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La missione in Niger? Serve più Europa, spiega il generale Tricarico

Militari italiani in Niger al fianco della Francia? “Si declama la difesa europea ad ogni piè sospinto ma poi a guidare sono ancora gli interessi nazionali dei soliti noti”. A dirlo non è una persona qualsiasi. Leonardo Tricarico è presidente della fondazione Icsa e già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare. Raggiunto telefonicamente, commenta con Formiche.net le dichiarazioni fatte dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, sottolineando “l’incoerenza” di missioni che sono ancora lontane dall’avere il carattere europeo benché “i confini meridionali dell’Unione con l’Africa dovrebbero riguardare tutti così come la loro protezione”.

Il rischio secondo Tricarico è quello di mettere in campo “forze asimmetriche e insufficienti”. L’esperienza precedente delle missioni della nostra Marina nel Mediterraneo sono il segno di “un grande dispiegamento di energie, sia di pensiero che di risorse in campo, il cui esito è stato paradossale non avendo stoppato il flusso migratorio anzi avendolo per certi versi incoraggiato”. Alla fine, sull’emergenza immigrazione, è l’amara constatazione, “il nostro Paese è rimasto solo”.

Tornando all’annunciato impegno delle truppe italiane in Niger, il presidente di Icsa ribadisce la necessità di “definire un assetto equilibrato della governance e dei dividendi dell’operazione”. Insomma, non si possono lasciare tutti i vantaggi ai francesi e ai tedeschi. Anche perché “l’Italia possiede professionalità e capacità di particolare eccellenza: nell’intelligence, nella osservazione satellitare, nell’impiego dei droni nonché nei trasporti, particolarmente importanti in un teatro in cui la logistica sarà particolarmente complessa”. Roma quindi dovrà contare e non poco in Sahel ma il punto, nell’opinione del generale Tricarico, resta l’affermazione del principio che debba essere “una missione europea e non franco-tedesca”.

“C’è bisogno di maggiore coesione, di dimostrare una vera volontà della UE nel difendersi lungo le frontiere del Sud” perché ad oggi, afferma, “così non è”. “Per avere il necessario approccio comprehensive, occorre che tutti gli attori europei siedano attorno allo stesso tavolo”. Tricarico riconosce che “sono stati fatti da gigante” ma non gli fa velo il fatto che “lo strumento militare europeo è ancora ridotto ed imperfetto”.

Al generale, che ha guidato la forza armata aerea, chiediamo infine una previsione sul dibattito parlamentare che seguirà la proposta del governo di impiegare i nostri militari in Africa. Il sospiro del generale è la risposta più efficace ma, dopo un attimo di pausa, spiega “il quadro politico è estremamente frammentato e siamo alla vigilia delle elezioni: il rischio di strumentalizzazione è elevato”. “Sulla politica estera e di difesa – continua Tricarico – manca trasversalità ed anzi si finisce per essere schiavi delle logiche della politica interna”. Al Parlamento il presidente della fondazione Icsa chiede di “non limitarsi ad una mera condivisione” bensì di “sollecitare affinché la missione in Niger sia autenticamente europea”.

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