Nessuno finora aveva ottenuto un coro unanime di critiche da tutto l’arco parlamentare rappresentato in commissione d’inchiesta sulle banche. C’è riuscito Vincenzo La Via (nella foto), direttore generale del Tesoro, che ieri è stato ascoltato a Palazzo San Macuto nell’ambito delle audizioni su Montepaschi. A scatenare gli attacchi dei parlamentari, che hanno anche portato il presidente Pierferdinando Casini a sospendere l’audizione per circa mezz’ora, varie questioni: la lettura di una relazione che ripeteva quella illustrativa allegata al decreto su Mps; le risposte in merito alla vigilanza di Via XX Settembre sulla Fondazione; quelle sulla conferma dell’amministratore delegato Marco Morelli, che era stato sanzionato da Bankitalia per l’operazione “Fresh” nel 2008-2009; quelle sul recupero dell’investimento statale che secondo il Mef dovrà avvenire entro il 2021. Altro tema controverso è l’azione di responsabilità contro gli ex vertici Fabrizio Viola e Alessandro Profumo, che deve essere proposta dal consiglio d’amministrazione dell’istituto e valutata dal Tesoro.
LE CRITICHE DEI COMMISSARI
Il più duro nei commenti è stato il vicepresidente in quota Forza Italia, Renato Brunetta, che ha parlato di “inadeguatezza totale” da parte di La Via. “Ho stima dei civil servant di Bankitalia e Mef ma oggi sono fortemente imbarazzato da civil servant che spero, non per scarsa qualità personale, hanno dimostrato la loro inadeguatezza totale e assoluta. Questa audizione – ha rincarato – ha dimostrato la totale inadeguatezza della tecnostruttura del Mef, che viene considerata tale anche a livello europeo”.
Anche l’altro vicepresidente, Mauro Maria Marino (Pd), non ha avuto parole positive pur adoperando toni meno concitati. “Non è stata un’audizione brillante, c’è stata un po’ di superficialità specie nei rapporti fra Dg Competition Europea, Fondo interbancario e Stato – ha spiegato il presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama -. In ogni caso tenderei a separare le valutazioni politiche da quelle tecniche” ha precisato riferendosi a quei colleghi, come lo stesso Brunetta, che si erano mostrati fortemente critici.
Il senatore di Idea Andrea Augello, che ha definito l’audizione di La Via “disarmante”, ha puntato l’attenzione soprattutto su un elemento, la riconferma di Morelli: “Conoscete – ha chiesto Augello in sede di audizione – una qualche banca del mondo sviluppato amministrata da un ad” sanzionato dalla Banca centrale e che “è in una situazione di contenzioso con Banca d’Italia (Morelli ha fatto ricorso contro la sanzione di Via Nazionale, ndr)?”. Alla risposta negativa della delegazione del Tesoro, Augello ha ripreso: “L’unica ragione per cui avete potuto nominarlo è perché il decreto del Mef che recepisce le linee guida Bce sui requisiti di idoneità (fit and proper) non è ancora entrato in vigore”, cosa che accadrà a fine anno al termine della consultazione pubblicata avviata lo scorso settembre.
Non hanno usato mezzi termini neppure i Cinquestelle. “La reticenza e l’inadeguatezza del dg del Tesoro sono state imbarazzanti oggi. E fanno capire a quali figure apicali sia affidato un dicastero tanto importante e strategico” hanno rilevato i componenti M5S della commissione d’inchiesta. “A parte la confusione, l’opacità dei rapporti, e delle comunicazioni a valle, emerse tra governo italiano, Dg Comp. europea e vigilanza unica in occasione delle diverse crisi bancarie, è surreale sentire La Via vantarsi di non aver mai applicato il bail-in, una normativa che loro stessi si sono votati e che poi hanno fatto di tutto per aggirare, anche con pasticciate soluzioni creative che comunque hanno punito i piccoli risparmiatori” hanno spiegato i pentastellati secondo cui “la verità è che se avessimo nazionalizzato il Montepaschi quando lo proponevamo noi, avremmo evitato almeno otto miliardi di distruzione di valore. Il Tesoro oggi dice che non ci abbiamo perso nulla, ma ciò è palesemente infondato. Riguardo alla situazione odierna dell’istituto, invece, il Mef sostiene di aver effettuato un’istruttoria di carattere qualitativo finalizzata a definire liste di nominativi per il Cda. Ciò, tuttavia, non è stato sufficiente a escludere dirigenti imputati come l’ex presidente del collegio sindacale. Anzi, La Via ha parlato esplicitamente di mancanza di elementi ostativi. Complimenti. E menomale che spiegano di aver già tenuto conto, nelle designazioni, del nuovo regolamento ‘fit and proper’ per i manager bancari che arriverà entro fine anno per dare reale attuazione all’articolo 26 del Tub. A questo punto non possiamo che dubitarne”. Al momento, hanno concluso, “l’unica cosa certa è che a Siena o dopo Siena si fa carriera solo se inquisiti. Il Tesoro ci ha confermato che da primo azionista non intenterà nessuna azione di responsabilità nemmeno contro gli ex manager Viola e Profumo, imputati per falso in bilancio e manipolazione del mercato. Peccato ci siano di mezzo oltre 5 miliardi di soldi dei cittadini”.
COME PROSEGUONO I LAVORI DELLA COMMISSIONE
Intanto la prossima settimana, terminato il ciclo di audizioni su Montepaschi, si passerà al terzo filone d’inchiesta, ovvero quello che riguarda le quattro banche finite in risoluzione, Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara, Carichieti. Si comincia martedì 28 con Patrizia Castaldini e Stefano Longhi, procuratore della Repubblica f.f. e sostituto procuratore presso il Tribunale di Ferrara, e si prosegue il giorno dopo con l’audizione di Elisabetta Melotti, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ancona. Giovedì 30 sarà la volta del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo, Roberto Rossi, mentre venerdì 1 dicembre toccherà a Francesco Testa e a Giuseppe Falasca, procuratore della Repubblica e sostituto procuratore presso il Tribunale di Chieti.
Nel frattempo bisogna registrare anche l’esposto di Casini al procuratore di Roma Giuseppe Pignatone in merito alla fuga di notizie sulla lista dei debitori di Veneto Banca che, secondo la commissione, non è attribuile a nessun parlamentare.