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L’ecosistema del New Space punta sui privati

Negli ultimi anni si è assistito a una nuova ondata di attivismo nello spazio. Accanto alle agenzie e alle istituzioni, sono emersi diversi nuovi attori commerciali con idee visionarie sul futuro dell’umanità. Guidati da uno spirito audace e da una mentalità imprenditoriale, aziende come SpaceX o Blue Origin stanno sviluppando progetti che mirano all’esplorazione interplanetaria e allo sviluppo di insediamenti spaziali permanenti. Questi imprenditori stanno ridisegnando il futuro dell’industria, guardando non solo allo spazio extra-atmosferico, ma anche al nostro pianeta, con una serie di nuove iniziative focalizzate sul mercato dei servizi a terra, dall’osservazione terrestre alla copertura mondiale con la banda larga, potenzialmente in grado di trasportare miliardi di persone nell’economia globale.

Le agenzie nazionali continuano a supportare tradizionalmente i rispettivi programmi: la Nasa con i razzi space launch system (sls) specificatamente pensati per missioni su Marte, e l’Esa focalizzata sul “Moon village”. D’altra parte, tali istituzioni stanno iniziando a sfruttare modelli di procurement commerciali invece di sviluppare direttamente gli asset in orbita. Per raggiungere questi obiettivi ambiziosi in modo sostenibile, i capitali privati stanno consistentemente fluendo verso l’industria spaziale, raggiungendo livelli paragonabili al budget spaziale di piccoli Paesi. Dal 2000, le start-up del settore hanno attratto più di 16,6 miliardi di dollari in investimenti.

Il New space permetterà così una più ampia democratizzazione dello spazio, un futuro in cui le agenzie e i governi dei grandi Paesi dello spazio non saranno i soli a fare la parte del leone. Il focus del New space su tecnologie standardizzate più economiche e su servizi downstream aprirà i mercati di molti Paesi emergenti all’industria spaziale, consentendo loro un accesso allo spazio meno costoso, grazie ai piccoli satelliti, e uno sfruttamento più semplice dei dati provenienti da questi. Il New space rappresenta l’era più recente dell’industria spaziale e sta alimentando il cambiamento del paradigma nell’utilizzazione dello spazio, aprendo un mercato da trilioni di dollari. Questi audaci passi in avanti sono stati favoriti dall’ingresso nell’industria del settore di capitali privati e attori commerciali.

Le attività del New space sono state valutate nel 2015 intorno ai 323 miliardi di dollari. Gli attori privati assumono rischi e sperimentano soluzioni differenti con un approccio che si basa su un business orientato ai bisogni dei clienti più che al puro sviluppo di tecnologia. Si stima che solo le attività minerarie spaziali e su asteroidi raggiungeranno un valore di 3 trilioni di dollari nel 2050. Nel frattempo, cresce il numero di attori commerciali, con aziende come Planetary Resources e Deep Space Industries (DSI) che rappresentano i pionieri di un simile sviluppo “minerario”. Inoltre, il bisogno di infrastrutture funzionanti nella bassa orbita terrestre, che consentano un più veloce e affidabile accesso allo spazio, sta alimentando lo sviluppo di rimorchiatori spaziali (space tug) che realizzino servizi onorbit: rifornimento, riparazione e ispezione dei veicoli orbitanti. Il mercato dei servizi in orbita è stato valutato pari a 10 milioni di dollari nel 2016, ma ci si aspetta che varrà, nel 2030, fino a 80 miliardi. In aggiunta, il mercato dei servizi satellitari downstream ha recentemente superato il valore di 200 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuale (Cagr) stabilmente al 12% negli ultimi cinque anni, sospinto dalla nuova ondata di applicazioni innovative nel campo della comunicazioni (come OneWeb), dell’osservazione della Terra (come Planet) e dei servizi di navigazione.

Mentre l’afflusso di capitali imprenditoriali sta guidando l’innovazione e le nuove tecnologie nel settore privato, più Paesi che mai sono oggi alla ricerca dello spazio. Tuttavia, per mantenere questo momentum, le nazioni che investono nello spazio dovrebbero definire il proprio posizionamento, dai Paesi pienamente equipaggiati, ai nuovi arrivati che investono nel settore per sfruttarne i benefici (forza-lavoro qualificata, ritorno degli investimenti, ecc.). Un nuovo ecosistema sta emergendo, con potenziali alleanze tra multinazionali, Stati e attori non statali per affrontare gli alti costi di sviluppo e favorire la cooperazione internazionale.

Paola Leoni è senior partner e ceo di Leoni corporate advisor

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