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Perché in Germania si borbotta su Air Berlin e Lufthansa

Lufthansa

All’ex campione di Formula Uno, Niki Lauda, non va proprio giù l’idea che quella che era un tempo la sua compagnia aerea, Fly Niki, finisca pure lei nel ventre di Lufthansa (per quanto l’intenzione sia già stata concretizzata con un’offerta di 210 milioni di euro da parte dei tedeschi). E anche Bruxelles inizia a guardare con sempre più sospetto alla campagna acquisti della compagnia tedesca, come riporta oggi il quotidiano di Vienna der Standard, in seguito a un incontro di ieri a Bruxelles del ceo di Lufthansa Carsten Spohr.

Ma non è solo Lauda a provare mettersi di traverso ai tedeschi. Da tempo si assiste al battage dei media tedeschi e delle sempre proteste da parte delle associazioni dei consumatori, per spingere finalmente l’Antitrust tedesco a occuparsi della vicenda. Da quando il 27 ottobre scorso è atterrato l’ultimo volo Air Berlin e dopo che Lufthansa ha fatto shopping dell’ex compagnia low cost (che offriva però un servizio anche migliore della compagnia di bandiera tedesca), i prezzi dei voli per la Germania sono lievitati. Un volo diretto su Berlino con Lufthansa può costare oggi  anche fino al 30 per cento in più. E non solo. Essendosi ridotta la concorrenza, anche le altre compagnie stanno cogliendo l’attimo. E così, chi vuole risparmiare perlomeno un po’, accettando di fare scalo a Bruxelles, o Monaco, Francoforte, Stoccarda, pagherà solo il 10-15 per cento in più rispetto al passato, ma  deve mettere in conto fino a sette ore e mezza, per giungere da Milano a Berlino.

E sì che Lufthansa aveva promesso di non alzare i prezzi. Promessa non mantenuta, visto che anche la tagesschau, il telegiornale del primo canale pubblico tedesco, parla di una vera e propria “esplosione di prezzi”, che riguarda soprattutto i voli interni, con anche in questo caso aumenti fino al 30 per cento.  E così volente o nolente, a questo punto è dovuto intervenire l’Istituto federale di vigilanza sulla concorrenza. “Non c’è dubbio che l’uscita dal mercato di Air Berlin stia inficiando la libera e corretta concorrenza”, ha dichiarato l’altro giorno il capo dell’Antitrust Andreas Mundt, all’agenzia stampa tedesca Dpa. “E per questo abbiamo ora chiesto alla compagnia aerea di fornirci informazioni dettagliate sulla determinazione dei prezzi”.

La replica di Lufthansa è arrivata a stretto giro. Non ci sarebbe stata nessuna modifica della struttura e dello scaglionamento dei prezzi, si faceva sapere. L’aumento è semplicemente dovuto alla maggior domanda. Un aumento di richiesta sui voli Lufthansa inevitabile, considerando il buco lasciato da Air Berlin: si parla di decine di migliaia di posti interni in meno. Inevitabile e prevedibile, peccato che, ricordava sempre la tagesschau, ancora recentemente il ceo di Lufthansa, Carsten Spohr, prometteva un migliaio di nuovi voli interni al mese. Un incremento che però può avvenire solo dopo che l’organo di vigilanza sulla libera concorrenza dell’Ue avrà dato il proprio benestare a tutta l’operazione acquisti Air Berlin, che, proprio per non incorrere in sanzioni Lufhansa ha messo in capo in primo luogo alla propria consociata low cost, Eurowings. Che, così si fa sapere, sarà diretto concorrente della compagnia di bandiera. A ben vedere però, l’operazione ricorda più quella delle tre carte.

Ma tornando al verdetto di Bruxelles questo è atteso tra una settimana, e più precisamente per il 7 dicembre. L’Ue potrebbe però chiedere, prima di un suo giudizio definitivo, un esame più dettagliato della situazione. Il che richiederebbe altri tre mesi, ai quali si aggiungerebbero poi, come previsto dalla normativa tedesca, i tempi per l’espletamento delle complicate procedure di autorizzazione al volo delle aeromobili, così come di piloti e personale di bordo. Insomma un riordino del traffico aereo tedesco e la conseguente riduzione dei prezzi dei biglietto potrebbe non esserci prima dell’estate 2018 e nella peggiore delle ipotesi, non prima dell’autunno 2018.

Intanto dei 140 aerei che un tempo componevano la flotta Air Berlin, 80 si trovano a terra perché devono essere messi a regime, il che, fa sapere Eurowings, potrebbe richiedere anche fino al settembre 2018.

Come riassumeva recentemente il settimanale economico Manager-Magazin, Lufthansa è dunque riuscita, grazie anche al sostengo del governo e in primo luogo del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il cristianosociale Alexander Dobrindt (quello del pedaggio autostradale solo per gli stranieri), ad assicurarsi, sborsando 210 milioni di euro, gran parte delle aeromobili di Air Berlin, e così facendo assicurarsi insieme alla consociata Eurowings il 98 per cento della quota di mercato in Germania. Il che, si leggeva, dovrebbe comportare degli oneri (quali l’articolo però non li specificava).

Lufthansa dal canto suo, sembra poco preoccupata dell’attuale trambusto, così come delle decisioni dell’Antitrust tedesco e della Commissione Ue. Il Ceo Spohr, in un’intervista rilasciata al quotidiano economico Handelsblatt, faceva notare che, pur essendo Lufthansa uno dei big player nel settore del trasporto aereo civile, di fatto detiene solo il 3 per cento del mercato internazionale.

Una situazione che spingerà la compagnia a giocare prossimamente un ruolo decisivo, nel consolidamento di questo mercato, annotava il Manager-Magazin. E stando a quanto riportato dai media italiani settimana scorsa, tra i desiderata c’è Alitalia. Per l’ex compagnia di bandiera italiana, Lufthansa pensa di rivedere l’offerta precedente. Ora pare disponibile ad acquistare per 250 milioni di euro, un centinaio delle attuali 120 aeromobili. Inoltre sarebbe anche pronta a prendere in carico 6000 degli attuali 12 mila addetti al servizio di bordo.

Ma mentre Lufhansa prosegue la sua campagna acquisto dei cieli, il settore turistico inizia a preoccuparsi. L’impennata dei prezzi per Berlino per esempio, potrebbe nuocere al periodo di fine anno, quando la capitale normalmente viene presa d’assalto. Molti potrebbero decidere di scegliere quest’anno una meta meno costosa.

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