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Web tax? Pronto a confronto pubblico organizzato da Formiche. Parla Francesco Boccia

web tax

“Il dibattito su digitale e tassazione meriterebbe una politica all’altezza, almeno per chi ha la vocazione di lavorare nell’interesse del Paese”. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera e autore della norma inserita nella legge di bilancio che introduce la cosiddetta “web tax”, durante la conversazione con Formiche.net, non ci sta a passare come avversario dell’innovazione. “Il vero problema – dice – è che questa discussione meriterebbe soprattutto lobbisti (e deputati che tristemente si trasformano in lobbisti) di alto livello: se non vogliono lavorare nell’interesse del Paese che almeno studino bene le cose prima di parlare”.

“Dopo la legge di bilancio capita sempre di sentire tante parole in libertà”, sostiene il deputato Pd, riferendosi in particolare a Boccadutri, ma anche a Galli e Mucchetti, tutti protagonisti di un accesissima polemica interna ai Democratici a proposito della web tax. Se non è proprio un guanto di sfida, quello che esibisce Francesco Boccia è un appello per un upgrade della disputa. “Sono pronto a un confronto pubblico sulla questione con chiunque voglia avere spiegazioni: se Formiche è disponibile come palco – aggiunge – invito i diretti interessati a salirci con me”.

“Per mettere ordine bisognerebbe innanzitutto chiarire che il digitale non è un settore, bensì una rivoluzione copernicana“, ragiona Boccia che chiarisce il fatto che per lui “la webtax, dal 2013, è stata sempre e solo una cosa avversata proprio da quei deputati che oggi continuano nella loro attività lobbistica: l’obbligo di pagare le tasse nel Paese in cui fanno business”. Per il presidente della commissione Bilancio “si scrive webtax e si legge stabile organizzazione in Italia. Il resto è propaganda”.

Se per alcuni critici la sua norma è troppo, per altri è troppo poco. “L’avrei fatta più ampia se ne avessi avuto il tempo”, replica. “Avrei voluto inserire addirittura più norme, perché la mia non è solo una battaglia di principio (come l’ha definita Boccadutri) ma una battaglia culturale, a favore di un principio: quello relativo alla stabile organizzazione. Alla Camera – argomenta – abbiamo scritto in questi 5 anni tutto quello che c’è sulla stabile organizzazione e se abbiamo recuperato gettito lo si deve alle norme straordinarie di questi anni e allo splendido lavoro di Gdf, Agenzia delle Entrate e Procura di Milano. Fosse stato per i convegnisti professionisti, gli opinionisti a parcella e i deputati lobbisti – è l’accusa di Boccia – avremmo incassato zero e non oltre 600 milioni”.

“Fare la web tax – continua il deputato Pd – significa equiparare dal punto di vista della tassazione il mondo online e quello offline: non vi sembra giusto? Alla Camera abbiamo cercato di sistemare quel pasticcio che avevano fatto al Senato. La questione dell’imposta sulle transazioni – afferma – è stata affrontata malissimo. Abbiamo abbassato la sedicente imposta sulle transazioni al 3 dal 6% che avevano messo al Senato per lanciare un messaggio chiaro: l’obiettivo è far pagare alle multinazionali le stesse tasse che pagano le imprese italiane, non tassare in più solo alcune transazioni salvando poi altre, come il business to consumer e il commercio. Anziché fare questo pasticcio meglio anche zero”. Il punto, per lui è un altro. “Se ci si concentrasse sulla richiesta di avere residenza in Italia alle imprese che operano nel nostro Paese, le tasse sarebbero uguali per tutti e non si dovrebbe nemmeno parlare di imposta sulle transazioni”.

Passando dalla controversa norma della web tax al tema della protezione dei dati digitali e alla vicenda Poste, Francesco Boccia rivendica il lavoro fatto alla Camera: “Abbiamo recepito il regolamento Gdpr conferendo nuovi poteri al nostro Garante nel primo caso e preso atto nel secondo che al tempo della rivoluzione del commercio elettronico serve una riflessione politica sulla logistica e sulle piattaforme, soprattutto per Poste, ma questa è un’altra storia”. Tutta da scrivere, ancora.

Infine, la vicenda “stravagante” del finanziamento di tre milioni all’istituto IsiameD con l’accusa lanciata dal direttore dell’Agi, Riccardo Luna, e la successiva risposta del ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda. Il numero uno della commissione Bilancio alla Camera afferma che è quasi più stravagante il fatto che Calenda non sapesse cosa approva il Senato rispetto al finanziamento stesso. “Non so se il ministero dello sviluppo economico ha effettivamente dato o meno un parere al Senato su questo emendamento oppure se ha rimesso la decisione alla Commissione, ma in ogni caso è stato un errore non verificare la destinazione di finanziamenti così rilevanti”.

Francesco Boccia non si nasconde dietro un dito e non lo ha fatto nel corso della legislatura dove più di una volta si è scontrato con il leader del suo partito. Le sue critiche alla legge di bilancio non sono nuove ma gli argomenti scelti per la conversazione con Formiche.net indicano la consapevolezza che il dibattito sul digitale non si esaurisce affatto con l’approvazione della web tax. Anzi. La nostra testata non è e non vuole essere un ring ma essere uno dei luoghi di confronto quello sì. Per questo accettiamo l’invito di Boccia e continueremo a ragionare sulle policy migliori che, in Italia e in Europa, possano regolare al meglio la “rivoluzione copernicana” del digitale.

Stay tuned!


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