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Jerome Powell, chi è (e cosa pensa) il nuovo presidente della Fed voluto da Trump al posto di Yellen

L’annuncio ufficiale è atteso per oggi ma il diretto interessato ha già ricevuto la notifica dalla Casa Bianca: il sessantaquattrenne repubblicano Jerome Powell, sposato, tre figli, è il nuovo presidente della Federal Reserve. Ma chi è Powell?

NEL BOARD DELLA FED PER VOLERE DI OBAMA

Avvocato, banchiere, uomo della big corporate Usa, dal 2012 Powell è nel board della banca centrale americana, nominato da Barack Obama. La sua visione lo pone come l’uomo della continuità rispetto alla Yellen. Prima di scoprire il suo pensiero in tema di politica monetaria, diamo uno sguardo alla sua biografia ufficiale, proprio sul sito della Fed, secondo cui è stato visiting scholar presso il Bipartisan Policy Center di Washington, dove si è occupato di materie fiscali federali e statali. Dal 1997 al 2005, Powell è stato partner del gruppo Carlyle. Inoltre, è stato assistente segretario e sottosegretario del Tesoro sotto il presidente George H.W. Bush, responsabile della politica delle istituzioni finanziarie e del mercato del debito del Tesoro. Prima aveva lavorato come avvocato e banchiere di investimenti a New York City. Oltre che in diversi board di aziende, Powell ha servito come consigliere di istituzioni caritatevoli ed educative, come il Bendheim Centre for Finance presso l’Università di Princeton e la Conservancy Nature of Washington e del Maryland. Nato a febbraio del ’53 a Washington, ha conseguito un bachelor in Politica dall’Università di Princeton nel 1975 e una laurea in giurisprudenza presso l’Università Georgetown nel 1979. A Georgetown, è stato direttore del Georgetown Law Journal.

ALLEATO DI YELLEN

Powell non è il governatore di rottura che molti si sarebbero aspettati, ma l’uomo della continuità. Nei suoi cinque anni alla Fed, come scrive il Wall Street Journal, è emerso come un alleato della Yellen in tema di politica monetaria: la ha appoggiata nella sua policy di rialzi graduali se l’economia fosse migliorata come previsto. Lo scorso giugno, sempre sul WSJ, ha dichiarato di aspettarsi che l’inflazione si sarebbe avvicinata al 2%, la crescita sarebbe rimasta stabile e che il tasso di disoccupazione si sarebbe abbassato ulteriormente. Ed infatti ad agosto era molto stupito che la sua previsione in merito all’inflazione non si fosse ancora realizzata. “L’inflazione è leggermente sotto il target (del 2%, ndr), ed è una specie di mistero”, così Powell alla CNBC alla riunione annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole, Wyoming.
“Uno non se lo aspetterebbe visto che il mercato del lavoro diventa sempre più efficiente: penso che questo ci debba dare la capacità di essere pazienti”, ha detto Powell. La pazienza riguarderebbe i prossimi rialzi, compreso quello atteso per entro la fine dell’anno. Atteso fino a un certo punto, visto che l’inflazione core (escluso cibo ed energia) ha mostrato un rialzo di solo l’1,5% a 12 mesi a giugno, e a luglio il mercato del lavoro ha dato segnali di forza con 200mila nuovi occupati e un tasso di disoccupazione al 4,3%, il minimo da marzo 2001.

BASTA ACQUISTI CHE GONFIANO IL BALANCE SHEET

Molto di quello che Powell farà come governatore della Fed è deducibile dal suo comportamento come membro con diritto di voto nel board della Fed. A settembre ha votato a votato a favore della riduzione del portafoglio della Fed da 4,5 trilioni di dollari, affermando che la banca centrale potrà di nuovo acquistare asset solo in circostanze straordinarie, come un’altra crisi. Anche in questo è stato molto vicino alla Yellen.

ATTENZIONE ALLE REGOLATE DELL’ECONOMIA (E DI TAYLOR)

Non è uno che crede ciecamente alle regole matematiche degli economisti – e non a caso economista non è. Regole come la Taylor Rule non possono guidare rigidamente la politica monetaria, convinzione che ha posto Powell in in contrasto con i repubblicani del Congresso che hanno spinto la Fed ad adottare una simile formula nel tentativo di rendere la politica della FED più trasparente e prevedibile.
“Le regole semplici sono pensate per essere interessanti e utili, ma rappresentano solo una piccola parte dell’analisi necessaria per valutare il percorso appropriato per la politica monetaria”, ha detto a febbraio, sistemando anche il suo diretto avversario Taylor. “Non riesco a pensare ad alcuna attività umana critica e complessa che possa essere ridotta in modo sicuro a una semplice equazione di sintesi”.

MORBIDO SULLA VOLCKER RULE

E sembrerebbe morbido, Powell, anche su regole come la Dodd Frank, e la Volcker rule in particolare che impedisce alle banche commerciali di fare trading speculativo con il portafoglio di proprietà. Ha anche affermato che potrebbe essere opportuno rendere meno rigidi gli stress che le grandi banche devono superare annualmente. Infine Powell si è appellato a favore della revisione dei nuovi requisiti di vigilanza imposti ai board delle banche bancarie dopo la crisi. A suo parere, il ruolo di un consiglio “è di controllo, non di gestione”. Questo, ha detto in un discorso del 2015, significa che i board non dovrebbero essere incastrati in una “checklist sempre più stringente”. Ed è proprio su queste posizioni riguardo a regolamenti giudicati troppo rigidi, che Trump non ha mai fatto mistero di voler allentare, che Powell ha vinto la corsa al vertice della Fed.

(Foto profilo Flickr Fed)


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