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Con i giga-yacht ecco che arriva la Dolce Vita 3.0

Passata la mareggiata portata dalla crisi, che ha toccato anche il mercato del super lusso incidendo per oltre il 60% del fatturato globale, gli yacht del gruppo Azimut-Benetti si apprestano ora a lasciare il porto con una sfida molto importante: diffondere nel mondo la “dolce vita 3.0”, come dichiara a Formiche.net Giovanna Vitelli (nella foto) vicepresidente esecutivo della società.

CHE COSA E’ LA “DOLCE VITA 3.0”

Per spiegare alla stampa la “mission” per il 2018, l’imprenditrice usa le parole del padre, Paolo Vitelli, fondatore nonché attuale primo azionista di Azimut: “Costruire la barca più bella, affidabile, tecnologica, innovativa e assisterla ovunque”. Detto altrimenti: “sapere coniugare estetica, tecnologia e servizio per un bene destinato alla salsedine e al brutto tempo”. Ma “dolce vita 3.0” è anche e soprattutto italianità. Infatti, Vitelli ribadisce più e più volte il fatto che il gruppo sia sempre rimasto italiano e anche a conduzione famigliare.

UN PASSATO DA ALFIERE DEL “MADE IN ITALY”

Fondato nel 1969 da Paolo Vitelli, piemontese con la passione per il mare che debutterà al salone di Genova del ’70 trainando con la propria vettura le barche da esporre pur di contenere i costi, Azimut è via via divenuto un punto di riferimento (un azimut, appunto) per tutti gli appassionati del settore, riuscendo a vendere yacht di lusso ai paperoni di tutto il mondo: da Onassis a Rockefeller (e proprio Winthrop Rockefeller diverrà il concessionario nel gruppo negli USA), passando per gli sceicchi arabi. Nel 1985 l’acquisizione del cantiere Benetti, in crisi dopo il varo del mega-yacht Nabila. “Non c’è mai stata sovrapposizione tra i due marchi – spiega la vicepresidente – ciascuno continua infatti ad avere una propria platea. Entrambi però sono ambasciatori nel mondo del made in Italy”.

LE SFIDE ALL’ORIZZONTE

“Oggi la sfida è competere con i costruttori nord europei nel settore dei giga-yacht”. Yacht che, come dice il nome, perdono la propria connotazione di barche per diventare vere e proprie navi, lunghe anche più di 100 metri (fino a 110) su cui riescono persino ad atterrare gli elicotteri. “Per riuscire nell’impresa abbiamo dovuto raddoppiare il cantiere di Livorno”. “Attualmente – spiega Vitelli – ne stiamo producendo ben tre che saranno consegnate nel 2019. Una è già salpata. Nei periodi di punta ci lavorano anche più di cento persone contemporaneamente”. Purtroppo però il gruppo ha firmato “tanti e tali accordi di segretezza con gli armatori” che non è possibile saperne di più. Le foto mostrate lasciano intravedere arredamenti di lusso, interni personalizzati, bagni rivestiti in marmo ma non rendono giustizia a queste navi. Del resto, come ammette l’imprenditrice: “Nel passato i principi si costruivano i castelli, oggi invece vogliono giga-yacht”. E sono allettati dalla dolce vita 3.0.

L’ATTENZIONE AL TEMA GREEN

Attenzione ai dettagli, ma anche alle tematiche ambientali: “Siamo pionieri nella ricerca e nello sviluppo green. Nel 2006 abbiamo installato il primo motore diesel-elettrico”, anche se la stessa vicepresidente ammette: “Non si hanno risparmi energetici significativi perché non c’è la frenata che, nelle automobili, permette con l’attrito della gomma sull’asfalto di ricaricare le batterie”. Quindi, al momento, puntare su un motore elettrico è più un vezzo “per non avere il fastidio del rombo del motore durante la navigazione”. Ciò che invece permette di rispettare l’ambiente è la riduzione dei consumi, che il gruppo Azimut Benetti persegue in due modi: alleggerendo le barche e rendendole sempre più aerodinamiche. Le nuove sovrastrutture sono realizzate in carbonio (lo stesso materiale usato per esempio per le monoposto di Formula 1) e una inedita collaborazione con Rolls Royce ha portato a un risparmio del 20% dei consumi. Perché, spiega la numero 2 del Gruppo: “Dolce vita 3.0 è anche cura dell’ambiente”.

IL SEGRETO? FARE INDUSTRIA CON LA CURA DELL’ARTIGIANO

Il gruppo Azimut Benetti chiuderà il 2017 con un valore della produzione pari di 710 milioni di euro e conta duemila dipendenti distribuiti nei cantieri di Avigliana, Savona, Viareggio, Livorno, Fano e Itajaì, in Brasile. Da 17 anni la rivista di settore Showboat International piazza la compagnia piemontese in cima alla propria classifica mondiale di produttori nautici. “Il nostro segreto – dice Vitelli – è di essere rimasti fedeli non solo all’italianità, ma anche allo stile familiare di fare impresa. In questo modo abbiamo realizzato un connubio tra manifattura e industria, riuscendo a realizzare prodotti su misura per le richieste del cliente. Insomma, siamo una specie di multinazionale tascabile”.


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