Alla coppia umana è “affidato il mondo e la storia”, ha affermato senza giri di parole il preside del Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, mons. Pierangelo Sequeri, durante la presentazione alla Pontificia Università Gregoriana del libro di Giuseppe Bonfrate e Humberto Miguel Yanez dal titolo “Amoris laetitia, la sapienza dell’amore. Fragilità e bellezza della relazione nel matrimonio e nella famiglia”, edito da Studium. “Non soltanto la prole” quindi, “ma la sequenza di generazioni che fanno la storia”. “Questa relazione è responsabile del mondo”, ha spiegato Sequeri: “Se il giardino si rovina, e se si inceppa questa relazione, il mondo si inquina”. Ed è proprio da questo passaggio che nasce “la frattura che vediamo fra le generazioni”, ha aggiunto. Un dato di realtà che “adesso è venuto all’evidenza, è non più soltanto relegato nel retroterra culturale”.
L’INTERVENTO DI SEQUERI SUL TEMA DELLA COPPIA
Il punto di fondo dell’analisi del teologo è che il legame della coppia non rappresenta un fattore accidentale, o di secondo piano, ma che al contrario è un elemento che definisce niente meno che “la storia dell’uomo”, oltre che “la forma civile”. E che per di più è il “nodo strategico di un legame più ampio, che riguarda anche il lavoro e la politica”. Un argomento quindi, per Sequeri, dirimente nel dibattito pubblico, e la cui consapevolezza sta “piano piano sta maturando, persino per vie traverse”. “Basta guardare il caso vergognoso delle molestie sessuali”, ha incalzato Sequeri, portando come esempio le vicende portate alla luce delle cronache negli ultimi mesi. “Siccome non abbiamo un linguaggio, queste notizie stanno diventando il lievito per far emergere l’idea che la questione del legame tra uomo e donna, non solo coniugale ma generale, ha bisogno di tutt’altra considerazione, perché altrimenti si va al di sotto della soglia dell’umano”. Guardandosi però intorno, il prelato ha specificato che il nodo problematico, oggi, sta nel fatto che “la forma antropologica fondamentale della famiglia ha subito modifiche culturalmente profonde”.
“SE LE COSE NON FUNZIONANO TRA UOMO E DONNA SIAMO PERDUTI”
La questione del matrimonio e della famiglia perciò “non è più un capitolo della teologia morale o dell’antropologia cristiana o filosofica, ma è la forma attuale della condizione umana, filtrata dallo sguardo della nostra cultura”. Cristiana, europea, occidentale: “Quella nella quale abitiamo, ma che per contaminazione della globalizzazione si mette in tensione con gli altri popoli”. E che da ultimo si è concentrata sull’aspetto fondamentale della coppia: “A partire da qui osserviamo il fenomeno umano, la sua composizione di razionalità e di auto costruzione della relazione. Tutte la categorie dell’antropologia vengono ridefinite da qui”. Ma solo a un certo punto “ci siamo svegliati di fronte alla portata globale del tema, che prima era rilegata ai parroci che intimavano ai fedeli di fare i bravi”, accorgendoci che “abbiamo molti strumenti, concetti e dibattiti collaudati, e pochi linguaggi. E ci allarmiamo di fronte alla questione del gender: ma era prevedibile, visto che il tema antropologico tocca la definizione dell’umano. Perché ci riporta alla Genesi, al fatto che l’uomo e la donna sono la creazione umana, e se le cose non funzionano tra loro non funziona nient’altro”.
IL LIBRO PRESENTATO ALLA GREGORIANA
Il libro curato dai due professori della Gregoriana presenta diversi spunti di esperti, offrendo in questa modalità uno sguardo differenziato sull’esortazione apostolica di Papa Francesco e sul tema complessivo della famiglia oggi, cercando di indagare i vari aspetti dell’umano partendo dalla fragilità, dalla bellezza e soprattutto dall’importanza di tutto ciò che ruota attorno al matrimonio e all’amore coniugale nel mondo contemporaneo. Mettendo, quindi, da una parte la realtà che si presenta allo sguardo, osservando il mondo. Dall’altra offrendo una risposta impostata sulla forza ispiratrice del Vangelo e della Chiesa, e quindi una chiave di lettura cristiana. In un’opposizione che crea una tensione, come spiegato nell’introduzione dell’evento. E dove, pure se immersi nella realtà, vige l’imperativo ultimo di non smarrire gli ideali che animano la visione cristiana, né tanto meno di scivolare lontano dalla vita reale.
