Se Matteo Renzi voleva allenarsi in vista dell’ormai prossimo, e inedito, faccia a faccia televisivo con Luigi Di Maio, non poteva scegliere un tema e uno sparring-partner migliori. Cogliendo la presenza di Pierferdinando Casini a Firenze per presentare un libro sull’ex sindaco democristiano La Pira, il leader del Pd l’ha incontrato “a porte chiuse”, come s’usa dire dei colloqui riservati perché diventino, invece, di pubblico dominio. Nulla di strano, se non per il particolare -subito denunciato dai polemici Cinque Stelle- che il presentatore del libro e navigato senatore è pure neo-presidente della neo-commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario in Italia.
Naturalmente, l’indiscrezione trapelata sulla conversazione segreta più pubblicizzata del giorno è che Renzi e Casini proprio di banche abbiano parlato. “Perché s’incontrano in privato in Toscana?”, si sono chiesti con una nota al curaro i commissari pentastellati dell’organismo parlamentare, gridando allo scandalo. “Casini si fa dettare l’agenda a uso e consumo del segretario Pd?”.
Tirato in ballo, il primo interessato, cioè Casini, ha replicato “alla Renzi”. “I Cinque Stelle stiano sereni”, ha detto, alludendo all’ormai celebre espressione dell’ex premier. “Se ci fosse stato qualcosa di riservato, non avrei incontrato Renzi di fronte a centinaia di persone”.
Ma la Bicamerale da lui presieduta, i cui lavori s’interromperanno allo scioglimento della legislatura -dunque molto presto-, s’accinge a una serie di importanti audizioni. A cominciare dal confronto, giovedì prossimo, tra alti rappresentanti della Banca d’Italia e di Consob, “perché abbiamo registrato incongruenze”, come ha spiegato proprio Casini. Quegli esponenti erano già stati ascoltati per capire le loro diversità sulla gestione dei controlli in Popolare di Vicenza e Veneto Banca. E poi basta evocare un’altra banca -“Etruria”- per comprendere quanto il tema sia incandescente per tutti. Anche per Forza Italia, che dice: non ci rimettano solo i contribuenti e i risparmiatori.
Lo stesso Renzi, reduce dallo scontro contro la riconferma di Visco alla Banca d’Italia, ripete un concetto caro soprattutto ai pentastellati, ossia che i manager e i banchieri che hanno sbagliato “devono pagare”. È un vespaio politico sul terreno già minato delle banche. Ma anche gli italiani spettatori chiedono qualcosa: di conoscere tutta la verità, nient’altro che la verità. Una Bicamerale con vista.
(Articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)