Il calderone aperto con il caso Harvey Weinstein e gli abusi sessuali nel mondo del cinema e dello spettacolo ora sconvolge anche il terreno religioso. Tariq Ramadan, famoso islamologo, professore dell’Università di Oxford e nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani, è accusato di aver violentato due donne. L’avvocato Eric Morain ha anticipato che altre cinque vittime di violenza sono pronte ad andare in tribunale e denunciare il celebre intellettuale. Gli episodi risalgono al 2009 e il 2012 e includono stupro, violenza fisica e altri soprusi.
LE ACCUSE DI VIOLENZA SESSUALE
Una delle presunte vittime è Henda Ayari, salafita convertita al femminismo. Ha detto che l’aggressione è accaduta a Parigi nel 2012 durante il congresso dell’Unione delle Organizzazioni Islamiche in Francia. Dopo lo stupro, Ramadan le disse che la violenza le era stata perpetrata perché non portava il velo. I fatti sono stati raccontati da Ayari in un libro pubblicato l’anno scorso intitolato J’ai Choisi d’Etre Libre (Ho scelto di essere libera), ma nel testo non aveva fatto nomi perché era stata minacciata di morte.
L’altra vittima è una donna francese di 45 anni convertita all’Islam. Dice di essere stata vittima della violenza da parte di Ramadan in un albergo a Lyon nel 2009. La dinamica è stata la stessa: violenza fisica prima della violenza sessuale. La donna ha il referto medico delle ferite subite durante l’abuso.
TARIQ RAMADAN, VOLTO DELL’ISLAM IN OCCIDENTE
Ramadan ha due milioni di seguaci su Facebook e 600mila follower su Twitter. È uno dei volti più conosciuti della comunità musulmana in Europa. Secondo uno dei suoi biografi, ha un circolo di sostenitori organizzati in una specie di setta. L’Università di Oxford, dove insegna Studi Islamici Contemporanei e Teologia, lo ha sospeso. Ramadan è anche visiting professor alla Facoltà di Studi islamici in Qatar e insegna Filosofia all’Università Mundiapolis in Marocco. È Senior Research Fellow all’Università di Doshisha in Giappone e svolge il ruolo di consulente in diverse commissioni del Parlamento europeo. Ramadan ha denunciato le due donne per diffamazione a Parigi.
UN VERO MUSULMANO EUROPEO
Tariq è nato e cresciuto in Svizzera, dove il padre si era rifugiato in seguito all’espulsione dall’Egitto, il suo Paese di origine. Parla diverse lingue ed è stato professore all’Università di Notre Dame. L’immagine pubblica dell’intellettuale ha cominciato a traballare da quando i servizi segreti americani hanno diffuso informazioni di donazioni di Ramadan ad un’organizzazione benefica che sostiene il gruppo terrorista palestinese Hamas. A pochi giorni dal trasferimento in Indiana, il governo statunitense revocò il visto al professore universitario. (In basso la polemica copertina della rivista Charlie Hebdo sul caso Ramadan).
I PRIMI SCANDALI DI FONDAMENTALISMO
Nel 2007, il governo olandese ingaggiò Ramadan come consigliere per “la costruzione del dialogo con il mondo musulmano” grazie ai suoi discorsi sulla moderazione dell’Islam in Occidente. Tuttavia, due anni dopo (e dopo il pagamento di 1,7 milioni di euro), è stato licenziato per le dichiarazioni contro l’omosessualità come “malattia e deviazione” in un’intervista a Press TV, canale di propaganda del regime iraniano.
“MAESTRO DEL DOPPIO LINGUAGGIO”
Secondo Caroline Fourest, giornalista francese, autrice di libri contro gli estremisti del Fronte Nazionale di destra e contro i radicali musulmani, Ramadan ha una doppia vita. Nel 2004 scrisse un libro intitolato Frère Tariq: Discours, stratégie et méthode de Tariq Ramadan (Encounter Books) in cui confronta questi doppi discorsi, strategie e metodi del cattedratico.
