Proprio negli stessi giorni in cui, a Roma, dalla commissione parlamentare sulle banche escono nuovi dettagli in grado di scuotere il Paese, a Milano si discute della riforma, per alcuni “tombale”, sugli istituti popolari attuata dal governo Renzi nel 2015. L’occasione è la presentazione del libro di Corrado Sforza Fogliani (in foto), presidente dell’Associazione nazionale fra le Banche Popolari, “Siamo molto Popolari – Controstoria di una riforma che arriva da lontano e porta all’oligopolio bancario, ed. Rubbettino. Presenti, tra gli altri, l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il banchiere Carlo Fratta Pasini, il docente universitario Giovanni Ferri, i giornalisti Nicola Porro, Andrea Greco (autore di “Banche impopolari”) e Nicola Saldutti.
“NON E’ STATO UN OMICIDIO MA UN SUICIDIO”
“Si tratta – ammette l’autore – di una riforma senza capo né coda. Non possiamo parlare – confessa – di omicidio da parte del mondo politico, quanto di suicidio della nostra stessa categoria, che ha perso la capacità di interloquire con il legislatore”. “La riforma delle Popolari – denuncia Corrado Sforza Fogliani – ha prodotto risultati di cui tutti oggi si vergognano, come avere fatto finire tutte le banche popolari convertite in Spa nelle mani dei fondi speculativi italiani ed esteri”. “Delle due, l’una – conclude – o il legislatore non sapeva cosa stesse facendo o lo sapeva benissimo e voleva farlo”.
CARLO FRATTA PASINI: “NON E’ UNA RIFORMA MA UNA ABROGAZIONE”
Si scaglia contro la riforma delle Popolari anche il banchiere veronese Carlo Fratta Pasini: “Non è una riforma ma una abrograzione”. Concorda però con Corrado Sforza Fogliani sulla responsabilità della categoria: “la colpa – ammette – è soprattutto nostra che eravamo pochi, sperduti e troppo eterogenei tra noi. Con il senno di poi se ci avessero detto cosa si rischiava a non essere uniti avremmo di certo fatto squadra. Assolvo invece i politici di ciò che hanno votato – conclude ironicamente – per non avere compreso il fatto”.
SALDUTTI: “SE LE POPOLARI SI SAREBBERO FUSE, NON SI SAREBBERO ESTINTE”
Individua precise responsabilità tra i banchieri delle Popolari il giornalista del Corriere della Sera Nicola Saldutti, che si chiede: “perché, ben prima della riforma delle Popolari, le banche non si sono fuse?”. Inoltre, facendo riferimento all’elenco dei 100 debitori della Banca Popolare di Vicenza di Zonin pubblicato proprio dal suo giornale, dice: “Secondo me c’è stato un tradimento del sentimento popolare, visti i nomi internazionali”. Il problema, per Saldutti “è che gli istituti più radicati sul territorio non si sono accorti che il mondo attorno a loro cambiava e andava più veloce”.
PORRO: “SONO GARANTISTA, NON SI PUO’ INCOLPARE LA BANCA SE FA LA BANCA”
“Dovremmo deciderci – argomenta il vice direttore del Giornale Nicola Porro – o si attaccano le banche perché non concedono credito o le si attacca perché lo fanno e poi falliscono. Fino all’ultimo grado di giudizio resto speranzoso dell’innocenza dei banchieri coinvolti e, visti i nomi eccellenti cui hanno fatto credito, si potrebbe persino affermare che quei personaggi non rappresentassero una esposizione tanto rischiosa. Mi interrogo anche – continua – sul modo in cui noi giornalisti trattiamo queste notizie, come la pubblicazione dei nomi degli imprenditori che hanno avuto credito dalle Venete: non vorrei che così facendo si alimentasse quel populismo che oggi si scaglia contro politici, banchieri e pure contro di noi giornalisti” dice il presentatore di Matrix, aprendo una piccola polemica con il Corriere della Sera (Saldutti replicherà che la pubblicazione dell’elenco non è “populismo ma il corretto lavoro del giornalista”).
GRECO: “LE BANCHE CRESCIUTE IN MODO DISSENNATO”
Per il giornalista di Repubblica, nonché autore assieme a Franco Vanni di Banche impopolari. Inchiesta sul credito popolare e il tradimento dei risparmiatori, Andrea Greco: “la degenerazione del modello popolare con banche cresciute troppo, alcune in modo dissennato, incapaci di attingere fondi dai soci, dal mercato e con gestioni di rischio assai carenti, ha contribuito a rendere l’azione di controllo di Banca d’Italia e Consob poco efficace”. Quanto alla riforma delle Popolari firmata da Renzi: “era attesa da decenni eppure è una opera incompiuta, che ha subito l’intervento del Consiglio di Stato e su cui pende ora la scure della Consulta, rischia nel pieno della crisi di aggravare le malattie che intendeva curare”.
TREMONTI: “CRISI BANCARIA COLPA ANCHE DI UN GOVERNO DEBOLE IN EUROPA”
“La politica ha inteso il mercato come metafora della modernità giusta” sibila l’ex ministro Tremonti. “Di crisi bancarie ne abbiamo sempre avuto, dall’unità d’Italia in poi e si sono sempre superate o con le fusioni o con il decreto Sindona cui vi si è ricorso per la prima volta nella crisi del ’74 della Banca Privata Italiana. Oggi, facendo parte dell’Unione europea, sarebbero visti come aiuti di Stato e, quindi, vietati”. Poi l’affondo politico dell’ex ministro agli ultimi governi: “Perché – si chiede retoricamente – all’estero non si vedono mai istituti di credito italiani mentre in Italia è tutto un fiorire di banche estere? Non sarà forse conseguenza della spogliazione politica ed economica che l’Italia ha accettato di subire dall’Europa e che, qualche settimana fa, ha portato alla perdita di Ema?”