Federico Ghizzoni sarà ascoltato dalla commissione d’inchiesta sulle banche e, secondo quanto risulta a Formiche.net, l’appuntamento – di cui si parla insistentemente da giorni – dovrebbe essere per sabato 23 dicembre. L’ufficio di presidenza, che si è riunito mercoledì sera, ha deciso all’unanimità l’audizione dell’ex amministratore delegato di Unicredit, che peraltro si era detto disponibile ad andare a Palazzo San Macuto per chiarire la vicenda in cui è coinvolto insieme all’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli e all’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, che all’epoca dei fatti ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Soddisfatto Alessio Villarosa, deputato del M5S e membro della commissione d’inchiesta. “Era fondamentale che Ghizzoni venisse audito anche per chiarire all’opinione pubblica cos’è successo e per capire se il governo ha fatto bene il suo lavoro. Ricordo che durante l’ufficio di presidenza del 5 dicembre ben sette gruppi parlamentari hanno chiesto di ascoltare l’ex ad di Unicredit”. In totale, ha spiegato, sono 21 le persone che saranno ascoltate prima che la commissione chiuda i battenti: fra queste anche l’ex presidente di Popolare Vicenza Gianni Zonin, l’ex dg di Veneto Banca Vincenzo Consoli e l’ex manager di Bim Pietro D’Aguì, dal cui esposto è nata l’indagine della Procura di Roma sulla vigilanza di Palazzo Koch. “Per loro però giovedì i commissari voteranno se tenere delle sedute segrete o pubbliche”. A San Macuto “sfileranno” tra gli altri anche il presidente della Consob Giuseppe Vegas, in scadenza il 15 dicembre; il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco; il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e poi – per la terza volta in meno di due mesi – il capo della Vigilanza di Via Nazionale, Carmelo Barbagallo, e il direttore generale della Consob, Angelo Apponi.
Per la commissione presieduta da Pier Ferdinando Casini si annuncia dunque una tabella di marcia ancora più impegnativa di quanto fatto finora. “Con un contingentamento dei tempi, stabilendo come limite massimo 2,5-3 ore per ciascun convocato, in sette giorni possiamo terminare. Se c’è un accordo preventivo si può fare. Peraltro noi siamo disponibili a lavorare anche il 27, il 28 e il 29 dicembre così come lo stesso presidente Casini. Anzi abbiamo chiesto di poter continuare le attività anche dopo lo scioglimento delle Camere”, presumibilmente nei primi dieci giorni di gennaio. “Stanno valutando se sia possibile. Se si vuole, si può fare”.
Villarosa ricorda che è stato chiesto di ascoltare anche la commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager, il presidente della Vigilanza unica europea Danielle Nouy e il presidente della Bce Mario Draghi. “E’ importante che la commissione indaghi sui rapporti tra Bruxelles e l’Italia. Per esempio sarebbe interessante sapere se, per le 4 banche fallite del centro Italia (Carichieti, Cariferrara, Banca Marche e Banca Etruria, ndr), la Commissione europea abbia ricevuto la richiesta di risoluzione anche per i singoli istituti o se sia stato sollecitato un intervento prima del 22 novembre 2015, data d’inizio della procedura finale”. E poi c’è Draghi che secondo l’esponente Cinquestelle “deve essere ascoltato non in qualità di presidente della Bce ma in quanto governatore di Bankitalia ai tempi in cui Montepaschi acquisì Antonveneta, dunque non per i rapporti fra Ue e Italia. Per questo non ci sarebbe alcun problema ad audirlo. Se c’è la volontà, ancora una volta, si può fare”.
Il deputato M5S si sofferma poi sull’operato della commissione, nata a settembre ma che – sottolinea – “attendevo da cinque anni”. “Si tratta sicuramente di un’attività utilissima per capire la futura costruzione normativa. L’efficacia di quest’indagine dipende invece dalla capacità di tirar fuori informazioni e per valutare ciò occorre aspettare la relazione finale. Il rischio però è che non saremo utili per quelli che stanno facendo causa perché la commissione d’inchiesta è partita tardi rispetto alle loro esigenze”. Di sicuro, aggiunge, “una cosa si è chiarita: è sotto gli occhi di tutti, anche del Partito democratico, che la vigilanza non ha lavorato al meglio. Per questo abbiamo proposto un’unica vigilanza (tema su cui si sono espressi favorevolmente vari membri della commissione fra cui il vicepresidente in quota Pd, Mauro Maria Marino, ndr) già all’indomani della prima audizione del dg della Consob, Apponi, il 2 novembre scorso”.