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Il centrosinistra sia unito almeno a livello locale. Parla Luciano Nobili (Pd)

Sono fiducioso che questa legislatura si chiuda con l’approvazione dello Ius Soli e del biotestamento“. E ancora, sulle divisioni a sinistra: “I ‘Liberi e Uguali’ di Bersani e D’Alema sono ossessionati dall’idea di sconfiggere il centrosinistra e il Pd“. Infine, sull’ipotesi di un governo di larghe intese con Berlusconi di cui tanto si parla in queste settimane: “Impossibile, abbiamo agende politiche completamente divergenti“. Luciano Nobili è quello che potrebbe definirsi un renziano di ferro: esponente di punta del Pd romano e responsabile Città metropolitane del partito, tra i più accreditati per un seggio in Parlamento dopo le prossime elezioni politiche. Che – ha confermato Nobili in questa conversazione con Formiche.net – “si dovrebbero svolgere a primavera“. “Mi pare che marzo sia un’orizzonte probabile, ovviamente nel pieno rispetto delle prerogative del Capo dello Stato“, ha aggiunto l’esponente Pd.

Sì ma con quale coalizione per il centrosinistra? Pisapia ha mollato e lo stesso ha fatto pure Alfano.

Autentico dispiacere per la rinuncia di Giuliano Pisapia. Lo abbiamo voluto e sostenuto, siamo ancora fiduciosi che si possa costruire un’esperienza comune con chi ha animato il suo Campo Progressista. Noi vogliamo essere centrosinistra di governo, gli altri non mi pare. Quando governavano loro, Nanni Moretti implorava D’Alema di dire qualcosa di sinistra, mentre noi lo abbiamo fatto: dal reddito di inclusione alle unioni civili, dalla lotta al caporalato al divieto delle dimissioni in bianco, dagli 80 euro al Jobs Act.

Però anche la gamba moderata della vostra coalizione ha iniziato a scricchiolare. Cosa succederà dopo la scelta di Alfano?

Al di là della sua decisione personale – che va rispettata – sono convinto che i moderati e i centristi saranno al nostro fianco con una loro lista. Penso, ad esempio, a figure come Beatrice Lorenzin. E sono anche ottimista che lo stesso possa avvenire con Emma Bonino e i suoi europeisti.

Ma la coalizione che farà perno sul Pd avrà o no una gamba di sinistra?

Certo che sì. Ci sono le forze ambientaliste e socialiste, oltre alla partecipazione di molti di coloro che hanno animato in questi mesi il Campo Progressista. E soprattutto – come le dicevo – c’è il Partito democratico che in questi anni ha approvato numerosi provvedimenti di sinistra.

A proposito di sinistra, pare fallito definitivamente ogni tentativo di mediazione con Liberi e Uguali. Perché?

Nonostante il loro nome, non mi pare che siano tanto uguali. Queste sigle come hanno scelto di unirsi? E come hanno individuato la guida del presidente del Senato Pietro Grasso? Non hanno organizzato congressi, non hanno fatto primarie, non hanno consultato né la loro base né i loro iscritti. Tutto tranne che uguali insomma: ci sono i quattro della foto – (oltre a Grasso, Pippo Civati, Nicola Fratoianni e Roberto Speranza, ndr) – e poi Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani che decidono per tutti. Quindi uguali no. Liberi invece sì, in bocca al lupo a loro dunque. Ma mi pare che la loro libertà si eserciti solo nell’aiutare Grillo e Berlusconi a vincere le prossime elezioni.

Le divisioni a sinistra faranno vincere il MoVimento 5 Stelle o il centrodestra? E’ la teoria del voto utile insomma..

Noi ci rivolgiamo al Paese, non abbiamo conti da regolare. Da tante dichiarazioni, però, mi pare di capire che per loro non sia cosi. Sono ossessionati dall’idea di sconfiggere il Partito Democratico e il centrosinistra e di far vincere Berlusconi, Grillo e Salvini. Il nostro obiettivo, invece, è far prevalere il centrosinistra. Resta agli atti che Renzi il rottamatore, Renzi il leader solitario è quello che con tutta la sua squadra al lavoro – con Piero Fassino – ha lavorato in ogni modo per cercare un dialogo e per trovare un’alleanza in vista delle prossime elezioni. I nostri elettori hanno occhi per osservare e orecchie per ascoltare: sapranno valutare qual è la proposta che può condurre il centrosinistra a Palazzo Chigi e qual è, invece, il voto che consegna il governo a Berlusconi, Grillo e Salvini.

Teme che la rottura con la sinistra possa ripercuotersi a livello locale? Il prossimo anno si vota anche in alcune importanti regioni come Lombardia e Lazio. 

Il centronistra governa quasi 5.000 comuni in Italia e lo fa con coalizioni ampie e unite. Mi auguro che almeno a livello locale si possa lavorare insieme.

Quando andremo a votare secondo lei?

Penso tra fine inverno e inizio primavera. Mi pare che marzo sia un’orizzonte probabile, ovviamente nel pieno rispetto delle prerogative del Capo dello Stato.

E in questo stretto lasso di tempo che manca alla fine della legislatura immagina che si riesca ad approvare provvedimenti come biotestamento e Ius Soli?

