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Che cosa sta succedendo tra Stati Uniti e Corea del Nord

sanzioni, Tillerson

Il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha palesato ieri la disponibilità degli Stati Uniti a incontrare i rappresentanti di Kim Jong-un per esplorare la possibilità di un negoziato tra i due paesi, venendo però smentito immediatamente dalla Casa Bianca e dal governo del Giappone, che ribadiscono la linea della fermezza e della massima pressione contro la Corea del Nord.

“Incontriamoci”, ha detto Tillerson parlando all’Atlantic Council. Secondo il segretario, gli Usa sarebbero “pronti a parlare” con i nordcoreani “in qualsiasi momento in cui fossero pronti a parlare”, a patto però che prima ci sia un “periodo di quiete”, ossia in assenza di nuovi test nucleari o missilistici. Donald Trump, ha aggiunto Tillerson, “ha incoraggiato i nostri sforzi”.

Un tempestivo comunicato della Casa Bianca ha però smentito seccamente il segretario: le “posizioni del presidente sulla Corea del Nord non sono cambiate”. “La Corea del Nord”, prosegue il comunicato, “si sta comportando in modo pericoloso”; le sue azioni “non sono buone per nessuno e certamente non per la Corea del Nord”. Poco dopo sono arrivate anche le dichiarazioni del portavoce del governo di Tokyo Yoshihide Suga, chiamato a commentare le parole di Tillerson. Secondo Suga, Giappone e Stati Uniti sono “d’accordo al 100%” sulla linea da tenere con Pyongyang: sanzioni, isolamento diplomatico e dispositivo militare alleato pronto a scattare se necessario.

Non è la prima volta che emergono divergenze tra il presidente Trump e il suo segretario di Stato sulla questione coreana. Lo scorso 1 ottobre, dopo che Tillerson aveva rivelato l’esistenza di canali diplomatici segreti con la Corea del Nord, con un tweet il capo della Casa Bianca sconfessò clamorosamente l’iniziativa del suo segretario: “Ho avvertito Rex Tillerson, il nostro magnifico segretario di Stato, che sta perdendo il suo tempo a cercare di negoziare con il piccolo Rocket Man. Risparmia le tue energie Rex, faremo ciò che va fatto”.

La posizione di Tillerson nel governo è inoltre alquanto debole, per usare un eufemismo. Nei dieci mesi di vita dell’amministrazione Trump, la sua voce non ha mai assunto un peso paragonabile a quello del team dei generali, dal ministro della Difesa James Mattis al consigliere per la Sicurezza Nazionale Herbert R. McMaster, che il presidente ha voluto al suo fianco per gestire i dossier più spinosi della politica estera americana. La stessa sopravvivenza di Tillerson è in discussione: tre settimane fa la stampa Usa ha vociferato di una sua prossima uscita dal governo, per essere rimpiazzato dal capo della Cia Mike Pompeo, con cui Trump è in piena sintonia.

Ieri, frattanto, Kim Jong-un si mostrava in atteggiamento marziale. Durante un evento organizzato per celebrare il test del Hwasong-15, il missile balistico intercontinentale testato con successo il 29 novembre, il Maresciallo ha insignito con l’Ordine di Kim Il Sung e l’Ordine di Kim Jong-il gli scienziati e i funzionari impegnati nel programma missilistico. Conferendo le medaglie, Kim ha ringraziato “coloro che nel campo delle scienze della difesa hanno fedelmente e perfettamente eseguito il piano del partito di costruire la forza nucleare strategica e testato con successo il missile balistico intercontinentale Hwasong-15, dimostrando così ancora una volta a tutto il mondo la dignità e la forza del nostro potente stato”. Il dittatore ha detto che l’equipe impegnata nel programma produrrà “ancora più armi ed attrezzature” al fine di “rafforzare la forza nucleare in qualità e quantità”. E ha annunciato l’imminente “sviluppo di nuovi armi strategiche”, che rappresenteranno “una grande vittoria storica del nostro partito e del popolo”.

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