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L’Eugenio Indro-nato

Il can can di questi giorni è tutto dedicato al rapporto uomo-donna, sulla pruriginosa ricerca del confine tra avance e molestia. Milioni di pagine di romanzi di formazione, di letteratura di tutte le levature non hanno insegnato nulla. Alla pubblica opinione le cose verranno spiegate dal Wired dei costumi cui Sette – l’inserto del Corriere – ambisce a somigliare. Poveri noi, povere donne.
In questo contesto assai involuto – ci salveranno le vecchie zie? – la figura di Silvio Berlusconi domina sommamente rivalutata. Perché quando si dice – E’ stato l’unico a pagare – si dice bene nel senso letterale del termine. Silvio Berlusconi si è dedicato all’ars amatoria con i modi e i gusti che si confanno a un satrapo d’altri tempi e d’altri mondi, sostenendo le sue concubine con tanto di pane e companatico.
Non certo in forza del potere dei ruoli.
Silvio Berlusconi è, poi, sempre stato fedele all’ommità. Ha trattato con la generosità opportuna e giusta, che è solo quella interessata degli affari, le relazioni con portatori di interesse così come con gli avversari. Non ha mai concesso alla fanfara il contenuto dei discorsi tra signori tra cui dovrebbe vigere il garbo della discrezione.
Proprio quello che non si può dire di Eugenio Scalfari, tradito dalla vanità della senectute. Per voler somigliare a Montanelli, quello che più che un uomo è ormai un carattere ha fatto della sua apparizione da Floris un episodio da burlesque.



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