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Perché noi di Scelta Civica ci alleeremo con Forza Italia. Parla Zanetti

ENRICO ZANETTI

Venerdì scorso la direzione nazionale di Scelta Civica ha deciso una svolta in vista delle prossime elezioni politiche. Ecco ragioni e obiettivi della scelta del movimento fondato da Mario Monti spiegati dal segretario Enrico Zanetti (nella foto), già sottosegretario all’Economia nel governo Renzi.

Segretario, qual è esattamente il mandato che ha ricevuto dalla direzione di Scelta Civica?

Essere noi il centro liberale che, insieme a sigle storiche come il Pli e ad altre forze di centro popolare, costruisce una lista civica nazionale, liberale e popolare, alleata a Forza Italia.

Concorrere alla formazione di una lista civica nazionale liberale e popolare è in linea con quella che fu la genesi di Scelta Civica tra la fine del 2012 e inizio del 2013, ma l’alleanza con Forza Italia come si spiega. Molti di ex Scelta Civica stanno borbottando non poco sui social…

Il meccanismo elettorale con i collegi uninominali rende velleitarie corse autonome al centro che nel 2013, seppur già allora difficili, erano possibili. Va fatta una scelta di campo, ferma restando la propria distinta identità e leale autonomia.

E voi scegliete il centrodestra, che è abbastanza euro critico però…

Fino ad alcuni mesi fa, il campo era politicamente impraticabile per chi come noi pensa che l’Unione Europea debba essere migliorata nei suoi meccanismi, ma non messa in discussione come contesto politico dell’Italia. Da Fiuggi in avanti, il chiaro rilancio di Berlusconi su questi valori ha reso il campo praticabile.

Eppure molti davano quasi per scontato che questa scelta di campo l’avreste fatta a favore del Pd.

Mi stupisco dello stupore. Suppongo sia perché abbiamo sostenuto con lealtà la fase delle riforme, quelle riuscite e quelle fallite, fino al 4 dicembre 2016. E forse ancora di più perché oltre il 50% degli eletti di Scelta Civica, dalle elezioni europee del 2014 in poi, è entrata a rotta di collo nel Pd.

Perché magari vede nel Pd renziano la prosecuzione del riformismo montiano.

Eppure, se c’è chi come noi di fronte a questo smottamento nel PD ha tenuto il punto dell’autonomia e, quando è finita la fase delle riforme, ormai un anno fa, è pure uscito da governo e maggioranza, un chiaro significato politico ci sarà pure stato in tutto questo, no? Ovvio che se FI fosse rimasta al traino dei no euro non avremmo avuto alternative tra una alleanza con il PD e una corsa di testimonianza da soli al centro, ma così non è.

Ecco, i no euro. Allearsi con Forza Italia significa allearsi anche con Lega e Fratelli d’Italia che da anni criticano origine e conseguenze della moneta unica.

Falso problema. Se ci sarà, come è auspicabile, un programma di governo comune di tutto il centrodestra, è del tutto evidente che non contemplerà fantasiose uscite dall’euro, su cui per altro anche Salvini e Meloni hanno ultimamente assai ricalibrato il messaggio.

Salvini dice però: negli uninominali, dove si viene eletti con i voti di tutta la coalizione, no a chi fino a pochi mesi fa sosteneva i governi del centrosinistra. Che farete dunque?

A parte che noi, a differenza di AP, non siamo stati eletti nel centrodestra e sostenendo la stagione delle riforme senza entrare nel PD abbiamo rispettato in pieno il mandato elettorale che avevamo ricevuto, così come rispetteremo quello che dovessimo ricevere d’ago elettori nella prossima legislatura, sono disposto a raccogliere e fare nostra la sfida di Salvini, se il criterio è quello di evitare candidati le cui passate posizioni politiche possono non essere rappresentative del comune sentire di tutte le liste apparentate nei collegi uninominali. Ovviamente, in questo caso, non potrà candidarsi negli uninominali neppure lui e quanti, fino a pochi mesi fa, urlavano nelle piazze e mettevano persino nei simboli elettorali l’uscita dall’euro. Se invece il suo è un modo per dire che la destra può rappresentare tutti, mentre il centro può rappresentare solo il centro, è chiaro che non funziona ed è oltretutto un assist alla campagna elettorale del centrosinistra che già oggi si basa molto sulla strumentale affermazione dell’egemonia della destra nell’altro campo.

Dica la verità: un pensierino a presentarvi con Renzi non lo avete fatto? Bene o male siete stati autorevoli esponenti di quel Popolo del Si’ esterno al centrosinistra delle elezioni 2013.

Lo siamo stati eccome. Pochissimi, anche dentro allo stesso PD, si sono spesi come noi per il Sì, ma anteporre le riforme ai giochi politici di parte era e resta nel nostro dna. Un anno fa sarebbe stato ragionevole e noi eravamo tra coloro che dissero che si doveva andare a votare.

E allora che cosa è cambiato?

Durante questo anno passato all’opposizione sono però cambiate molte cose, sia in Forza Italia, come ricordavamo, che nel PD. Renzi ha rinunciato al progetto del Popolo del Sì a favore di una battaglia tutta interna al centrosinistra. La sua prima opzione è stata il gioco del cerino con la Sinistra del No, chiamare oggi alle armi Il Popolo del Si’ avrebbe solo il sapore di un ripiego e di qualcosa in cui lui per primo non ha creduto fino in fondo. Quel 10% di italiani che ha votato Sì, pur non essendo nel 30% circa che i sondaggi attribuiscono alla coalizione di centrosinistra del PD, potrà trovare nella nostra lista dignità e rappresentanza del loro modo di intendere l’appartenenza a una coalizione del centrodestra.

E qual è questo modo che differenzia il vostro progetto e per il quale avrebbe senso votare voi piuttosto che direttamente Forza Italia?

È quello di chi antepone il fare al bloccare. Di chi pensa che sia giusto mettere al centro le politiche sulla sicurezza e sul controllo dell’immigrazione, accompagnandole però con un “Sì all’Europa” chiaro, tondo e senza ambiguità almeno quanto il “No agli sbarchi”. Quello di chi vuole certamente meno tasse e più diritti, ma è pienamente consapevole che fare una tassa unica al 15% o abbassare per tutti l’età pensionabile sono indirizzi politici di lungo periodo, non promesse realizzabili nel volgere di uno o due anni. E che in mezzo, proprio per avere una speranza di loro realizzazione, ci vuole la serietà e la competenza di chi non te le promette da un giorno per l’altro.

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