È nata così una prima pagina d’invettiva grafica e fotografica contro Berluscalfari, a caratteri di scatola. Ed anche contro la nuova veste grafica di Repubblica, che ha il torto di avere eliminato il lungo, abituale corsivo di sovratestata, relegando molto all’interno, a pagina 57, l’antiberlusconissimo Michele Serra. Due indizi per i giustizialisti, si sa, sono una prova. Anzi, due prove a favore dell’accusa. Che sarebbe quella di tradimento.
Il tradimento di Scalfari e della sua Repubblica, non bastando grafica, fotomontaggio e quant’altro, che hanno relegato a fatti irrisori tutti gli altri avvenimenti di giornata, italiani e internazionali, si è procurato anche un indiavolato editoriale di Travaglio. Che ha ripetuto dieci volte, quante furono a suo tempo le domande d’accusa di Repubblica a Berlusconi per le sue vicende giudiziarie, la parolaccia “sticazzi” contro Scalfari per avere rovesciato la sua posizione nei riguardi dell’ex presidente del Consiglio.
Se “l’imputato” dovesse raccogliere le provocazioni e rispondere confermando per altrettante volte le ragioni per le quali preferisce Berlusconi al candidato grillino, che è invece sostenuto dal Fatto Quotidiano, forse bisognerebbe mandare la neuro in quella redazione per sedarli. E chissà quante altre squadre d’intervento sarebbero necessarie se la Corte europea dei diritti umani, accettando le sollecitazioni persino di Antonio Di Pietro, e non solo dei forzisti, emettesse subito il verdetto sul ricorso dei legali di Berlusconi, appena discusso, contro l’espulsione dell’ex presidente del Consiglio dal Senato e la ineleggibilità decise quattro anni fa, con applicazione retroattiva della cosiddetta legge Severino. Le previsioni – ahimè, per gli antiberlusconiani – sono tutte a favore del ricorrente, o quasi.
In ogni caso, anche se la Corte europea se la prendesse col solito comodo, la nuova legge elettorale consentirebbe a Berlusconi di tornare lo stesso al Senato o alla Camera, non appena ne riconquisterà il diritto. Basteranno le dimissioni di un amico eletto nella quota maggioritaria per disporre in quel collegio le votazioni cosiddette suppletive, consentire così a Berlusconi di candidarsi e farlo eleggere, a prescindere anche dalla Corte di Strasburgo. L’ineleggibilità che lo penalizza non è infatti eterna, ma a termine. E scadrà comunque durante la nuova legislatura.
Brutti tempi, insomma, per i signori del Fatto Quotidiano, e simpatizzanti. Dove tuttavia si coltiva un sogno, diciamo così, di riserva, e forse ben più remunerativo per le tasche di Travaglio e amici. E’ il sogno di ripetere contro Repubblica nelle edicole lo sfondamento, diciamo così, che il giornale di Scalfari riuscì a fare, uscendo nel 1976, contro Paese sera e l’Unità: i quotidiani comunisti dove peraltro lo stesso Scalfari aveva attinto buona parte della sua redazione.
Di Paese sera e dell’Unità non c’è più traccia nelle edicole, è vero. Ma a più di 41 anni di distanza non c’è più traccia, o quasi, dei loro lettori ed elettori neppure all’anagrafe.