Il presidente Emmanuel Macron è a rischio isolamento? Se lo chiede il quotidiano “Le Parisien”, intravedendo i segnali della solitudine al potere del 39enne numero uno dell’Eliseo. Tanti deputati di “En Marche” non l’hanno mai guardato in faccia e sono infastiditi per le tante persone che si frappongono tra i loro suggerimenti e le possibilità di un contatto diretto. Si mormora che le président non ami prendere consigli, men che meno essere contraddetto. Il malumore inizia a serpeggiare: vengono filtrate troppe comunicazioni. Il miglior modo per recapitargli un sms o un’informazione via Telegram? “Mandargli un messaggino dalla mezzanotte alle due del mattino – confida uno molto vicino a lui – perché in quel momento è più reattivo”. Ma se il messaggio serve per raccontargli che le cose dentro “En Marche” non funzionano come dovrebbero, non verrà preso in considerazione, puntualizza Le Parisien. «Macron è suscettibile» – critica il giornale – e su di lui «hanno influenza solo una dozzina di persone», aggiunge un conoscente del “macronismo”. Se gli si presenta un problema o una situazione critica, meglio proporre anche una possibile soluzione. Accedere al presidente, dopo soli sei mesi dall’incoronazione sulle note dell’Inno alla Gioia di Beethoven, rimane comunque difficile perfino per i più devoti esponenti del suo movimento.
CHRISTOPHE CASTANER SEGRETARIO DI “EN MARCHE”
“En Marche” nel frattempo conosce già il nome del suo “segretario”. Christophe Castaner, 51enne portavoce del governo e in passato sindaco di Forcalquier (per il Partito Socialista), è il candidato unico al ruolo di guida del movimento per i prossimi tre anni. Il voto per il successore di Macron sarà una formalità: l’appuntamento è previsto per il 18 novembre a Lione, sede del primo congresso di En Marche. Congresso che sarà senza contrasti: Macron ha già scelto Castaner, nessuno si metterà in mezzo. “Non c’è niente di male – dichiara Castaner – se tutti sono d’accordo sulla mia candidatura”.
GLI EX CONSIGLIERI DI HOLLANDE RACCONTANO IL SUO “CAOTICO” MANDATO
Proprio in questi giorni emergono i retroscena del quinquennato precedente all’elezione di Macron. Gaspard Gantzer e Vincent Feltesse, ex consiglieri di François Hollande, hanno pubblicato due libri – “La politique est un sport de combat” e “Et si tout s’était passé autrement” – che ripercorrono i punti di forza e le mancanze dei cinque anni socialisti all’Eliseo. Un mandato “caotico”, quello di Hollande, deragliato a causa delle crisi dei migranti e dell’euro, dal terrorismo, dalle fratture nella maggioranza. I due consiglieri rendono però omaggio al coraggio e all’elasticità di Hollande, apprezzato soprattutto per la gestione del dopo attentati. Per Feltesse l’ex compagno di Sègoléne Royal è stato “prigioniero di un orizzonte di dieci giorni”: non ha avuto lo sguardo giusto per vedere nel lungo periodo. Nelle rispettive pubblicazioni – anticipate da Solenn De Royer su “Le Monde” – i due ex consiglieri affrontano le incertezze e lo choc della parte conclusiva della presidenza Hollande. Il presidente ha faticato a comprendere il pericolo che stava emergendo nel suo governo: Emmanuel Macron. Rimanendo così prigioniero dei “vecchi schemi”: un uomo né di sinistra né di destra, secondo Hollande, non avrebbe mai potuto prendere troppo spazio o al massimo poteva aspirare a candidarsi nel 2022. Ma la storia è andata in un altro modo. Così, mentre con i suoi consiglieri stava preparando la campagna elettorale – “Nous sommes la France” lo slogan fantasma per la rielezione – attorno a lui cedevano i terreni del consenso e della fiducia. Tanto da far propendere per la rinuncia alla rielezione. Hollande, secondo entrambi i consiglieri, si è ritrovato un po’ troppo solo al potere. Rischio che potrebbe correre anche lo stesso Macron, stando almeno alle voci interne raccolte da Le Parisien.