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Ecco come ci muoveremo su Popolare Vicenza e Banca Etruria. Parla Marino (Pd)

Meno passerella e più chiarezza negli obiettivi da raggiungere e nel metodo da seguire. Mauro Maria Marino (a sinistra), vicepresidente Pd di quella commissione d’inchiesta sulle crisi bancarie, sembra lì lì per perdere il suo solito aplomb. “Comprendo l’interesse di sentire la voce dei protagonisti di vicende controverse ma il punto è capire dove andiamo a parare – spiega Marino a Formiche.net -. Prima di iniziare i lavori si era stabilito un metodo: ascoltare i magistrati, le associazioni di consumatori, i risparmiatori/azionisti e i manager. Poi c’è stata un’accelerazione. Ora ci sono in sospeso diverse richieste di audizioni: quelle di Gianni Zonin e Vincenzo Consoli (ex presidente di Popolare Vicenza ed ex amministratore delegato di Veneto Banca, ndr), di Fabrizio Viola e Alessandro Profumo (ex amministratore delegato ed ex presidente di Montepaschi, ndr) e di Giuseppe Mussari (presidente di Mps prima di Profumo, ndr)”.

Al momento invece l’ufficio di presidenza della commissione “non ha ancora affrontato il tema” dell’audizione di Federico Ghizzoni, ex ad di Unicredit che secondo Ferruccio de Bortoli avrebbe ricevuto pressioni dall’allora ministro delle Riforme Maria Elena Boschi per acquisire Banca Etruria. Peraltro Ghizzoni si è reso disponibile ad andare a Palazzo San Macuto.

“Di istanze non soddisfatte ce ne sono molte e occorre lavorare perché siano risolte tutte ma sulla base di un principio condiviso – evidenzia il parlamentare -, di un filo conduttore, altrimenti rischiamo di essere portati a spasso da richieste che nascono ogni cinque minuti. E’ quello che ho detto nell’ufficio di presidenza di venerdì”, svoltosi durante l’interruzione dell’audizione del direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via, e che Marino ripeterà nel prossimo ufficio di presidenza – presumibilmente martedì – che si annuncia ricco di spunti.

“Finora abbiamo lavorato proficuamente e intensamente ma facciamo attenzione a non vanificare tutto” aggiunge il vicepresidente che si mostra palesemente seccato quando si parla della lista dei cento debitori di Veneto Banca finita sui giornali. “Occorre fare cose che non rechino danno al Paese ma molti vogliono usare la commissione per fare lotta politica. In quella lista – rileva – ci sono anche creditori in bonis: si mettono sullo stesso piano quelli che non hanno restituito i soldi con quelli che stanno facendo sacrifici per restituirli e addirittura con quelli che li hanno già restituiti. Come spesso succede si sono mischiate le mele con le pere e, quel che è peggio, è stato messo tutto in bella mostra”. Una questione grave per cui il presidente Pierferdinando Casini ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Roma. “Io sono sempre stato contrario alle liste di proscrizione – sottolinea il senatore Pd -. In qualità di presidente della commissione Finanze del Senato mi sono opposto quando il presidente dell’Abi Antonio Patuelli (lo scorso gennaio, ndr) ha proposto di rendere noti i nomi dei debitori insolventi delle banche che finiscono in risoluzione o che vengono salvate dallo Stato. Alla luce di quello che sta accadendo in questi giorni, mi pare che le mie preoccupazioni non fossero infondate”.

Nel prosieguo dei lavori della commissione c’è ora il filone di audizioni su Cariferrara, Carichieti, Banca Etruria e Banca Marche (al via da martedì 28) che terminerà la prima settimana di dicembre. “Dopo il 10 bisognerà ascoltare subito il presidente della Consob Giuseppe Vegas, il cui mandato scade il 15 dicembre, e poi il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e qualcuno chiede che si presentino in commissione anche i ministri dell’Economia precedenti, come Fabrizio Saccomanni e Giulio Tremonti”.

Tempo dovrebbe essercene a sufficienza perché è presumibile che non si riesca a varare la legge di Bilancio prima di Natale: “Tra martedì e mercoledì il testo sarà licenziato al Senato e poi tornerà al vaglio della Camera dove credo che saranno apportate alcune modifiche”. Dunque, il provvedimento farà ancora la spola con Palazzo Madama. Una volta finite le audizioni, il lavoro che attende la commissione non sarà meno importante perché dovrà essere redatta una relazione “che consenta alla legislatura successiva di recepire le indicazioni elaborate in modo da evitare il ripetersi di situazioni come quelle che si sono venute a creare negli istituti oggetto di inchiesta. In questo senso una gran cura andrà posta sulla questione della vigilanza, che si è dimostrata insufficiente. Si dovrà contemperare l’esigenza di riservatezza della Banca d’Italia con quella di trasparenza della Consob”. Magari creando un nuovo organismo che acquisisca tutte le funzioni di controllo e che superi l’inefficacia dell’attuale sistema, come già ipotizzato dallo stesso Marino nelle scorse settimane.


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