Angela Merkel, Martin Schulz e Horst Seehofer, giovedì si sono incontrati in tarda serata dal capo di Stato Frank-Walter Steinmeier. Hanno parlato due ore e passa e poi, così come sono arrivati sulle limousine scure, se ne sono andati tutti e tre, senza proferir parola. Un silenzio che era stato deciso di comune accordo. Motivo per cui ieri alla conferenza stampa tenutasi nella sede dell’Spd, il Willy Brandt Haus, si era presentato un Martin Schulz piuttosto irritato. Sul sito del tabloid Bild Zeitung era stato pubblicato un articolo secondo il quale la grande coalizione era a portata di mano. “Niente affatto”, replicava invece Schulz davanti ai giornalisti. Tant’è ce aveva immediatamente chiamato Merkel chiedendole spiegazioni circa un politico Cdu che davanti ai giornalisti si era mostrato un po’ troppo ottimista in proposito.
Come dichiarava anche il segretario generale dell’Spd Hubertus Heil, “il partito non ha intenzione di farsi mettere fretta nel riordinare il caos lasciato dagli altri”. Una chiara allusione alle trattative per una coalizione tra Unione (Cdu e Csu), liberali dell’Fdp e Verdi fallite settimana l’altra.
Quali saranno i prossimi passi del partito l’ha spiegato Schulz in conferenza stampa: riportare i contenuti del colloquio di giovedì sera alla direzione del partito e poi riproporre il tutto anche al Congresso del partito che si terrà giovedì e venerdì, 7 e 8 dicembre a Berlino.
Schulz si trova tuttora tra l’incudine e il martello. Da una parte non può far finta di non aver pronunciato i due grandi rifiuti a una terza grande coalizione: il primo la sera delle elezioni (dove il partito ha ottenuto appena il 20,5 per cento dei voti) e il secondo, una decina di giorni fa, quando il capo dell’Fdp Lindner comunicava che i liberali non sarebbero stati più disponibili a far parte di una cosiddetta coalizione “Giamaica”.
Poi ci sono le opposte fazioni nell’Spd. C’è l’ala di sinistra più i Jusos, i membri dell’organizzazione giovanile dell’Spd, che di grande coalizione non ne vogliono sapere. Per il capo Jusos, Kevin Kühnert, ci sono solo due possibilità, un governo di minoranza o il ritorno alle urne. Una posizione contrastata dall’ala più conservatrice, a iniziare dall’influente gruppo Seeheimer Kreis, che guarda con più attenzione anche alle reazioni e alle ripercussioni che tutta questa incertezza potrebbe avere sull’economia. Ed è, ora come ora, veramente difficile valutare se dunque un governo di grande coalizione o di minoranza si costituirà e i tempi.
Tutto parrebbe dipendere esclusivamente dall’Spd, che peraltro ora potrebbe dettare con più forza le proprie condizioni, imporre i punti di programma più importanti. Una forza, concorda però la gran parte dei politologi, che non dovrebbe indurre i socialdemocratici a tirare troppo la corda, facendo di Merkel un Willy Brandt in gonnella (indumento che la Kanzlerin peraltro non porta). E poi i contrasti non sono solo tra Spd e Cdu-Csu. Anche tra quest’ultimi due partiti non regna solo pace e armonia.
Ecco dunque i punti che richiederebbero particolari doti di diplomazia e mediazione (motivo per cui a questo giro è probabile che Merkel si mostri molto più presente che nelle consultazioni esplorative precedenti).
Assistenza sanitaria: l’Spd vuole parcelle mediche uguali per tutti, indipendentemente che si tratti di un paziente a carico del servizio sanitario pubblico o un privato; inoltre i socialdemocratici chiedono di tornare a un livello di contribuzione dove datore di lavoro e lavoratore si dividono esattamente a metà l’onere contributivo. L’Unione fino a ora ha detto un chiaro no a queste richieste.
Imposta sul reddito: considerando le cospicue entrate fiscali che hanno caratterizzato gli ultimi anni, la Cdu per bocca dell’ex ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, in campagna elettorale aveva parlato di uno sgravio pari a 15 miliardi di euro. La Csu dal canto suo chiede un taglio “più che deciso” delle tasse. I socialdemocratici, invece, vorrebbero alleggerire la pressione su redditi medi e bassi e spremere invece di più i più abbienti e chi eredita un patrimonio ingente.
Ricongiungimento familiare: i profughi che godono solo di protezione sussidiaria non possono attualmente chiedere il ricongiungimento familiare. Una norma attualmente in vigore fino a marzo prossimo. L’Unione vorrebbe prolungare questa disposizione, i socialdemocratici sono contrari.
Infine c’è la questione euro: il presidente francese Emmanuel Macron incalza Merkel, vuole che si cominci a porre al più presto le basi per un bilancio comune e la discussione seria sull’istituzione di un ministro delle Finanze dell’eurozona. Si dice che Merkel tutto sommato sarebbe disposta al dialogo su entrambi i punti, non così però i cristianosociali. La paura è che un bilancio comune vorrebbe dire per i tedeschi pagare i debiti degli altri (in particolare dei paesi mediterranei, primo tra tutti l’Italia).
Il prossimo incontro ci sarà probabilmente a metà dicembre (per allora si dovrebbe anche conoscere vincitori e vinti della guerra di successione a Horst Seehofer scatenatasi in Baviera).