Ci si proverà fino in fondo: lo hanno detto sia Renzi che Paolo Gentiloni. E spero che si riesca arrivare al risultato. Sono interventi prioritari per il Paese. Lo Ius Soli dobbiamo fare uno sforzo per spiegarlo meglio: c’è chi vuole strumentalmente raccontarla come una legge che determinerà l’invasione dell’Italia ma, in realtà, non è affatto così. Si tratta di riconoscere i diritti di cittadinanza ai compagni di scuola dei nostri figli. Sul biotestamento mi limito solo a dire che le parole di Salvini dei giorni scorsi (“mi occupo di vivi, non di morti“, ndr) chiariscono bene qual è il discrimine tra noi e loro.

Ma siete preoccupati in vista del voto? I sondaggi non sembrano premiare il Pd in questa fase. 

Nient’affatto, sono fiducioso. Non credo ai sondaggi che circolano in queste settimane. E poi basta pensare a quanto successe 5 anni fa. Nel 2012 – tre mesi prima delle elezioni – il Pd di Bersani era dato al 36% ma poi prese il 25. I sondaggi lasciano il tempo che trovano e le campagne elettorali sono comunque un’occasione per cambiarli. Credo che stavolta possa verificarsi un effetto opposto: in quell’occasione venne sottostimato Berlusconi che aveva governato e lo stesso credo stia avvenendo oggi con noi. Non voglio fare paragoni né con il voto del 2014 né con il voto del referendum costituzionale. Però c’è un tema: è evidente che il 4 dicembre di un anno fa gli italiani votarono su Renzi e sulla nostra proposta politica. E furono tanti, tantissimi. Nonostante poi la prevalenza del No. Non cito percentuali ma numeri: furono 13 milioni gli italiani che si schierarono per il Sì. Se avremo la forza di rilanciare con toni diversi ma decisi quel progetto, chi ci ha detto Sì il 4 dicembre 2016, sarà dalla nostra parte anche stavolta.

A distanza di un anno quanto brucia ancora la sconfitta del referendum costituzionale?

Dispiace perché il Paese ha perso una grandissima occasione. Per noi che facemmo una lunga e appassionata campagna, perdere fu certamente traumatico. A nostro avviso quello era il disegno generale nel quale si inserivano le grandi trasformazioni che abbiamo cercato di introdurre in questi nel nostro Paese. Eravamo convinti che, per cambiare davvero nel profondo, l’Italia avesse bisogno di qualcosa di strutturale. Quel No pesa e ha pesato, non tanto sul destino personale e politico di Renzi o del Pd ma del Paese. Il referendum è passato ma quelle emergenze e quelle necessità l’Italia le ha ancora.

Che cosa avete sbagliato in quella campagna elettorale?

Il nostro principale errore è stato credere che quella consultazione fosse sul merito della riforma. Ma non è stato così. Noi avevamo analisi e dati – confermati anche dopo il 4 dicembre – che sui cinque macropunti della riforma, considerati singolarmente, il Sì fosse prevalente tra gli italiani. L’insieme di quella consultazione in un unico voto ha però consegnato la vittoria ai tanti signori del No. Dopodiché resto convinto che il Paese continui ad avere bisogno di quei cambiamenti e penso che il centrosinistra sia l’unica area politica in grado di realizzarli. Tutto ciò non lo poterà avanti né Berlusconi – il quale sogna un ritorno al passato che per l’Italia non è stato assolutamente glorioso – né i cinquestelle che, politicamente parlando, scommettono solo sulla paura e sull’incapacità del Paese di migliorarsi

Senta ma perché avete approvato questa legge elettorale? Oltre a non garantire la governabilità pare anche sfavorirvi. 

Noi ne avevamo pensata un’altra, che era collegata al referendum costituzionale. Volevamo un sistema come quello dei sindaci che funziona benissimo, ma il No alla riforma della Costituzione lo ha reso monco. E poi il presidente della Repubblica ha fatto appello alle forze politiche per varare una nuova legge. E’ stato il Pd, ancora una volta, a farsi carico della responsabilità di un intervento legislativo. Il sistema elettorale approvato è il migliore possibile tra quelli su cui si poteva registrare una convergenza in Parlamento.

Non si poteva fare di meglio?

Eravamo abituati a leggi elettorali approvate a stretta maggioranza e nell’interesse esclusivo di chi è al governo. Questa invece – piaccia oppure no – è la legge elettorale che ha avuto l’approvazione con i numeri più larghi di sempre in Parlamento. Votata da maggioranza e opposizione insieme. Credo che di ciò sia doveroso dare atto al Pd.

Sì però sarà assai difficile arrivare alla formazione di una maggioranza parlamentare. Lei esclude che alla fine il Pd nella prossima legislatura possa trovarsi a governare con Forza Italia?

Nessun dubbio: stiamo lavorando a una coalizione che guardi da un lato verso forze moderate ed europeiste e dall’altro verso una sinistra responsabile davvero intenzionata a cambiare le cose in Italia. Ci presentiamo per governare il Paese. Punto. Con Berlusconi le agende sono totalmente divergenti.


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