Per Fourest, Ramadan è un “maestro del doppio linguaggio”: dichiara una cosa in pubblico, ma agisce nella vita privata in un altro modo, più come integralista che riformista. Ramadan ha risposto alle accuse sostenendo che Fourest interpretava liberamente i suoi discorsi estrapolandoli dal loro contesto. “Un mediatore è un ponte – ha detto l’intellettuale islamico – e un ponte non appartiene mai ad una sola riva. È sempre un po’ troppo dall’altra parte, sempre sospettato di una doppia lealtà. Per questo, io sono stato sempre considerato un po’ troppo occidentalizzato da alcuni musulmani, e un po’ troppo musulmano da alcuni occidentali”.
IL DIBATTITO CON SARKOZY
Durante un dibattito con l’ex presidente Nicolás Sarkozy, Ramadan non volle condannare le lapidazioni. Il Foglio ricorda un saggio pubblicato su New Republic di Ian Buruma, in cui scrisse che Ramadan in quell’occasione avrebbe potuto trarre “vantaggio dal sentir parlare qualcuno con la massima chiarezza contro la violenza sulle donne. Ramadan non l’ha saputo fare. Questo è stato un momento da brivido. Il VII secolo è apparso improvvisamente, spuntato da dietro la retorica moderna del femminismo e dei diritti. Un momento di barbarie. Un sussulto. Tutto il mondo delle donne musulmane improvvisamente dispiegato sugli schermi televisivi della Francia intera: un mondo di violenza tollerata, santificata e persino ordinata dalle più alte autorità”.
DONNE A TESTA BASSA
Sulle donne, Ramadan ha scritto che devono camminare per le strade con austerità, guardando in basso e fissando il pavimento. Sul velo ha detto in un’intervista concessa al sito WebIslam, che non è obbligatorio: “Ma non significa che la donna non debba portarlo. Il velo è un atto di fede. Costringere una donna a portarlo non è islamico, ma allo stesso modo costringerla a toglierlo non è coerente con la libertà di coscienza”.
Nel libro La mia visione dell’Islam Occidentale, Ramadan sostiene che non si può negare che nelle società musulmane ci sono processi discriminatori contro le donne, ma dice anche – per alcuni a modo di giustificazione -, che ci sono “donne leader che sfidano il vecchio sistema patriarcale. L’Islam non ha problemi con le donne, ma i musulmani sì”. “So che negli Stati Uniti e in Europa questo pensiero risulta nuovo – ha spiegato -. E come tutti i nuovi atteggiamenti, turba. Dico solo che non bisogna essere meno musulmano per essere più svizzero, più francese o più spagnolo. […] Non sono qui per fare piacere a nessuno ma per essere rispettato. E l’Occidente non è abituato a questo”.
RISPETTO DELLE LEGGI FINCHÉ…
Su WebIslam Ramadan si è definito come un uomo “nato in Europa, originario di una famiglia di grande tradizione musulmana, che per i suoi studi e il suo impegno, cerca di riflettere sulla possibilità di essere fedele alla tradizione e al tempo stesso vivere nel suo tempo”. “Riappropriatevi della vostra memoria – dice Ramadan – e da quel momento, tenetevi la cultura occidentale in tutto quello che non contraddica i principi musulmani”. Lui dunque ha detto che personalmente segue le leggi, ma nei limiti della sua religiosità, non quando lo obbligano a fare qualcosa contro la sua fede.
COSA DICE IL CORANO SU DONNE E VIOLENZA
E cosa dice il Corano sulle donne e la violenza? Basta leggere il passaggio IV: 34:“Gli uomini sono preposti alle donne, perché Dio ha prescelto alcuni essere sugli altri e perché essi donano dei loro beni per mantenerle; le donne buone sono dunque devote a Dio e sollecite della propria castità, così come Dio è stato sollecito di loro; quanto a quelle di cui temete atti di disobbedienza, ammonitele, poi lasciatele sole nei loro letti, poi battetele; ma se vi ubbidiranno, allora non cercate pretesti per maltrattarle, ché Iddio è grande e sublime”.