La città di Torino è sul piede di guerra. I media sono avvertiti. Basta con questi titoli sulle mole-stie. La città subisce continuamente un danno d’immagine. Il termine mole-stie evoca, infatti, il simbolo del capoluogo sabaudo e – si sa – il marketing è anche naming. A chi la cosa sembra eccessiva, sappia che di fronte al titolo “Torinostratosferica” dato a una manifestazione volta a elaborare delle riflessioni sul futuro e il rilancio della città, qualche esponente della politica locale – in ossequio al boldrinismo passionale – ha avuto da obiettare che il “nostra” di Tori-nostra-tosferica richiamasse il “cosa nostra” di mafiosa memoria.
L’economia si fa col marketing, il marketing è naming, ma a furia di fare e dire minghiate, l’economia di Torino è ferma al palo.
L’effetto aspirapolvere dovuto alla linea ad alta velocità si sta risucchiando – verso Milano e Bologna – il meglio delle iniziative che hanno avuto innesto sabaudo. Perfino la Fico del piemontesissimo Farinetti ha scelto la centralissima e assai più accondiscendente Emilia Romagna, al sempre più stitico Piemonte.
Ed è assai curioso cogliere questo dettaglio. Fassino, che contro la giovane Appendino sperava di vincere le elezioni con i manifesti in cui sembrava ringiovanito – un pupiddo di manco quarant’anni -, adesso che con tutto il PD è rimasto a piedi, è costretto a fare l’uomo di esperienza, il vecchio saggio, che costruisce ponti. Nemesi.
Torinostratosferica – il marketing è anche naming
Di