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Scontro diplomatico tra le Nazioni Unite, l’UE e l’Italia sulla gestione migratoria in Libia

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Una patata bollente quella della gestione e soluzione del problema migratorio che, in quest’ultimi anni, si sta facendo sempre più complesso e senza via d’uscita. Una tegola di accusa proviene dalle Nazioni Unite ed esattamente dall’Alto Commissario per i Rifugiati Zeid Raad Al Hussein  contro l’Unione Europea e gli Stati membri, compreso l’Italia, la più esposta alla questione migratoria proveniente dal nord Africa. La denuncia dell’alto rappresentante dell’agenzia delle Nazioni Unite concerne l’aumento del numero dei migranti che sono detenuti in condizioni inaccettabili nei centri di detenzione in Libia e che la politica dell’UE di supportare la guardia costiera libica, con il compito di intercettare e rimpatriare i migranti nel mare Mediterraneo, è da reputare oltre gli standard umanitari, tanto da considerarla disumana. Non solo, ma anche la sofferenza dei migranti detenuti in strutture scadenti, privi di servizi necessari, è un oltraggio alla coscienza dell’umanità, tanto da considerarla ritenere persino catastrofica.

Il sistema che le autorità libiche utilizzano va oltre quelli che sono i più elementari parametri del rispetto della persona umana. La detenzione si contrappone alla salvaguardia della vita di chi decide di migrare, ma anche alla sicurezza fisica degli individui. Per cui va preservato la dignità dei migranti, come pure tutelarli da ulteriori atrocità.

È chiaro che l’accusa molto pesante dell’Alto commissario ha anche come contorno il fatto che la comunità internazionale non può far finta di nulla sugli orrori che superano l’immaginazione umana perpetrati ai danni di esseri umani che sono costretti a lasciare il loro Paese d’origine e chiudere un occhio anche sulla questione che questa situazione disumana possa essere sanata solo attraverso il miglioramento delle condizioni di detenzione, su cui va avviata la creazione di strumenti leciti interni e la depenalizzazione della migrazione irregolare al fine di assicurare la protezione dei diritti dell’uomo dei migranti.

L’UE e l’Italia, in base agli accordi, come il piano d’azione denominato migrazione nella rotta del Mediterraneo del 3 febbraio 2017, firmato durante il vertice di Malta, e il Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana del 2 febbraio 2017, stanno fornendo assistenza e supporto alla Guardia costiera libica con lo scopo di intercettare le imbarcazioni con a bordo i migranti nel mare Mediterraneo, pure in acque internazionali, malgrado le segnalazioni preoccupanti di organizzazioni per i diritti umani che hanno evidenziato l’aspetto più degradante come la detenzione arbitraria e indefinita che li espongono a torture, stupri, lavori forzati, sfruttamento ed estorsione. I cittadini che lasciano i loro Paesi di provenienza per migrare non hanno la possibilità di contestare tali soprusi e non hanno neppure accesso all’assistenza giudiziaria.

Il “j’accuse” dell’Alto commissario all’UE e agli Stati membri, in particolar modo all’Italia si aggiunge anche al fatto che i loro interventi non sono serviti per ridurre il livello degli abusi compiuti sulla pelle degli immigrati, dove la situazione politica interna libica sta subendo un celere deterioramento. L’ispezione da parte degli osservatori delle Nazioni Unite, in quattro strutture di detenzione libiche, ha contribuito a mettere in luce una situazione nella quale  ha sconvolto gli uomini dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite quando si sono trovati davanti ad una vera e propria ecatombe di migliaia di uomini emaciati, cioè dimagriti, e spaventati, donne e bambini accatastati l’uno sull’altro, chiusi in strutture non del tutto sicure senza avere accesso alle necessità più elementari. Ma quest’accusa all’UE viene fatta anche per quanto riguarda la sua inerzia nel non intervenire per fermare gli abusi messi in atto dai libici.

I racconti raccapriccianti raccolti dagli osservatori dell’Alto commissariato per i rifugiati di alcuni detenuti sono davvero di un’orribilità mostruosa come la storia di alcune donne che sono state stuprate e violentate sino a trattarle come degli oggetti, come di uomini e bambini che chiedevano cibo e cure mediche ma che ricevevano solo maltrattamenti che andavano oltre il carattere d’umanità.

La cosa davvero che ha lasciato tutti scioccati è vedere attraverso un video i migranti usati come schiavi battuti all’asta, esseri umani venduti per un centinaio di euro, immagini che la più importante emittente televisiva al mondo, la CNN, ha trasmesso con contorni crudi della tratta di esseri umani nella Libia post Gheddafi, ormai nel caos totale, dove non si comprende chi ha il potere di controllare l’intero territorio.

 Ovviamente, la risposta dell’Italia non si è fatta attendere con l’intervento del Ministro degli interni Marco Minniti davanti alla Camera dei Deputati, sottolineando che “se l’alto commissariato per i rifugiati e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, organismi collegati all’ONU, hanno potuto agire in Libia con visite a centri di accoglienza, portando a termine migliaia di rimpatri volontari assistiti verso i paesi di origine, se l’attività della cooperazione internazionale sta procedendo, lo si deve all’impegno del nostro paese e dell’Europa”, aggiungendo anche che “il problema che il rispetto dei diritti umani nei centri di accoglienza per noi è questione irrinunciabile”. Gli ha fatto eco l’UE, per bocca del commissario all’immigrazione Dimitris Avramopoulos dichiarando quest’ultimo che si devono “aumentare gli sforzi per affrontare le urgenze immediate e migliorare le condizioni dei migranti sulla rotta del Mediterraneo centrale, in particolare in Libia, dove sono inaccettabili. L’Italia è un partner importante in questo lavoro, un partner che ha fatto sforzi eroici per salvare vite”.

Credo, infine, che, data l’incapacità dell’UE e degli Stati membri a saper gestire il fenomeno migratorio con un Paese come la Libia e per cicatrizzare la sua superficialità nell’avere sottovalutato quanto sta(va) accadendo in Libia, sia necessario un intervento forte delle Nazioni Unite sul territorio libico anche con una forza di pace dei caschi blu per fermare le violazioni e le violenze fatte su gente che desidera solo emigrare per avere un futuro migliore e non essere più soggetti a dei criminali senza coscienza che pensano solo all’avidità di danaro.

Giuseppe Paccione

 



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