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Come Beatriche Fihn (premio Nobel) ha ringraziato Papa Francesco

“Ringraziamo il Papa per la sua leadership politica e spirituale, per avere sostenuto il trattato di cui a inizio marzo sono stati avviati i negoziati”. Un segno di gratitudine alla Santa Sede, per aver offerto sul tema del disarmo nucleare la sua “leadership importante”, espresso da Beatriche Fihn (nella foto), la trentasettenne svedese a capo del consorzio per il disarmo nucleare Ican (International campaign to abolish nuclear weapons), che a luglio ha ricevuto l’avviso di essere la vincitrice del premio Nobel per la pace del 2017. Lo ha fatto intervenendo al termine della prima giornata della conferenza internazionale “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”, che si svolge il 10 e l’11 novembre in Vaticano (qui gli interventi di Parolin e Turkson).

IL RINGRAZIAMENTO DI BEATRICE FIHN AL PAPA

Beatrice è una giovane bionda, alta, occhi grandi e azzurri, e la sua campagna, portata avanti da anni per mano di un insieme di almeno ben 468 organizzazioni, quest’anno ha visto concretizzarsi un aspetto del proprio obiettivo con la firma all’Onu da parte di 122 Stati del trattato per la proibizione delle armi nucleari. Pochi mesi dopo l’importante discorso, in sostegno della causa, di Papa Francesco. “Sono davvero molto lieta e orgogliosa, ma so che non sarebbe stato possibile senza la leadership della Santa Sede e la leadership morale di persone di fede”, ha infatti rivelato.

IL DISCORSO DELLA VINCITRICE DEL PREMIO NOBEL

Il punto, ribadito all’incirca in maniera unanime da tutti i relatori del convegno, e come anche dalla stessa Finh in conclusione della giornata, è che “dobbiamo chiederci quanto sia sostenibile una stabilità basata su una paura che mina rapporti di fiducia tra le persone”. Paura che invece, se guardiamo indietro ai fatti e al corso della storia, “ha guidato i rapporti umani, tra le nazioni, per oltre settant’anni”. Si pensava cioè “che le armi nucleari potessero guidare il mondo e così è stato”, ha spiegato la giovane svedese: “Hanno guidato la  geopolitica e sviluppato il diritto umanitario internazionale, e ancora oggi gli arsenali sono i residui di uomini che un tempo pensavano si sarebbe arrivati a un’escalation”. Ma a un certo punto, “la pace è stata una luce, un faro che ci ha fatto tornare fuori dal baratro”.

“NON C’È STATA SOLO LA LEADERSHIP DELLA CHIESA, MA ANCHE DELLE DONNE DELLA CHIESA”

Arrivata grazie al fatto che “questo Papa ha continuato a fare appelli alla pace, alla luce nel buio, alla vita invece che alla morte. Chi meglio di lui può guidarci in questa battaglia?”, ha domandato la giovane, in maniera realista. E assieme al Papa, inoltre, “abbiamo avuto il sostegno di tanti vescovi, americani, europei”. Non c’è stata infatti “solo la leadership della Chiesa, ma anche delle donne della Chiesa, che hanno sostenuto il disarmo a spada tratta. Queste persone non vogliono fermarsi, ma vogliono continuare a mettere in discussione la legge degli uomini con decisioni coraggiose”. Ancora meglio, “queste donne ci hanno ispirato, la fede ci ha guidato e ci ha indicato la via da perseguire. Siamo riusciti a utilizzare la fede e il potere delle persone. Adesso questo trattato storico ci consente di metter la parola fine sulle armi nucleari”.

IL CONTESTO GLOBALE, LA MINACCIA NUCLEARE E I TWEET DELLA FIHN

Sono infatti passati settantadue anni dal lancio della prima bomba nucleare, sganciata sopra Hiroshima il 6 agosto 1945, tre giorni prima della seconda su Nagasaki, e oggi ci si ritrova ancora al punto in cui “vediamo la minaccia della armi nucleari come tangibile”, ha ribadito la svedese assieme agli altri relatori dell’evento, in due giorni undici premi Nobel. “Lo vediamo su Twitter, dove due pazzi si scambiano parole pesanti e insulti”. E il riferimento a Trump e alla Corea del Nord è oltremodo scontato, d’altronde basta aprire il canale Twitter della Fihn in cui scrive, con parole poco lusinghiere, “Trump is a moron”, Trump è nientemeno che “un deficiente”. O basta leggere le parole rilasciate al Corriere della Sera, in cui riguardo alla visita del presidente americano in Asia dice: “non vedo cosa ci sia di diplomatico”. Intervista in cui ha però anche aggiunto che lo scontro tra Kim e il presidente americano ha avuto l’effetto inverso di aiutare la sua campagna. “Non saremo mai sicuri fino a quando le armi nucleari saranno presenti nel mondo”, è infatti la certezza della ragazza.

LA RICHIESTA A FRANCESCO DI UNA PREGHIERA GLOBALE 

Che alla fine del suo speech, dopo l’udienza a metà giornata con Papa Francesco (qui un video delle parole di Bergoglio) in cui i partecipanti incontrano il pontefice scambiando sguardi intensi e brevi battute, ha rivelato un particolare: “Oggi, incontrandolo, ho fatto una piccola richiesta al Papa: che il 10 dicembre, a Oslo, quando io e la mia organizzazione accetteremo il premio Nobel, organizzi una preghiera globale per mettere fine alla minaccia delle armi nucleari. Il 10 dicembre preghiamo tutti insieme, per fare appello alla pace e per fare in modo che i leader firmino questi trattati. Io penso che le persone normali, un leader come il Papa, noi tutti, metteremo fine a questo dramma”.

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