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Intesa Sanpaolo, ecco che cosa succederà ai dipendenti di Popolare Vicenza e Veneto Banca

Mediobanca Carlo Messina, Simone Blasi, intesa sanpaolo

Raggiunto l’accordo fra Intesa Sanpaolo e i sindacati per l’armonizzazione dei dipendenti di Popolare Vicenza e Veneto Banca, ora rimasti in 8.320 (qui lo speciale di Formiche.net). Un tassello importante per l’incorporazione in Ca’ de Sass delle due ex venete in attesa che termini – scadenza rinviata al 23 novembre – la due diligence sui conti che consentirà di far confluire nella Sga i 18 miliardi di crediti deteriorati di cui Intesa Sanpaolo non si è fatta carico. Sullo sfondo, lo scontro avvenuto in commissione d’inchiesta a San Macuto tra Banca d’Italia e Consob e che ha fatto emergere una vigilanza lacunosa. L’accordo avviene dopo che, a settembre, è stata raggiunta l’intesa per le 4.000 uscite volontarie per pensionamento o accesso al Fondo di Solidarietà di Settore, di cui 1.000 tra i dipendenti delle due ex popolari.

L’ACCORDO

L’accordo prevede che dal 15 novembre agli ex dipendenti di BpVi e Veneto Banca si applichi il contratto di 2° livello e dunque tutta la normativa in materia di prestazione lavorativa, orario di lavoro, ruoli/figure professionali e percorsi di sviluppo professionali (dal 1 gennaio 2018), straordinario e banca delle ore, lavoro flessibile, ferie e permessi, buono pasto (dal 1 gennaio 2018). Saranno mantenuti alle condizioni pattuite i contratti di lavoro a tempo parziale e prorogati quelli in scadenza al 31 marzo 2018. Previsto inoltre che il fondo pensione di Intesa Sanpaolo assicuri il trattamento pensionistico di previdenza complementare ai dipendenti delle ex venete ora iscritti a fondi di previdenza esterni. Dal 1 gennaio 2019 viene estesa anche la copertura assicurativa del Fondo Sanitario Integrativo e dal 1 gennaio 2018 la possibilità di accedere alle attività culturali e ricreative e alla formazione di tipo flessibile, che si aggiunge a quella a sostegno del processo di riconversione e riqualificazione.

Un punto che aveva creato qualche frizione riguarda la mobilità. Si è convenuto che il trasferimento entro 90 km dalla residenza sia realizzato da Intesa Sanpaolo senza il consenso da parte dell’interessato e con possibile assegnazione di mansioni inferiori. Le stesse mansioni si possono mantenere invece se si accetta il trasferimento oltre i 90 km. Riconosciuto un rimborso dal trentacinquesimo chilometro; possibile solo un trasferimento fino al 30 giugno 2019. Secondo l’intesa siglata i dirigenti che maturano i requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia entro il 31 dicembre 2024 possono risolvere il rapporto di lavoro accedendo alle prestazioni straordinarie del Fondo di Solidarietà fra il 31 gennaio e il 28 febbraio prossimi. Da rilevare che – a fronte della sottoscrizione dell’accordo – Intesa Sanpaolo si è impegnata ad assumere, entro il 31 dicembre del prossimo anno, i circa 200 giovani delle ex venete con contratto di lavoro a tempo determinato e in servizio al 25 giugno scorso, quando il consiglio d’amministrazione guidato dall’ad, Carlo Messina (nella foto) ha dato il via libera all’acquisizione dei due istituti di credito. Sulla questione il segretario generale First Cisl, Giulio Romani, aveva formulato un’esplicita richiesta.

IL COMMENTO DI INTESA SANPAOLO

“L’accordo, frutto di lunga trattativa, permette di gettare le basi per una piena integrazione delle persone nel Gruppo – si legge in una nota di Ca’ de Sass -, presupposto essenziale per affrontare il nuovo Piano d’Impresa e rafforzare il senso di appartenenza, oltre che di confermare l’attenzione alle persone che hanno permesso a Intesa Sanpaolo di raggiungere l’attuale posizione di leadership in Italia e all’estero. L’accordo conferma la rilevanza strategica delle Relazioni Industriali di Intesa Sanpaolo e il ruolo fondamentale delle organizzazioni sindacali nazionali e di Gruppo che ha permesso di trovare le soluzioni condivise, nel quadro straordinario e unico nel quale si è realizzata l’operazione delle ex Banche Venete”.

IL COMMENTO DEI SINDACATI

“Dopo una trattativa lunga e delicata possiamo dire di aver dato certezze economiche e normative alle lavoratrici e ai lavoratori delle ex Banche Venete che non potevano essere penalizzati, in quanto non sono loro responsabili del dissesto avvenuto in quelle aziende” rileva Giuliano Calcagni, segretario nazionale Fisac Cgil. Gli fa eco Mauro Bossola, segretario generale aggiunto della Fabi, secondo cui si tratta di “un accordo dal forte valore sociale. Abbiamo messo in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori delle ex banche venete, evitando che i costi dell’integrazione fossero scaricati su di loro, i quali già peraltro hanno ‘pagato’ come azionisti dei due istituti vedendo andare in fumo i propri risparmi. Adesso – conclude – chiediamo il rimborso fino all’ultimo centesimo di tutti i risparmiatori vittime, insieme ai lavoratori, delle tristi vicende di risparmio tradito”. Soddisfazione viene espressa anche da Mauro Incletolli, della segreteria nazionale First Cisl. “Abbiamo messo la parola fine a un periodo travagliato e pieno di incognite, riconoscendo agli oltre 8.000 lavoratori delle ex banche venete diritti, tutele e un welfare di eccellenza e distribuendo i benefici, in una logica di equità coerente con i valori confederali, a tutta la platea dei lavoratori”.



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