IL COMMENTO DI DON FUMAGALLI
Tutto ciò rappresenta “un poliedro, proprio come nell’immagine cara a Papa Francesco, con molte facce non riconducibili a un’unica visione”, ha commentato don Aristide Fumagalli, docente della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale. E lascia spazio alla volontà di “offrire una prospettiva ermeneutica da applicare nei contesti”. Questo perché “la sapienza dell’amore non è esterna ma intrinseca”, e mette in rapporto carità e discernimento. Quella “carità come agape descritta da Paolo VI e messa al centro di Amoris Laetitia da papa Francesco”, ha incalzato Fumagalli, ricordando tuttavia che “la natura umana dell’amore trova riscontro nella differenza sessuale, rispetto alla quale la persona si descriva una forma della natura umana”. Con la consapevolezza ulteriore però che “vi sono in gioco vari sentimenti, e quindi non c’è un’unità precostituita ma un processo di unificazione, che scopre la convergenza evitando la censura”. E che “il sapere rifiuta l’ideologia che si impone alla realtà, quando strutturato come una fenomenologia umanizzante”.
IL METODO DEL DISCERNIMENTO
Perché “l’integrazione della varie dimensioni della persona è un processo che si svolge nella prassi concreta, e l’esperienza umana come luogo teologico è il cuore del pensiero di Papa Francesco, dove il senso emergente dall’ascolto della realtà vissuta diventa un’istruzione per agire bene”. Un “sapiente realismo” cioè che “evita le due opposte ideologie”, ovvero “avanguardismo e tradizionalismo”, che “impediscono la processualità della storia”, al contrario non data né “dalla discontinuità dal presenti né dalla stabilità del passato”. Per un’agire dell’homo viator, dell’uomo che procede in avanti, che “può essere valutato solo mediante un’ermeneutica della crescita, praticata sotto il nome del discernimento: cosa fare hic et nunc per meglio corrispondere al bene”. Metodo del discernimento in definitiva, ha concluso il sacerdote, che “supera la polarità di questioni come coscienza personale e norma magisteriale”.
L’INTERVENTO DELLO PSICOLOGO CHIANESE
“Mi sono misurato con i sandali di chi parla in questo testo e mi sono accorto che erano gli stessi che uso io da psicoanalista”, ha infine concluso lo psicologo Domenico Chianese. “In tutti questi scritti ho ritrovato l’accettazione e l’inclusione della sessualità come dimensione umana, anche abbastanza importante nella coppia, e non intesa solo come procreazione: questo mi ha fatto sentire a casa mia. Come già successo con il testo di Papa Francesco sull’amore coniugale”. Fatto che porta lo psicologo a dichiarare con certezza: “Io credo che ci sia stato un mutamento della dottrina cattolica su questi temi. Il Papa ha colto tratti positivi della cultura novecentesca depurandola del nichilismo e confermando persino Freud. Vi ho letto un passaggio che va dalla tradizione alla traduzione della tradizione, senza tradirla”. Quando poi Bergoglio ha detto di essere stato in cura da uno psicologo donna, “ha sciolto tutta una tensione interiore conservata negli psicoanalisti cattolici”, ha aggiunto.
“IN AMORIS LAETITIA HO VISTO UNA RICERCA PIÙ AVANZATA DELLA PSICOANALISI”
E non è un caso se, ha proseguito Chianese, “ho visto livelli di ricerca anche più avanzati della psicoanalisi quando si parla dei sensi, che spesso vengono penalizzati e ridotti a rappresentazione, linguaggio e simbolizzazione, qualcosa da cui ci si deve emancipare. Ho sempre pensato che fosse parte di una cultura occidentale che va verso la metafisica penalizzando la cultura dei sensi. Se però dai sensi acquisto il significato trascendente dell’innamoramento, tutto rimane tale e non utilizzabile nell’esistenza se non ricade di nuovo nei sensi stessi, con l’apporto di questa apertura data dall’ampliamento di senso”. Basta guardare a Dante, in cui “l’amore umano non esclude il corpo”. O “all’iconografia della madre con bambino, nel ricordo della carnalità di una donna che genera Dio, un divino che è mortale e che è corpo”. Per Jung infatti, ha concluso lo psicologo, “il dogma dell’Assunta è stato l’evento religioso della storia più importante dalla riforma in poi. Ed è molto bello quando il Papa dice di accettare l’imperfezione nella coppia”.