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L’importanza di un diritto del patrimonio culturale

Diritto del patrimonio culturale edito da Il Mulino, con le sue 322 pagine, colma una lacuna importante poiché consente di raggruppare in un pregevole volume concetti spesso citati, anche dagli addetti ai lavori, in maniera superficiale.
L’opera articolata in sei sezioni si apre con una compiuta introduzione di Marco Cammelli capace di generare un menu a tendina per consentire al “navigante” un approccio immediato alla materia.
Il lavoro, davvero accurato, ha il pregio di andare ben oltre il singolo approfondimento nozionistico o terminologico, ed è un fermo immagine di un progetto ben più ampio.
Il volume, infatti, ha origine nel progetto culturale che è stato alla base della fondazione, nel 1998, di “Aedon”. Rivista di arti e diritto on line (www.aedon.mulino.it) e che tutt’ora ne alimenta la linea editoriale.
Le pagine di “Aedon” dunque sono la naturale sede per un’analisi più dettagliata della normativa citata nel testo e per gli ulteriori approfondimenti sia dei temi trattati, sia delle modifiche legislative che potranno intervenire in ordine ad essi.
Ovviamente, nella presente illustrazione di questo manuale, occorre necessariamente un lavoro di sintesi; pertanto è possibile accennare alle principali novità a partire dalla “verifica dell’interesse culturale” argomento trattato con attenzione agli aspetti procedurali, circostanza che rende l’opera fruibile non solo sul terreno universitario o ministeriale , ma anche per gli operatori e commentatori del diritto.
E’ del tutto evidente che un posto di rilievo spetta alla unificazione delle soprintendenze di settore, con particolare riferimento alla loro collocazione organizzativa e funzionale. Tale ultimo aspetto è stato rilanciato dalla stampa nazionale e ciò ha consentito anche a coloro non abituati ai “fatti” culturali di entrare in contatto con un linguaggio tipico della materia che si sta affrontando.
Il volume, poi, indaga il microcosmo giuridico connesso al paesaggio, sia dal punto di vista di azioni a tutela, sia all’evoluzione normativa, con l’obiettivo di snellire i passaggi burocratici come accade con le specifiche connesse all’autorizzazione paesaggistica semplificata.
L’opera si distingue , altresì, per le ricche segnalazioni contenute nelle “letture di approfondimento” che permettono al lettore di ricostruire l’iter storico e logico della singola materia o disciplina.
E’ un volume essenziale che si pone sicuramente come guida qualificata, sia per comprendere il passaggio normativo, sia per una conoscenza diretta di come la tutela e la valorizzazione non siano solo enunciazioni di principio, ma coscienza collettiva per avere strumenti adeguati di difesa soprattutto in occasione di offese al nostro prezioso patrimonio culturale. Sul punto occorre convenire con quanto giustamente osservato da Marco Cammelli nella sua accurata introduzione : “un manuale dedicato al diritto del patrimonio culturale presuppone che un diritto ci sia, che sia possibile farne oggetto di sistemazione concettuale di insegnamento e che lo si faccia in modo originale e utilmente distinto da altre opere dedicate all’argomento”
Obiettivo pienamente raggiunto e che consente di apprendere gli assi del cambiamento nella logica necessaria di uno snellimento di procedure, ma anche e soprattutto di comportamenti.
Forse l’insegnamento del diritto del patrimonio culturale dovrebbe entrare nelle scuole al pari dell’educazione civica; i due ambiti infatti sono similari e fondanti per la nostra identità e per la nostra coesione sociale.

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