Totò Riina, capo di Cosa Nostra, è morto a 87 anni. Nato a Corleone 87, è deceduto all’ospedale di Parma, dove era ricoverato da giorni in stato di coma. Capo indiscusso della mafia siciliana, era stato arrestato il 15 gennaio 1993, e da allora viveva detenuto in regime di 41-bis. La mafia di Riina si è infiltrata nei tavoli dei grandi appalti miliardari di opere pubbliche, sviluppato grossi traffici internazionali di droga, e sferrato gli attacchi frontali e sanguinari allo Stato in quella che è passata alla storia come “strategia stragista” del biennio 1992-1993.
La notizia della morte di Riina è balzata su tutti i siti della stampa internazionale.
“LA MENTE DI UNA SANGUINOSA STRATEGIA”
“Morto noto ‘capo dei capi’ della mafia”, si legge sulla homepage del The New York Times. Il quotidiano americano scrive che “Totò Riina è morto venerdì in un ospedale mentre stava scontando diversi ergastoli, come mente di una sanguinosa strategia per assassinare pubblici ministeri e forze dell’ordine italiane che cercavano di far cadere Cosa Nostra. […] Riina è deceduto dopo aver ricevuto la visita dei familiari al suo capezzale, con il permesso del ministro della Giustizia, il giorno del suo compleanno, e dopo essere stato indotto a un coma farmacologico in un ospedale di Parma, al nord dell’Italia. I media italiani hanno detto che la sua salute si è deteriorata in seguito a due recenti interventi chirurgici”.
“IL CRIMINE PIÙ INFAME”
Il tabloid britannico The Sun titola: “Salvatore Totò Riina muore a 87 anni. Noto padrino della mafia di Corleone che ordinò centinaia di omicidi, è morto di cancro”. Il giornale ricorda che Riina era soprannominato “La Belva” ed “era noto per la sua crudeltà. Si ritiene abbia autorizzato omicidi di centinaia di vittime, tra cui donne e bambini innocenti. Tra i crimini più infami c’è quello del figlio tredicenne di un informatore di polizia, il cui corpo era stato dissolto nell’acido”. The Sun ricorda che Riina ordinò anche gli omicidi dei giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1992. “E si ritiene che l’assassino (Riina, ndr) abbia ordinato gli omicidi di 11 familiari di un informatore, che alla fine ha aiutato a consegnarlo alla giustizia”.
RICHIESTE SURREALISTE
Il quotidiano spagnolo El País apre stamattina l’homepage del sito con la morte del “grande capo di Cosa Nostra siciliana e il padrino più temuto e sanguinario della storia”. “Riina ha smesso di sorridere – si legge nell’articolo intitolato ‘Muore Totò Riina, il capo dei capi della mafia siciliana’ – e si è portato nella tomba i segreti di una carriera criminale così lunga, che potrebbe spiegare la storia recente dell’Italia con ogni cadavere”. Il giornale di Madrid scrive che Riina scontava “26 ergastoli ed era sospettato di avere ucciso 150 persone – 40 dei quali lui personalmente –. […] Viveva ossessionato di poter trascorre gli ultimi giorni di vita nella sua Corleone”. E sottolinea: “Il Tribunale Supremo disse che la persona che aveva giustiziato più di un centinaio di vite innocenti aveva ‘il diritto di morire degnamente’”. Dopo la morte di Falcone e Borsellino, “Riina aveva scritto 12 condizioni per smettere di uccidere. C’erano premesse surrealiste come l’eliminazione delle tasse sulla benzina in Sicilia”, si legge su El País.
UN CRIMINALE ANCORA PERICOLOSO
Il quotidiano argentino El Clarín, invece, si dedica alla vita di Riina in carcere, dove gli era stato vietato di leggere i giornali o guardare la tv: “Alle visite non era possibile avvicinarlo più di un metro. Era proibito toccarlo, abbracciarlo o dargli un bacio […]. Nonostante l’età e le condizioni di salute, Riina era considerato ancora ‘pericoloso’. Quando in alcune occasioni gli è stato permesso di godere dell’ora d’aria con altri detenuti, ha cominciato a dare ordini su quanto e come uccidere alcuni magistrati”.
L’ADDIO DELLA FAMIGLIA
La morte di Riina ha avuto meno risalto sui quotidiani francesi. Le Monde scrive: “Sua moglie e tre dei suoi quattro figli hanno ricevuto un’eccezionale autorizzazione dal ministero della Giustizia italiano per salutarlo giovedì. Giovanni, il primogenito di Riina, sta scontando l’ergastolo per quattro omicidi. ‘Per me, tu non sei Totò Riina, tu sei solo mio padre. E ti auguro un felice compleanno, papà, in questo triste ma importante giorno, ti voglio bene’, ha scritto su Facebook l’altro figlio, Salvatore”.
IL FUTURO DI COSA NOSTRA
Secondo il Financial Times, la mafia siciliana non è affatto estinta. Dopo la morte di Riina il nuovo capo della mafia italiana è Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993, nato a Trapani in Sicilia: “È considerato il protagonista – anche se estremamente oscuro – della mafia siciliana. Dall’inizio degli anni ’90, la mafia siciliana ha perso parte del suo impatto, in particolare rispetto alla ‘Ndrangheta calabrese, che domina il commercio internazionale di droga”. Il principale giornale britannico di economia e finanza sostiene che “tra la società siciliana il velo del silenzio – l’omertà – sui crimini della mafia è stato sollevato fino a un certo punto, ma i locali si sono ribellati alle violenze e alla corruzione che è andata di pari passo con il regno di Cosa Nostra in Sicilia”. Il quotidiano della City ricorda che “durante il suo tempo in prigione, Riina non ha mai mostrato alcun segno di rimorso per le sue azioni”.